Terminato il restauro conservativo torna a splendere la facciata del palazzo delle Poste centrali. Un convegno per festeggiare la conclusione dell'intervento
Terminato il restauro conservativo, torna a splendere la facciata del palazzo delle Poste centrali, oggetto di un intervento di recupero nell’ambito del progetto “Cento facciate”, l’iniziativa di Poste italiane nata per favorire il recupero e restauro delle facciate esterne di cento edifici di proprietà di Poste Italiane in tutta Italia. L’intervento ha riguardato il recupero e restauro dei prospetti esterni dell’edificio storico che, dunque, è stato restituito all’originaria bellezza. Il risanamento conservativo della facciata ha comportato un investimento superiore ai 700 mila euro, con azioni di finitura ad intonaco e pulizia delle parti in pietra. Il progetto esecutivo è stato realizzato dalla società Lombardini 22.
La conclusione dei lavori verrà presentata nel corso di un convegno dal titolo “Il palazzo per le poste e telegrafi nella città di Cremona. Materia, tempo, conservazione” che si terrà nel salone di via Verdi 1 il 22 marzo dalle 16,30 alle 19. I saluti istituzionali verranno portati da Giovanni Accusani (Responsabile macro area Nord Ovest Mercati Privati di Poste Italiane Spa), Maria Rosaria Raciti (Direttrice filiale di Cremona di Poste Italiane Spa), Gabriele Barucca (Soprintendente ABAP per le province di Cremona, Lodi, Mantova) e dal sindaco Gianluca Galimberti. Ad illustrare il Progetto 100 facciate interverranno Francesco Porcaro (Responsabile immobiliare macro area Nord Ovest di Poste Italiane Spa) e Ivan Antonio Russo (project manager Poste Italiane Spa Corporate Affairs, Macro area Immobiliare N.O. ingegneria); Amedeo Bellini, professore emerito del Politecnico di Milano illustrerà “L’architettura del ventennio fascista. Ragioni e criteri per la conservazione”; Laura Balboni (funzionario architetto della Soprintendenza ABAP per le province d Cremona, Lodi, Mantova) parlerà di “Roberto Narducci e il palazzo per poste e telegrafi a Cremona nelle fonti d’archivio tra progetto e costruzione”; Angelo Giuseppe Landi (professore associato in restauro architettonico al Politecnico di Milano) interverrà su “La pratica del fabbricare tra tradizione e modernità a Cremona”, ed infine Vincenzo Del Giacco (progettista. Direttore lavori di Lombardini L22 Spa) e Maria Cristina Regini (restauratrice di Cremona restauri) concluderanno i lavori con una relazione su “Il cantiere della conoscenza: pietra naturale, malte da intonaco, cementi decorativi, mosaici”. Nell’ambito del convegno si terrà la cerimonia di bollatura con speciale annullo filatelico dedicato all’iniziativa “100 facciate Cremona”.
Inaugurato nel 1929 su progetto dell’architetto romano Roberto Narducci, dell’ufficio tecnico del Ministero delle Telecomunicazioni, che ne finanziò l’intervento, il palazzo si distacca dagli stilemi tipici dell’architettura fascista in voga allora a Cremona, di cui era portatore l’ingegnere Nino Mori, autore del vicino e contemporaneo edificio della Banca Nazionale del Lavoro. Lo stile è quello eclettico dei primi decenni del Novecento, dove lontane reminiscenze liberty si fondano ad elementi classici fornendo l’immagine di una austera grandiosità, soprattutto sul fronte lungo via Verdi, grazie anche all’impiego della pietra da taglio vicentina, accompagnata e varie intelaiature di bronzo. Pregevole è in particolare il vasto salone centrale, arricchito da un velario in vetro decorato e mosaici di prego in porcellana. I palazzi di Poste Italiane, tra cui quello di Cremona, sono opere d’autore, nelle loro più diverse declinazioni artistiche e strutturali hanno rappresentato negli anni la trasformazione che il nostro Paese ha vissuto tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopo guerra. Anche dal punto di vista della cultura architettonica hanno contribuito a delineare il contorno di una inedita modernità: soprattutto dagli anni ‘30 del Novecento, nel segno dello stile razionalista. Senza dimenticare l’importante ruolo sociale che hanno rappresentato per tutte le generazioni e in ogni epoca.
fotoservizio di Gianpaolo Guarneri-Studio B12
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commenti
michele de crecchio
14 marzo 2023 01:17
Di fronte all'edificio si sarebbe dovuta creare, secondo il primo piano regolatore elaborato in epoca fascista, una ampia piazza. Questa previsione suggerì al progettista la torre con orologio che caratterizza l'edificio. Farinacci e Mori decisero poi, con il successivo piano regolatore, di spostare più a sud, ampliandone le dimensioni, la progettata piazza che avrebbe dovuto denominarsi "Littoria" ed ospitare le grandi adunate che il regime fascista, allora al potere, riteneva utili per galvanizzare il popolo italiano che Mussolini riteneva troppo poco "guerriero".
Nella torre, proprio sotto la stanza dell'orologio, i vecchi impiegati delle poste mi raccontavano che svolgesse il suo lavoro la apposita commissione incaricata di visionare la posta indirizzata a, o spedita dai cremonesi ritenuti ostili al regime di allora. Con l'occasione mi piace ricordare la bella figura del decoratore Carlo Bresciani, morto pochi anni fa ultracentenario, che aveva partecipato in gioventù ai lavori di decorazione del salone centrale e ne era giustamente orgogliosissimo.