Vertice UE: Coldiretti domani a Bruxelles per stop alle terre incolte. Agricoltori in piazza contro le follie europee. Delegazione di Coldiretti Cremona con il presidente Enrico Locatelli
Gli agricoltori della Coldiretti scendono in piazza a Bruxelles contro le follie dell’Unione Europea che minacciano l’agricoltura italiana, in occasione del Vertice europeo straordinario sul bilancio dell’Ue, al quale partecipa anche il premier Giorgia Meloni, dove la Commissione europea presenterà la proposta per la deroga alle norme Ue sull’obbligo di mantenere i terreni incolti previsto dalla Politica agricola comune (Pac). L’appuntamento “Non è l’Europa che vogliamo” è per domani, giovedì 1° febbraio alle 9 in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo, dove assieme al presidente della Coldiretti Ettore Prandini ci saranno oltre un migliaio di contadini e allevatori provenienti da tutta Italia per sostenere la proposta e denunciare, con eclatanti azioni dimostrative, gli effetti delle politiche europee che mettono in pericolo la sopravvivenza delle campagne. Parteciperà anche una delegazione di Coldiretti Cremona guidata dal presidente Enrico Locatelli.
Quella di domani – evidenzia Coldiretti Cremona – sarà la prima mobilitazione con gli agricoltori da tutta Europa, con la partecipazione per l’Italia della Coldiretti che scende in piazza a Bruxelles contro le follie dell’Unione Europea che minacciano l’agricoltura. Una iniziativa per sostenere tra l’altro la proposta per la deroga alle norme Ue sull’assurdo obbligo di lasciare i terreni incolti previsto dalla Politica agricola comune (Pac) come richiesto nel piano “Non è l’Europa che vogliamo” della Coldiretti. E’ la prima volta in piazza insieme per gli agricoltori provenienti dal sud e dal nord dell’Unione Europea dalla Coldiretti agli spagnoli di Asaja, dai portoghesi di Cap ai belgi dell’Fwa e molti altri che invadono la capitale dell’Unione per trasformare le proteste in proposte concrete.
Nelle ultime settimane Coldiretti ha intensificato gli incontri con altre realtà europee e con Ministri dell’agricoltura di altri Stati membri. “Bene la proposta di deroga, che avevamo già ottenuto per la crisi Ucraina, e ora è necessario sia cancellato definitivamente l’obbligo di lasciare incolto il 4% dei terreni destinati a seminativi imposto dalla Politica agricola comune (Pac). È, come diciamo da anni, una scelta sbagliata, una delle eredità della folle era Timmermans con il quale ci siamo confrontati molto duramente, unici in Europa, aprendo una breccia. Non ha senso impedire agli agricoltori di non coltivare quote dei loro terreni, quando poi si è costretti ad importare” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’annunciare la protesta contro le follie dell’Unione Europea. Coldiretti chiede di tornare a investire nella sovranità e nella sicurezza alimentare europea assicurando più fondi alla Politica agricola comune dopo che la pandemia e le guerre hanno dimostrato tutta la fragilità dell’Unione europea davanti al blocco del commercio mondiale. Anche per questo – conclude Prandini – serve una decisa svolta nelle politiche Europee per valorizzare le proprie terre fertili e fermare le importazioni sleali per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno. La nostra battaglia in Europa continuerà in maniera forte e continuativa con proposte per il futuro degli agricoltori”.
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commenti
Manuel
31 gennaio 2024 17:23
Ogni realtà agricola nazionale porta le proprie esigenze e, non di rado, conflittuali con quelle di altri paesi UE.
Ho visionato vari filmati sui presidi italici e, a parte il tentativo di tracciare un minimo di linea unitaria con epicentro le politiche comunitarie, nei vari assembramenti emergeva evidente la diffidenza e la rabbia verso le associazioni di categoria, ree di assecondare accordi intercontinentali o di trascurare le aziende. Ecco perché Prandini ed amici cercano visibilità, pubblicità mediatica, con la finalità di tamponare la rivolta... altro che era Timmermans.
Di fatto sarà tutto un elemosinare denaro per tentare di impedire la catastrofe delle agricolture europee, ma pure gli altri comparti economici non vogliono farsi trovare impreparati e, dunque, la battaglia farà senz’altro vittime. Senza contare che alcuni paesi tendono ad osteggiarne altri e tutto si complica.
In più l’Italia ha l’amaro, quanto diabolico compito di eliminare le anti economiche piccole/medie aziende (con grande gioia di latifondisti e speculatori) che sono numericamente la stragrande maggioranza e che gestiscono i due terzi dei suoli coltivati. Questa trasformazione fondiaria dura da almeno cent’anni e negli ultimi cinquanta ha ottenuto i risultati migliori: ora si tratta dell’ultimo affondo alla piccola proprietà contadina per assecondare ragioni macro economiche e velleità di pochi privilegiati.
Ora i contadini abbiano la calma e l’intelligenza di confrontarsi con tutti i cittadini, anche con gli ambientalisti, poiché gli obiettivi collettivi potrebbero essere non così distanti.