22 giugno 2025

Via Palestro, la via delle scuole era l'antica strada Urbia. La strada Diritta, la sua storia, i conventi, le caserme

Trattenuto a casa da forzata convalescenza ho pensato di studiare la via di Cremona più trafficata pedonalmente ogni mattina alle otto.

Si tratta di Via Palestro , fulcro e concentrato di istituti scolastici cremonesi. Proprio in questi giorni, e per i prossimi due mesi, la via sarà invece una delle più tranquille della città, per effetto del periodo estivo e per la gioia di migliaia di giovani cremonesi e non. La strada racchiude una storia davvero interessante.

Via Palestro. Il nome attuale nasce dopo Unità di Italia.  Nel 1871 il nome della via è riferito alla località Palestro nel Pavese. In tale località , nel 1859 si svolse la Battaglia di Palestro che vide schierati eserciti di Piemonte e Francia contro truppe Austriache. Nella battaglia vi furono circa duemila deceduti totali e la sconfitta degli Austriaci.

Ma le origini di questa strada sono antiche quanto la fondazione della Colonia Romana e quindi la via ha una origine approssimativa di oltre duemila anni.

La prima considerazione da porre è che il nome antico “Urbia”  è descritto da Astegiano nel suo Codex Diplomaticus.

La strada era certamente il prosieguo del Cardo Maximus (oggi Corso Campi ) che giungeva al bivio extra urbe romano posto a nord ovest e contrapposto a quello di nord est situato alle Due Colonne (Corso Mazzini ).

L’assetto Romano del primissimo castrum- colonia era notevolmente influenzato da limiti geologici imposti dalla località. In epoca Romana la città non era “circondata” da vie di comunicazione poiché a sud il Padus impediva ogni opera viaria. La Colonia si sviluppava quindi da sud a nord lungo il paleo alveo del Padus ma a debita distanza e su un rilevato per scongiurare rischio esondazioni.

Tale sistema permetteva di perimetrare la città Romana originaria entro due bivi speculari che avevano funzioni identiche, permettendo di uscire dalla stessa città e percorrere immediatamente una direttrice precisa.

Il bivio Due Colonne permetteva di imboccare le direttrici Brixia o Mantua. Il bivio Via Palestro permetteva di imboccare le direttrici Bergomensis o Laudensis-Mediolanum.

Le forti espansioni successive consentono alla urbe di crescere lungo la “strada diritta” (Via Palestro), staccandosi dal centro e verso un pianoro in rilevato che consente alle acque dei colatori di penetrare in città, la zona della attuale stazione ferroviaria . Appare infatti ovvio che la via abbia un forte dislivello che tende a salire verso la periferia.

Non per nulla il nome Recta o Diritta è il toponimo medioevale della strada che resta in vigore sino al 1871 quando nuovi toponimi risorgimentali e patriottici sconvolgono toponomastiche antiche di 700 secoli, spesso con significati ora perduti.

La perdita di tali significati ha impoverito non poco la possibilità di ricostruire la storia delle vie, il loro uso e la loro genesi.

Che la contrada Urbia poi Recta avesse funzione di limite urbano-tangenziale appare ovvio dal limite naturale posto dal colatore Cremonella che sanciva tale confine ponendosi tra Via Antico Rodano e Cesare Battisti e scorrendo verso Piazza Vida.

Era lì che il Ponte de Preda ( o della pietra ) consentiva lo scavalco del colatore entrando in quella che dopo il 1100 sarà la Civitas Nova.

In questo complesso dedalo di toponimi e toponomastica si collocava anche l'appartenenza della zona al Gonfalone di Porta Pertusia, uno dei 4 Gonfaloni cittadini insieme alle porte Natali-Ariberta e San Lorenzo.

Stiamo parlando di Porte che, alla fine dell’Impero Romano modulano la forma Urbis e che successivamente saranno fagocitate da espansioni importanti che tra 1400 e 1500 portano la città alle Porte San Luca – Ognissanti – Nova – Mosa – Padus ( ora identificate in Porte Milano – Venezia – Romana – Mosa – Po ).

Poco oltre via Palestro esiste anche via Goito detta Contrada della Portazza.

Ovviamente la mia è solo una ipotesi ma un bivio – un ponte – un colatore Cremonella – la vicinanza di Porta Pertusio e la Portazza fanno credere che fosse un importante limite e confine.

Il ponte segnò anche il limite delle due città contrapposte che si diedero guerra nel 1200.

La nostra via Palestro -Urbia o Recta nel 1500 viene anche a volte menzionata Strada di S. Vincenzo ed è proprio in alcuni atti notarili che appare certa la presenza di aree cimiteriali probabilmente tardo romane, visto che in una filza dell’epoca appare menzionata la piccola piazza davanti S. Vincenzo in: “platea vicinie sancti Vincentii sive zimiterium”.

Tutto torna poiché i Romani seppellivano extra mura e fu solo il Cristianesimo che introdusse fino all'editto Napoleonico, la possibilità di seppellire le persone decedute nelle chiese e quindi dentro le mura.

Per chi ha avuto opportunità di vedere Lucca è chiaro il passaggio dalle case e vie interne tramite salite, alla cinta muraria , percorribile come un “passeggio” rialzato.

Non era dissimile Cremona e se ne intuisce il sistema proprio da Via Palestro che nel tratto in uscita dal centro monta verso quota elevata raggiungendo Viale Trento Trieste (mura e Vecchio Passeggio appunto).

Oltre il Viale , o meglio nell’interstizio tra i due Viali paralleli Trento-Trieste e Dante, correva la fossa amplificata dalle due chiaviche del Marchionis (Via Faerno) e Cremonella ( tra Largo Paolo Sarpi e Via Antica Porta Tintoria ). Tale sistema permetteva alle mura di essere circondate da acque.

Il collegamento diretto tra Via Palestro e la stazione avvenne ad inizio 1900, quando le mura vennero smantellate e gradualmente vennero tombinati o riempiti sia la fossa che i colatori.

Nel 1800 la fine di Via Palestro in salita e sulle mura era detta Piazza della Fiera ed occupava il Casino della Fiera (all'altezza dell' ex AEM ) ove si tenevano piccoli concerti musicali per intrattenere chi passeggiava.

Purtroppo il Casino della musica o della fiera venne bombardato durante la seconda guerra mondiale nel luglio del 1944 e demolito in seguito. Probabilmente risaliva al 1700.

Sempre in una laterale di Via Palestro, Via Goito prima citata, venne colpita  in data 10 luglio 1944, la casa sita al civico n.2 di Bergonzi Pietro.

Si ricorda che in tali bombardamenti fu devastata Porta Milano e le case Auricchio con bombe che caddero a 30 metri da San Luca e dal tempietto del Cristo Risorto a sinistra della fine di Via Palestro.

Oggi è abbastanza difficile scorgere gli antichi dislivelli ma basti solamente pensare che le acque giungono ancora oggi a Cremona dal Naviglio posto a S.Ambrogio a quota più elevata dal centro.

Tante sono le strade laterali da destra e da sinistra che si aprono su Via Palestro, una in particolare fu chiusa secoli fa e partiva da Corso Garibaldi a lato di Palazzo Stanga Rossi di San Secondo. Tale via era detta Contrada Buclerina (famiglia Buclerinis o Bicchierini ).

Non sbucava però esattamente in Via Palestro ma nel 1600 moriva cieca circa 15 metri prima della via, vicino all’Ordine degli Architetti, al civico 66 della attuale Via Palestro.

Lungo la Strata Recta sorsero dopo il 1000 almeno tre monasteri.

Partendo dal centro la sequenza degli impianti monastici, tutti sul lato destro, era: San Vincenzo, San Giacomo, San Quirico

Oggi rimane solo la chiesa di S.Vincenzo a circa metà via nella piazzetta antistante Palazzo Stanga ( da non confondere con il menzionato Palazzo Stanga appena prima di S.Luca ).

Del suo impianto monastico non vi è piu traccia ma fu prima Ospedale militare Austriaco fino al 1806 e poi Casa di Ricovero e, nel 1930 tratto della Caserma Paolini.  San Quirico e San Giacomo vennero soppresse prima e per diversi motivi. San Giacomo era chiesa troppo piccola e venne demolita nel 1580 per essere accorpata alla piu fastosa S.Vincenzo , ristrutturata ed inaugurata nel 1600. San Quirico fu convento fino al 1785, poi orfanotrofio e poi caserma dei Bersaglieri (sempre caserma Paolini ).

Riassumendo, la sequenza cronologica degli usi dei fabbricati pubblici sorti nei secoli in Via Palestro è stata la seguente  :

-Strada tangenziale la città Romana – monasteri – istituti di carità od ospitalieri – caserme .

Si arriva così al secondo conflitto bellico che vede accasermamenti nel lato destro della Via. Sul lato opposto vi sono sempre state case e palazzi nobiliari. Gli impianti militari durano sino al dopoguerra , quando tra 1953 e 1954 passarono al Comune. Vi furono i soliti anni di accese discussioni su come salvare e mantenere le strutture monastiche già ampiamente stravolte in ospedali o caserme in circa 200 anni di rimaneggiamenti.

Tra gli anni 50 e 60 iniziarono le progettazioni di istituti scolastici lungo tutto il lato destro di Via Palestro, dalla chiesa S.Vincenzo e fino all’imbocco di Viale Trento-Trieste. Certamente la fine della Guerra segnò un boom demografico ed economico. Il boom post bellico manifestò a pieno la sua capacità nei primi anni 60.

Come sempre le zone di una città si prestano alle esigenze di un determinato contesto storico e alcuni spazi si piegano, modificano e adattano alla domanda del periodo .

Fu comunque l’intera area monastica, convertita in caserma Paolini, che venne smantellata per creare le scuole.

La caserma Paolini aveva forma di cuneo e aveva come area perimetrale Via Palestro, Viale Trento e Trieste, Via Faerno e chiesa San Vincenzo sempre su Via Palestro. Ora al suo posto ci sono le scuole Vacchelli – Beltrami – Aselli – Ghisleri.

Nelle foto l'angolo via Palestro e viale Trento e Trieste, caserma Paolini, prima della demolizione, oggi sede del Vacchelli (foto Fazioli) e poi la scuola al posto della caserma. E ancora il convento di S. Vincenzo poi Caserma Paolini e sullo sfondo la torre di San Vincenzo (foto Fazioli). La planimetria della Caserma Paolini e l'antica strada Dritta poi il magnifico chiostro demolito di San Vincenzo (Foto Fazioli)

Maurizio Mollica


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