Ritorna a Cremona il “Padre Eterno” di Tommaso Aleni, opera trafugata dal Museo nel 1959. Era nel catalogo di una casa d’aste in Olanda
È tornata nella sua collocazione originaria, la Pinacoteca del Museo Civico “Ala Ponzone”, la piccola tavola raffigurante il Padre Eterno benedicente di Tommaso Aleni detto il Fadino (Cremona, notizie dal 1500 al 1526) risalente ai primi anni del Cinquecento, rubata oltre 64 anni anni fa, per l’esattezza il 15 luglio del 1959. Nella primavera di quest’anno il dipinto è riemerso in un’asta di una città dei Paesi Bassi. Identificato dal Conservatore della Pinacoteca, Mario Marubbi, grazie al tempestivo e decisivo intervento del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Monza, il prezioso reperto è stato recuperato ed oggi è stato restituito e presentato in forma ufficiale nel corso di una cerimonia tenutasi nella Sala Manfredini di Palazzo Affaitati.
Salutando gli ospiti presenti, l’assessore alla Cultura Luca Burgazzi, ringraziando tutti coloro che hanno contribuito a restituire al patrimonio cittadino l’opera rubata alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, ha sottolineato come in questo caso la fruttuosa collaborazione tra diverse istituzioni abbia condotto ad un risultato importante: la restituzione di un bene alla comunità cui appartiene.
Un’occasione di festa, così ha esordito Gabriele Barucca, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Cremona Lodi e Mantova, perché la piccola tavola ritornata alla Pinacoteca ha una valore molto significativo. Questa restituzione è la dimostrazione della speranza che, grazie all’impegno profuso da chi cura il patrimonio artistico e del lavoro meritorio svolto dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza, con i quali la Soprintendenza è sempre in stretto contatto, opere che sono state trafugate o di cui si è persa traccia possano tornare nelle loro sedi originarie.
Per il maggiore Claudio Sanzò, Comandante dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza, che ha competenza su tutta la Lombardia, al di là del lavoro investigativo svolto, seppure impegnativo, il momento più bello è proprio quello della restituzione del bene recuperato. Il Comandante Sanzò ha poi brevemente illustrato l’attività che svolgono i militari appartenenti a questo speciale Nucleo - istituito nel 1969, inserito funzionalmente nell’ambito del Ministero della Cultura quale Ufficio di diretta collaborazione del ministro, con compiti concernenti la sicurezza e la salvaguardia del patrimonio culturale nazionale attraverso la prevenzione e la repressione delle violazioni alla legislazione di tutela dei beni culturali e paesaggistici - citando inoltre gli importanti risultati conseguiti negli ultimi anni a livello nazionale e regionale grazie anche ad una imponente banca dati e al continuo sviluppo tecnologico perseguito.
A Mario Marubbi, Conservatore della Pinacoteca, il compito di illustrare, attraverso documentazione dell’epoca, le fasi dal furto alla restituzione. Il 16 luglio 1959 il custode del Museo, Salvatore Saladino, ricostruisce la vicenda del furto di cui si era accorto nel suo ultimo giro di perlustrazione delle sale espositive, avvenuto il giorno precedente, in una lettera all’allora sindaco Arnaldo Feraboli. Quattro giorni dopo, il 19 luglio, Alfredo Puerari, direttore del Museo, informa dell’accaduto il soprintendente Paccagnini: nella lettera si parla di una una tavoletta attribuita a Galezzo Campi (l’attribuzione definitiva all’Aleni avviene in epoca successiva). Il 23 luglio 1959 il vicesindaco Mario Coppetti, per conto del sindaco Arnaldo Feraboli, in quel periodo assente da Cremona, richiama il direttore Alfredo Puerari alle sue responsabilità in merito alla organizzazione della vigilanza. A sua volta, il 27 luglio, Alfredo Puerari richiama i custodi all’osservanza delle regole per evitare in futuro il ripetersi di tali eventi. Lo stesso giorno, sempre attraverso lettera, informa il sindaco di avere trasmesso ai custodi del museo un nuovo ordine di servizio inerente le regole da tenere per evitare altri furti. Due mesi più tardi, per l’esattezza il 15 settembre, il sindaco Arnaldo Feraboli, richiama il direttore del Museo
Alfredo Puerari circa le sue responsabilità in merito alla organizzazione della vigilanza e nel contempo richiama il custode Salvatore Saladino a prestare maggiore attenzione. Un atto dovuto quello degli amministratori in quanto la scarsità del personale, le numerose sale da vigilare e l’assenza al tempo di misure di sicurezza sofisticate non facilitavano di certo il lavoro di tutti gli addetti del museo, a iniziare dal direttore stesso.
Per oltre sessant’anni della tavoletta rubata non si ha alcuna traccia. Basandosi sulla fotografia, inserita nel catalogo del 1951 curato da Alfredo Puerari, viene studiata, se ne fa una nuova e certa attribuzione, sino a quando, nel marzo di quest’anno la tavoletta rubata compare nel catalogo della casa d’aste Veilinghuis Korendijk di Middelburg (NL). Grazie alla segnalazione dell’ing. Giuliano Marella, di Padova, un appassionato d’arte, il conservatore della Pinacoteca Mario Marubbi fa tutte le verifiche del caso: ad attirare l’attenzione è infatti la targhetta sulla cornice della tavoletta sulla quale compare l’originaria attribuzione a Galeazzo Campi, inoltre la comparazione con la fotografia presente nell’archivio della Pinacoteca fuga ogni dubbio (nel catalogo della casa d’aste veniva attribuito all’opera un valore irrisorio di poche centinaia di Euro, collocandola grossolanamente tra il XVII e XVII secolo). Marubbi contatta così i Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio di Monza che, in tempi molto celeri, mettono al corrente la Polizia dei Paesi Bassi. L’opera, rivelatasi autentica, viene così posta sotto sequestro per tornare infine laddove era stata trafugata.
Si tratta certamente di un piccola tavola, bisognosa di un restauro, ma al di là di questo, come ha sottolineato il conservatore Mario Marubbi, il suo valore è importante non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto perché rappresenta l’identità di Cremona e della cultura pittorica cremonese del Rinascimento: è infatti una piccola ma significativa tessera che compone il grande mosaico della pittura cremonese di epoca rinascimentale. Nel suo intervento finale il sindaco Gianluca Galimberti, ringraziando tutti i protagonisti di questa vicenda e rimarcando come la collaborazione tra istituzioni sia, come in questo caso, un bel segno che porta a risultati importanti, ha detto, tra l’altro, che non c’è tutela se non c’è ricerca scientifica. Cremona, ha aggiunto infine il Sindaco, sta investendo molto sul suo patrimonio in generale, interpretando quanto sancisce l’art. 9 della Costituzione, e tutto questo impegno rappresenta un modello interessante per il nostro Paese.
La piccola tavola, come scrive il conservatore della Pinacoteca Mario Marubbi nel catalogo dedicato al Cinquecento della Pinacoteca del Museo Civico “Ala Ponzone”, giunse al museo come opera di anonimo ed è segnata con il numero 411 nell’Inventario Giudiziale del 1842-1843. Era ancora considerata di ignoto nell’inventario Crippa, redatto tra Otto e Novecento. Alfredo Puerari la accostava ad alcuni dipinti allora ritenuti di Galeazzo Campi e in seguito ricondotti all’Aleni. La figura dell’Eterno, prosegue Marubbi, mostra un evidente grafismo, simile ai modi del Coltellini, che la pone nella naturale scia della corrente cremonese di stretta derivazione ferrarese. Per questi aspetti la tavoletta va assegnata senza riserve a Tommaso Aleni, al quale già la riconduceva lo storico dell’arte Marco Tanzi (probabilmente da riferire all’Aleni). In particolare l’Eterno mostra, nei lineamenti puntuti e taglienti, le caratteristiche somatiche delle figure dell’Aleni, dai volti maschili della Presentazione al tempio dell’Accademia Carrara a quelli del Cristo e degli apostoli nelle predelle del polittico della chiesa di Santa Maria Maddalena a Cremona. In particolare i rapporti sono strettissimi con la predella della Predica e con quella della Maddalena che unge i piedi di Cristo. Dalla documentazione conservata appare anche ben leggibile il disegno sottostante, in prossimità delle pieghe del mantello dell’Eterno, che appare della stessa natura di quello evidenziato dalla riflettografia nel mantello della Vergine del politico di Santa Maria Maddalena. Date le piccole dimensioni è possibile che si trattasse di un frammento di un’anconetta di devozione privata risalente ai primi anni del Cinquecento.
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