18 febbraio 2025

Specie "straniere" invadono la campagna cremonese e gli animali autoctoni pagano con una lenta estinzione. È la denuncia del biologo e naturalista generalista Riccardo Groppali

Il territorio di Cremona, terra di fiume, terra di campi e campagna, un luogo che è casa di numerose specie animali che hanno fatto del cremonese il proprio habitat. Gli stessi animali che si sentono raccontati nelle storie dei più anziani, perlopiù protagonisti di battute di pesca finite quasi sempre con la cattura dell'esemplare più grande mai visto, dall'innata capacità di guadagnare qualche centimetro e qualche chilo in più ogni volta che la storia viene raccontata. 

Ma gli animali del cremonese, quelli che si vedono quando si fa un giro in campagna, non sono proprio tutti originari di queste terre, anzi, molti di loro sono esemplari alieni, provenienti da altri luoghi, spesso molto lontani, che a conti fatti non hanno portato nulla di buono all'ambiente e alla natura, e come spesso accade, la colpa non è di queste specie, ma di chi ingenuamente le ha introdotte in terra straniera.

"Alcune specie però arrivano per conto loro - ha spiegato il biologo e naturalista generalista Riccardo Groppali - come per esempio l'airone guardabuoi, che ha volato dall'Africa Centrale fino a occupare tutti i continenti. Questi aironi si accontentano anche degli scarti, non è strano che si cibino di rifiuti, per questo si trovano in condizioni buone ovunque. Nel cremonese si possono vedere nei campi soprattutto quando vengono sparsi i liquami".

Alcuni animali vengono spesso indicati come particolarmente graziosi, come gli scoiattoli, ma la verità è che la situazione che interessa questi roditori è particolarmente tragica: "Un esempio di cui si parla poco è quello dello Scoiattolo Grigio - ha precisato il professor Groppali -, introdotto nell'ambiente solamente per motivi ornamentali. Questi scoiattoli grigi stanno soppiantando il nostro scoiattolo rosso, una specie autoctona arrivata nel passato dall'Appennino, attraversando il fiume Po a nuoto, come fanno i cinghiali, oppure attraversando i ponti". Ma la coesistenza di queste due specie nello stesso ambiente sembra una cosa impossibile: "Non si sa bene il motivo di questo fenomeno. Il grigio si nutre più facilmente rispetto al rosso, ma di fatto, dove arriva il grigio il rosso sparisce. È successo lo stesso sia in Inghilterra che in Irlanda".

Qua in Italia il fenomeno è particolarmente visibile all'interno dei Parchi Sabaudi a Torino, oltre che nel cremonese. "Dopo alcuni lavori di restauro avvenuti fra gli anni '80 e '90, sempre per motivi ornamentali sono stati introdotti degli scoiattoli grigi. In questo caso gli architetti hanno voluto fare gli 'architutti'. hanno letto nei documenti che nel parco c'erano sempre stati molti scoiattoli, peccato che abbiano introdotto una specie sbagliata proveniente dal Nord America". Dall'Università di Torino alcuni professori si sono subito attivati per fermare la diffusione della razza aliena, ma in poco tempo è arrivata la denuncia degli animalisti e la confisca delle trappole, in aggiunta a un processo durato quattro anni, finito fortunatamente con la caduta di tutte le accuse. Peccato che nel frattempo gli scoiattoli alieni avessero preso il controllo della zona. "Gli animalisti agiscono troppo spesso con il cuore, ma in questi casi è necessario agire ascoltando quello che dice il cervello" ha commentato il docente universitario.

Se l'esempio dei volatili e degli scoiattoli è già di per sé significativo, non è nulla se paragonato al problema dei pesci d'acqua dolce: "Oltre al siluro che tutti conosciamo, introdotto nel periodo degli anni '70 nei laghetti per incentivare la pratica della pesca sportiva, i lucci dell'est Europa sono stati introdotti nel cremonese per motivi di ripopolamento, ma soprattutto perché erano più economici. Peccato che adesso ci siano degli ibridi nati dall'unione del nostro luccio con quello straniero, un incrocio che mostra colorazioni strane. Alla fine è sempre una questione di avarizia e di ignoranza".

Fra le altre specie che infestano le acque locali, a causa dei lavori dozzinali di ripopolamento, è arrivata la pseudorasbora asiatica, insieme al cobite asiatico, tutte specie ittiche che stanno stravolgendo l'ecosistema dei nostri fondali. Ci sono anche casi in cui le nostre specie autoctone hanno invaso altre zone, come nel caso del bacino dell'Arno. Lì esisteva una varietà di cavedano che si poteva trovare solo ed esclusivamente in quel bacino, e il nostro cavedano l'ha fatta sparire completamente.

Anche il mondo degli insetti è suscettibile di invasioni. "La coccinella arlecchino è stata introdotta perché mangiava gli afidi, come del resto ogni coccinella. Peccato che in ogni testo scientifico a riguardo si parla soprattutto di quanto sia invasiva, una delle più invasive a livello mondiale. Introdurla in un ambiente nuovo è una follia. eppure è stato fatto senza pensarci più di tanto". Rimanendo sull'argomento degli insetti, il biologo Riccardo Groppali ha raccontato che "il dramma della fauna è che ci sono molti fattori che messi insieme portano al disastro. In Germania hanno fatto un'indagine su 30 aree protette: negli ultimi 30 anni gli insetti volanti sono diminuiti del 75%, un dato spaventoso, perché su di loro si basano tutti gli animali più grandi che se ne cibano. Togliere una specie da un ecosistema, significa distruggerlo".

 La foto del tramonto sul Po è di Paolo Panni poi  Riccardo Groppali, Scoiattolo Grigio, Scoiattolo Rosso, Siluro, Luccio, Pseudorasbora Asiatica, Cobite Asiatico, Coccinella Arlecchino, Airone Guardabuoi

Luca Marca


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commenti


Stefano

18 febbraio 2025 20:46

Dice bene. Gli animalisti agiscono spesso col cuore. Ma poco col cervello.

Frank-N-Furter

19 febbraio 2025 09:26

Fantastico, di tutto quello che viene detto nell'articolo quello che resta in certi soggetti è che gli animalisti agiscono spesso col cuore ma poco col cervello.
Siamo alle solite, invece che guardare la luna si guarda il dito che la indica....

Stefano

19 febbraio 2025 17:54

Non è tutto quello che resta ma comunque è un dato fondamentale che l'amore per gli animali diversamente coniugato, a volte ha portato dei grossi danni. Comunque gli animalisti hanno sempre una credibile rappresentante in Parlamento, la signora Brambilla

Manuel

19 febbraio 2025 16:52

Capisco la divulgazione “universale”, specialmente se rivolta al pubblico i quotidiani, ma il riassunto è troppo di basso profilo, troppo minimalista.
Oramai il professor Groppali è in pensione, può anche permettersi di non essere politicamente corretto: che ha da perdere?

Stefano

19 febbraio 2025 18:26

E che avrebbe dovuto fare? Un trattato?