17 ottobre 2022

Tornerà a splendere la facciata del palazzo delle Poste centrali, una delle più belle opere dell'architetto Roberto Narducci. Lavori entro primavera 2023

“Cento facciate”, l’iniziativa di Poste italiane nata per favorire il recupero e restauro delle facciate esterne i cento edifici di proprietà di Poste Italiane in tutta Italia, fa tappa al Palazzo di Cremona. I lavori, che inizieranno nei prossimi giorni, prevedono il recupero e restauro dei prospetti esterni dell’edificio storico al fine di restituirgli l’originale bellezza architettonica. L’intervento conservativo non interferirà con l’operatività dell’ufficio postale che continuerà a garantire i consueti servizi ai cittadini. I lavori termineranno entro il primo semestre 2023.

Inaugurato nel 1929 su progetto dell’architetto romano Roberto Narducci, dell’ufficio tecnico del Ministero delle Telecomunicazioni, che ne finanziò l’intervento, il palazzo si distacca dagli stilemi tipici dell’architettura fascista in voga allora a Cremona, di cui era portatore l’ingegnere Nino Mori, autore del vicino e contemporaneo edificio della Banca Nazionale del Lavoro. Lo stile è quello eclettico dei primi decenni del Novecento, dove lontane reminiscenze liberty si fondano ad elementi classici fornendo l’immagine di una austera grandiosità, soprattutto sul fronte lungo via Verdi, grazie anche all’impiego della pietra da taglio vicentina, accompagnata e varie intelaiature di bronzo.  Pregevole è in particolare il vasto salone centrale, arricchito da un velario in vetro decorato e mosaici di prego in porcellana. 

I palazzi di Poste Italiane, tra cui quello di Cremona, sono opere d’autore, nelle loro più diverse declinazioni artistiche e strutturali hanno rappresentato negli anni la trasformazione che il nostro Paese ha vissuto tra la fine dell’Ottocento e il secondo dopo guerra. Anche dal punto di vista della cultura architettonica hanno contribuito a delineare il contorno di una inedita modernità: soprattutto dagli anni ‘30 del Novecento, nel segno dello stile razionalista. Senza dimenticare l’importante ruolo sociale che hanno rappresentato per tutte le generazioni e in ogni epoca.

La bellezza del Palazzo di via Verdi a Cremona è stata esaltata nel prestigioso volume artistico “Le belle Poste. Palazzi storici delle Poste Italiane” edito da Franco Maria Ricci proprio in occasione dei 160 anni di Poste Italiane. Il testo è una raccolta di schede tecniche, immagini e approfondimenti degli edifici storici accompagnati da bozze e disegni realizzati da fotografi d’eccellenza come Luciano Romano, Giovanni Ricci-Novara e Massimo Listri.

L’intervento sul palazzo di Narducci interesserà il risanamento conservativo della facciata per un investimento superiore ai 700 mila euro, con azioni di finitura ad intonaco e pulizia delle parti in pietra. Il progetto esecutivo è stato realizzato dalla società Lombardini 22.

Fotoservizio Gianpaolo Guarneri - Studio B12

 


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commenti


michele de crecchio

17 ottobre 2022 17:15

Quando osservo questo non sgradevole edificio non posso non ricordare la simpatica persona di Carlo (detto Carletto) Bresciani, residente a Borgo Loreto e morto quasi centenario, che mi ricordava di avere, in gioventù, collaborato a realizzare le decorazioni di questo gradevole edificio, mettendo a frutto le abilità manuali che, fino alla fine dei suoi giorni ancora amava dimostrare.
Delle molte peculiarità che si potrebbero citare a proposito di questo edificio, oltre a quelle già citate nel Vostro articolo, vorrei aggiungerne poche altre.
"In primis", la presenza di una singolare torretta con orologio, motivata dalla originale intenzione dei potenti di allora di realizzare una grande piazza "Littoria" proprio davanti a questo edificio (localizzazione poi spostata per consentire la costruzione del colossale condominio nel cortile del quale fu realizzata la sala del cinema oggi abbandonato). Nella stanza della torretta sottostante quella contenente i meccanismi dell'orologio si svolgevano le operazioni poliziesche di apertura e controllo della corrispondenza interessante i cittadini cremonesi "in odore" di antifascismo.
"In secundis" (si dirà così ?), come recentemente ricordato in una brillante conferenza dell'architetto Eugenio Bettinelli, la presenza, gradevolmente inserite nella parte bassa dell'edificio, di due "sedute" in pietra, che consentivano agli utenti più "fragili", di recuperare fiato prima di affrontare la fatica di salire la non comoda scalinata che, simbolo retorico dell'autorità statale, consentiva di avvicinarsi agli sportelli del grande salone centrale.