Un ricordo del vescovo Enrico Assi nel XXX anniversario della morte (16 settembre 1992)
E' difficile per un laico parlare di un grande vescovo che ha guidato la diocesi di Cremona dal giugno 1983 al settembre 1992, nove anni coronati dalla visita a Cremona di papa Giovanni Paolo II, ora santo. Lo farò, seppur sommariamente, prendendo spunto da alcuni personali ricordi.
L'attenzione alla dimensione politica
Il primo attiene soprattutto i rapporti di natura politica con lui intercorsi in quegli anni ottanta, densi di fermenti culturali e sociali, ancorati a speranze di cambiamento e a illusioni.
L'attenzione del vescovo Assi alla vita politica cremonese attraverso un costante confronto con i politici locali – metto in prima fila il compianto sen. Vernaschi – era assidua e puntuale anche se alcune circostanze o prese di posizioni potevano apparire come ingerenze o intromissioni in campi non propri. Allora ero vice segretario provinciale della Democrazia cristiana provinciale, partito che stava attraversando momenti complicati alla ricerca di radicali cambiamenti richiesti dalla società. Erano gli anni del “compromesso storico” che a Cremona praticamente trovò attuazione nel 1990 attraverso un accordo tra DC e PCI alla guida del Comune capoluogo, Sindaco Alfeo Garini, Vice Sindaco Giuseppe Tadioli. Il via libera alla nuova esperienza venne approvata dal Comitato Provinciale del partito per un solo voto, dopo una notte di intenso e vivace dibattito tra le varie correnti del partito.
Il mattino successivo il vescovo Assi mi chiamò in udienza; il confronto non fu tranquillo e facile, anzi direi un po' burrascoso, ma fu sincero e franco e ciascuno rimase sulle proprie posizioni. Seguirono due anni di rispettoso silenzio reciproco, definitivamente superato la sera della giornata conclusiva della visita di papa Giovanni a Cremona, nel settembre del 1992 (nel frattempo ero stato eletto senatore) quando mi chiese di fermarmi in Palazzo vescovile ad attenderlo dopo aver accompagnato il santo padre in Seminario per la partenza.
L'amore per la Chiesa
Il vescovo Assi sapeva governare pastoralmente con fermezza e lungimiranza una Chiesa come quella cremonese in tutte le sue articolazioni, con un forte senso del dovere e della responsabilità che competevano a lui in prima persona, con grande rispetto per le Istituzioni, attento a nuovi progetti e cammini pastorali. E le Istituzioni sapevano trovare in lui un interlocutore attento e affidabile, interessato, sempre documentato, addentro alla vita e ai problemi delle persone, delle comunità, capace di parole mirate e sagge, misurate ed efficaci.
Uomo del confronto e del dialogo, dunque, che seppe camminare insieme alla gente lungo dimensioni spirituali, culturali, sociali, politiche, ecclesiali.
Numerose le iniziative messe in campo: dalla ripresa dei Quaresimali in Duomo (nel 1989 aveva voluto celebrare l’Anno del Duomo), ai Convegni diocesani in Seminario, a fine agosto/settembre, dove non temeva di invitare politici di spessore per offrire alla comunità diocesana occasioni di riflessione su temi attuali. I suoi piani pastorali mirati vedevano la Chiesa mai disgiunta da una carità attiva e promozionale e le opere diocesane intraprese si inseriscono in questo solco: la realizzazione della Casa dell'Accoglienza, il nuovo Centro Pastorale nel vecchio ospedalino, il Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio, accanto alla Visita Pastorale nelle parrocchie della diocesi e all'indizione del Sinodo Diocesano: sono tutte testimonianze concrete che portano il suo nome, la sua firma, la sua passione. Un lavoro immenso in uno spazio temporale di nove anni assai limitato.
Tornando alla sua attenzione per la politica, il vescovo Assi attraverso le scuole di formazione socio politica (il pre-politico...) intendeva preparare uomini e donne, soprattutto giovani, ad assumersi responsabilità con cognizione di causa e con competenza perché non si fornisce un servizio vero e serio – diceva – sia alla Chiesa che alla società, senza una meticolosa e appropriata formazione. La formazione era uno dei suoi cavalli di battaglia: come il Seminario doveva formare preti competenti, così il Centro Pastorale doveva formare laici competenti.
A conclusione di questo breve e frammentato ricordo personale del vescovo Assi – che necessariamente obbedisce ad uno stile giornalistico – mi rendo conto di aver detto poco e niente, ma del resto non compete a me. Nel 2019 ricorreva il centenario della sua nascita (Vimercate, 19 luglio 1919); in questi giorni ricorre il trentesimo anniversario della sua morte (Cremona, 16 settembre 1992), ricorrenze che pensavo potessero costituire l'occasione per ricordi e testimonianze ben più complete e organiche della mia, ma spesso il silenzio è più loquace di tante parole.
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commenti
michele de crecchio
15 settembre 2022 22:47
Sono stato assessore all'urbanistica del Comune di Cremona in anni nei quali era vescovo monsignor Assi. A differenza delle non poche critiche che ricevevo spesso dal mondo cattolico, trovai sempre in tale ottimo vescovo incoraggiamento e comprensione per le mie iniziative. Purtroppo un tumore se lo portò via prima di avere potuto incidere di più sulle tradizioni di gestione della Curia cremonese.