2 gennaio 2024

Venticinque anni fa ci lasciava Maspero Gatti, l'indimenticato libraio di via Monteverdi ed instancabile animatore della vita culturale cremonese del secondo Novecento

Venticinque fa, un giorno prima dell'Epifania, il 5 gennaio 1999 moriva Maspero Gatti. Uno di quei cremonesi che, quando se ne vanno, lasciano un vuoto incolmabile. Uno spirito libero, vivace, curioso, di profonda cultura e altrettanto profonda umanità. Ma soprattutto uno di quelli che Cremona ce l'aveva davvero nel cuore. Non ha voluto che nessuno sapesse che era ammalato, immobile e colpito da un ictus che aveva stroncato quella sua fibra che sembrava inossidabile. Due mesi di ospedale, amorevolmente accudito dal figlio Fabrizio, poi, improvvisa, la notizia. 

Maspero aveva voluto essere sepolto nella nuda terra, lasciando a noi il ricordo di un uomo vivo e entusiasta, senza alcun necrologio. E pensare che lui, invece, quando era giornalista a "Cronaca", il leggendario foglio degli anni Cinquanta, con altri quattro o cinque giovanotti con tanto talento, ma pochi soldi a disposizione, i necrologi andava a copiarli dai manifesti appesi ai muri. Il giorno che venimmo a sapere della sua scomparsa, dopo il primo momento di sbigottimento, ci accorgemmo di non avere preparato alcun "coccodrillo" per lui, che pure era del mestiere. Maspero ci scherzava sempre sopra ma sapeva cosa potesse significare essere colti all'improvviso dalla notizia della scomparsa di un personaggio. 

E Maspero personaggio lo era davvero, quando lo si vedeva incedere lento, lo sguardo vivo pronto a cogliere la "notizia", fermare gli amici, gesticolare dall'altro lato della strada (sempre su quel quadrivio fatidico noto a tutti i giornalisti vicino al bar Negresco) con il giornale in mano, ammiccare perchè aveva qualcosa da dirti, forse solo un pettegolezzo da raccontarti perchè tu ne facessi buon uso. Maspero aveva nostalgia di quegli anni, delle veglie notturne in tipografia, dell'odore della carta stampata fresca di macchina, del piombo e dell'inchiostro, del profondo e sadico piacere che si prova quando hai la "notizia" e sai che non ce l'ha il tuo avversario. Spesso, quando veniva a trovarci, si fermava ad osservarci mentre come forsennati pigiavamo sui tasti del computer. Condivideva il nostro piacere e le nostre ansie, giungendo al punto di esclamare: "Ma chiudetemi in un armadio, lasciatemi qui in un angolo a guardarvi!". Per noi era più di un amico, era la nostra stessa memoria storica, a lui potevi rivolgerti sempre chiedendo di questo e quello. In fondo, dopo il libraio, il giornalista era il mestiere che più lo aveva appassionato in gioventù e lo appassionava ancora. 

Da quando era andato ufficialmente in pensione, dopo aver ceduto la libreria di via Monteverdi a Mauro Cesini nel gennaio del 1996, era tornato a fare il "trombettiere", per divertimento e nostalgia. 

Aveva passato la mano a cavallo del cinquantennio di attività. Con l'abbandono dei fratelli Gatti, Rina, Mario e Maspero, se ne era andato anche un pezzo della vecchia Cremona, anche se il nuovo libraio aveva assicurato il proprio impegno per mantenere quella tradizione. 

Una generazione di librai, i Gatti. Nel 1947 Maspero, insieme a Franco Testa, che poi diventerà ispettore per conto della Bompiani-Rizzoli, rilevò la licenza del piccolo negozio di via Monteverdi che allora vendeva libri a rate, come era nell'uso di quegli anni, quando, in piena ricostruzione, anche un libro poteva costituire un investimento non alla portata di tutte le tasche. Un po' per vezzo, un po' per distinguersi dalla concorrenza, i due decisero di mantenere invariata la denominazione di "La Rateale", rimasta fino alla chiusura definitiva e a molti del tutto inspiegabile. Negli anni Sessanta i tre fratelli, in seguito all'abbandono di Testa, rilevarono insieme l'attività mentre nel frattempo Mario, il più giovane, inaugurava l'altra storica libreria "Il Convegno", sulle radici del vecchio esercizio Lorenzelli. Da subito l'esercizio di via Monteverdi si distinse per una decisa propensione all'aspetto culturale, lasciando perdere, dopo un breve periodo, la vendita dei libri scolastici, per buttarsi a capofitto in un settore certo più difficile, ma sicuramente ricco di soddi- sfazioni. Iniziò una proficua collaborazione con il circolo culturale "Leonardo" che si concretizzò nell'arrivo a Cremona di numerosi personaggi del mondo del giornalismo e della cultura. Maspero, d'altronde, accanto al mestiere del librario, negli anni Cinquanta aveva affiancato, come dicevamo, quello del giornalista, più per passione che per soldi, diventando una delle firme dello storico quo- tidiano "Cronaca" pubblicato per qualche mese nella prima metà degli anni Cinquanta prima di venire travolto da problemi finanziari. Di quell'epoca storica del giornalismo faceva parte l'astronomo Achille Leani, anche lui impegnato in quella mitica avventura.  

Tra gli oltre cento nomi portati in provincia figurano quelli di Indro Montanelli, Enzo Biagi, Padre Turoldo, Feltrinelli e tanti altri ancora. I momenti difficili non mancarono, in un settore specialistico indirizzato ad un target di lettori medio alto, ma la libreria di via Monteverdi proseguì imperterrita per la propria strada, come era nello stile di Maspero. 

I tre fratelli Gatti furono i primi ad organizzare anche le prime gite a Milano per assistere agli spettacoli del Piccolo Teatro di Paolo Grassi e nel 1968 iniziarono anche a pubblicare una collana "Colloqui cremonesi", divenuta una delle realtà culturali di questi anni, della quale Maspero era direttore. Ed accanto ai libri le mostre: Signori, Cingi, Cordani esposero a quelle pareti dove i libri che si accumulavano sembravano incombere minacciosamente sul visitatore. Ultima iniziativa culturale, in ordine di tempo, la rassegna "Cineoff". Poi la decisione di passare la mano, maturata a lungo, ma divenuta, in seguito, irrevocabile. Che dire di più. Ognuno avrà qualcosa da aggiungere, da ricordare. Perchè lui, "Gaspero Matti", conosceva un mare di gente e provava un gusto particolare nel raccontare quanto, per esperienza e per l'innata curiosità, aveva lui stesso imparato. Si è sentito male mentre stava lavorando ad uno dei suoi articoli. Ci aveva chiesto se poteva curare una rubrica di libri.

Fabrizio Loffi


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