2 agosto 2021

Vanessa, mai nessuna come lei: determinata, ostinata, decisa. Ma è ancora quella ragazzina che giocava a pallone in piazza a Genivolta

Finalmente è arrivata. Quella medaglia olimpica che è stata il sogno di una vita, agguantata in una età in cui le sue colleghe hanno ormai riposto ogni velleità agonistica, ma Vanessa è sempre stata diversa: forse nessuna è mai stata così determinata, così ostinata, così decisa nel tentativo di raggiungere un obiettivo, sin da quando era una balbetta, perché lo era ancora quando si presentò al mondo della ginnastica dominando da quasi sconosciuta il campionato mondiale del 2006.
Eppure è sempre rimasta la ragazza modesta, educata disponibile di allora, quella ragazzina che ricordo, già campionessa del mondo giocare a pallone coi fratellini sulla Piazza del Comune di Genivolta mentre si attendeva l'arrivo di una corsa ciclistica.
Bresciana di nascita, ma prestata per alcuni anni alla provincia cremonese (ha abitato a lungo a Genivolta e si è ora trasferita a Capriamo al Colle) rappresenta quanto di meglio la ginnastica femminile italiana ha prodotto in tutta la sua lunga storia, una storia che ricorda quella di un altro dei grandi, Oreste Perri: entrambi campioni del mondo non sono riusciti a conquistare quello che era il traguardo più ambito, quella medaglia olimpica che entrambi hanno solo sfiorato arrivando, sia l’uno che l’altra, due volte al quarto posto. E ancor più beffarda la sorte per Vanessa, finita al terzo posto a pari punti, ma ricacciata al quarto per un assurdo regolamento che ha dato la preferenza ad un’avversaria che aveva ottenuto lo stesso punteggio (prevale l'atleta che compie un'esecuzione migliore, rispetto a chi porta un coefficiente di difficoltà maggiore). 
L’avversaria era la russa Alija Mustafina, le Olimpiadi quelle di Londra 2012, la specialità il corpo libero.
Vanessa perògrazie alla sua grande tenacia, si è procurata un’altra chance: Tokyo 2020. A trent’anni, con una esperienza fatta di una ventina di stagioni ad altissimo livello e dopo l'ultimo grave infortunio, il quinto della serie che l’ha tenuta al palo per oltre un anno e relativo intervento chirurgico al quale ha voluto sottoporsi, è riuscitaincredibilmente a rientrare nell’arengo mondiale della ginnastica. L’ultimo, questo, dei tanti infortuni subiti in carriera: occorsole nella gara di qualificazione ai Campionati del Mondo di Montreal durante l’esercizio alla trave. 
La rottura del tendine di Achille sembrava aver posto fine alla sua brillante carriera, ma dopo oltre 500 giorni è riapparsa, subito in Coppa del Mondo a Melbourne:  gareggiò in qualificazione proprio alla trave e al corpo libero. Il giorno 25 febbraio 2019 vinse la medaglia d'oro con il punteggio di 13.600 al corpo libero. Partecipazione poi anche alle tappe di Coppa del Mondo di Doha e Baku: in entrambe vinse la medaglia di bronzo al corpo libero, dietro alla inimitabile e quasi imbattibile statunitense Jade Carey e alla bravissima compagna di squadra Lara Mori.
E’ a questo punto che Vanessa capisce di poter essere ancora ai vertici in vista di Tokyo, ma c’è ancora qualcosa da correggere: un altro doppio intervento ai piedi le consentirà di tornare agli attrezzi, in piena efficienza per tentare la qualificazione alla sua quarta olimpiade. Un altro record: nessuna come lei in Italia, pochissime al mondo. Come stiano andando le cose lo abbiamo letto sul suo nuovo sito internet:
“Però nonostante i successi non mi sentivo al top ed ecco, a fine marzo 2019, la decisione di operarmi nuovamente per risolvere alcuni fastidi a entrambi i piedi e di conseguenza nuovamente costretta “ai box”.
Secondo i piani sarei dovuta rientrare lo scorso novembre, dopo l’ennesimo periodo di riabilitazione snervante, mi sono preparata al meglio per quell’appuntamento ma a meno di un mese dalla gara ho iniziato ad accusare problemi fisici improvvisi tra cui stanchezza, uno stiramento al polpaccio ed un’infiammazione ai tendini del ginocchio. Non potevo crederci dopo tutto ciò che avevo fatto, ancora una volta il mio obbiettivo si allontanava. Faccio una serie infinita di esami da cui fuoriesce che da tempo ho una malattia autoimmune alla tiroide “Tiroidite di hashimoto” e una forma di asma, tutti problemi che per un’atleta sono distruttivi! Svanisce così la mia possibilità di tornare in gara a breve.
Inizio subito le terapie per risolvere questa serie di problemi e punto alla gara successiva del percorso… Ancora Melbourne!”
Niente, come si vede, può fermare questo condensato di forza di volontà, di voglia di vincere sempre, di tanto talento. Pochi al mondo sono gli atleti che hanno dovuto affrontare le conseguenze di infortuni gravi e che non hanno mai esitato a rimettersi in gioco con la voglia e l’umiltà di quando hanno iniziato da bambini
“Vany”, come da sempre la chiamano gli amici, appartiene ad una famiglia di sportivi: la mamma viene dalla ginnastica, uno dei fratelli più piccoli è salito più volte sul ring con la maglietta della Boxe Brescia Mariani ed è quasi naturale che sin da bambina sia stata avviata allo sport
E’ il 1997 l’anno in cui tutto ha inizio. Vanessa ha visto in Tv una gara di ginnastica artistica e ha deciso che quella sarà  la sua vita, Determinatissima sin da bambina, quando la mamma la iscrive ad un corsio di danza, capisce che non è quello che vuole e allora Mamma Galia la porta a Castelleone, alla “Liberi e Forti”, ma questo non le basta ancora, gli allenamenti non sono giornalieri, il talento emerge e allora a Brescia, alla Brixia: un piccolo provino e qui capiscono immediatamente che il materiale su cui lavorare è di prima qualità. 
Il problema sono la cinquantina di chilometri che corrono tra Genivolta e Brescia: due allenamenti giornalieri  e dopo pochi mesi la necessità di trasferirsi a Brescia, a soli otto anni. Una vita tutta dedicata alla ginnastica. allenamenti al mattino e al pomeriggio e, dalle 18 una scuola privata serale, ma bisogna arrivare al 2002, quando a 12 anni soltanto, arrivano le prime soddisfazioni: a Fermo vince il campionato Italiano Allieve ed esordisce in nazionale contro la Gran Bretagna
Non ha ancora 13 anni quando vince a Montevarchi il tricolore Juniores e prova ad attaccare le senatrici della ginnastica agli Assoluti: è quinta nel concorso generale, seconda nel corpo libero e alla trave.
Ad Amsterdam ci sono i Campionati Europei Juniores: è seconda nel concorso generale, terza alla trave, mentre agli Assoluti mette in fila tutte alle parallele.
2005: Campionati del Mediterraneo ad Almeria. Sei gare e sei medaglie, cinque d’oro e una d’argento, ma fu più il rammarico per l’oro perduto che non la felicità per quelli conquistati. Ormai aveva perfetta coscienza del proprio valore e non si accontenta più. A fine stagione, al Festival Olimpico della Gioventù Europea, vince la medaglia d’oro nel concorso individuale  al corpo libero, l’argento al volteggio,  il bronzo alle parallele.. 
Il 2006 la vede al debutto nella massima categoria, al cospetto delle ginnaste in assoluto più forti del mondo. Europei e mondiali attendono lei ed una squadra rinnovata, giovanissima ed  affamata e per la prima volta la ginnastica femminile italiana vola sul tetto d’Europa. Con “Vany” ci sono Lia Parolari, Federica Macri, Monica Bergamelli e Carlotta Giovannini. Superano in finale Russia e Romania, le dominatrici di sempre ed è la prima volta dell’Italia mentre Vanessa, per completare l’opera, vince l’argento al corpo libero.
Il 16 ottobre l’inizio dei mondiali ad Aarhus, in Danimarca. Selezione molto difficile, ma Vanessa ottiene la qualificazione alla finale in ben quattro attrezzi: non era mai accaduto ad una ginnasta italiana. Caricatissima anche per essere l’unica italiana in grado di fare lo Tsukahara avvitato “Silivas”, un elemento che poche al mondo sanno eseguire. E’ anche la prima al mondo a presentare un esercizio con cinque diagonali. Vanessa affronta tre giorni dopo la finale.
“Di quel giorno, di quella gara, mi ricordo ogni preciso momento, ogni emozione vissuta, ogni piccolo consiglio che mi dava Enrico, ogni punteggio conquistato.”
Una gara perfetta, nonostante un piccolo neo, una caduta alla trave che le fa perdere qualche briciola di punti, ma non la demoralizza anche se prima di quell’esercizio stava al comando della classifica provvisoria ed ora insegue al secondo posto, ma sa anche che ha dalla sua l’ultimo esercizio, il corpo libero, il suo preferito.
“Nessun dorma”  il motivo che l’accompagna nell’esercizio. Perfetto. E quando scende dalla materassina l’attesa del punteggio è spasmodica,  ma finalmente l a classifica esce sul tabellone e nel clan italiano scoppia il finimondo: è la prima medaglia d'oro italiana nella storia dei mondiali femminili.
2007: esordio in Coppa del Mondo a Parigi: tre  medaglie d’oro nelle tre prove affrontate e la soddisfazione di vedere che i festeggiamenti per il titolo mondiale e le varie esibizioni criticate da qualcuno, non hanno intaccato la condizione atletica.
Poco dopo, ad Amsterdam ai Campionati d’Europa arrivano l’oro nel concorso generale e nel corpo libero e soprattutto i mondiali di Stoccarda che valgono anche la qualificazione per le Olimpiadi.
Vanessa deve difendere il titolo conquistato ad Aahrus, ma le cose non si mettono bene: sbaglia un salto “Comaneci” alle parallele asimmetriche e si procura una frattura allo scafoide. Tiene duro, nonostante tutto; nel concorso, fallisce ancora il Comaneci ed è solo medaglia di bronzo, ma questo è solo il primo dei tanti infortuni che segneranno la sua carriera
2008. E’ l’anno delle Olimpiadi di Pechino e inizia male: agli Europei di Clermont Ferrand il piede la tormenta e finisce lontana dalle prime in classifica.
A Pechino, ov’è la più giovane della spedizione italiana, arriva con una noiosa tendinite: riesce a qualificarsi per la finale nel concorso generale, ma finisce tristemente undicesima.
Un brutto periodo quello successivo con la tendinite che peggiora ed un solo appuntamento rispettato nella stagione successiva: gli Europei di Milano ove conquista l’argento nel corpo libero tanto che ai successivi Europei di Birmingham e ai Mondiali, a Rotterdam, finisce senza medaglie intorno al decimo posto
Anno Olimpico 2012: i problemi più grossi sembrano alle spalle: l’Italia deve guadagnarsi il pass olimpico che ha fallito nell’autunno precedente a Tokyo e vi riesce nel test event di Londra.
E’ il 7 agosto quando si disputa la finale al corpo libero:  Vany vi arriva con il terzo miglior punteggio di  qualificazione. E’ terza a pari punti con la russa Mustafina, ma accade quanto abbiamo visto in precedenza e la tanto agognata meta svanisce.
Smaltita la cocente delusione, eccola di nuovo in competizione al Trofeo di Jesolo di inizio stagione ove si infortuna ad un piede. Sembra cosa di poco conto, tanto che la Federazione la convoca per gli Europei di Mosca dove gareggia in pratica solo per onor di firma a causa del riacutizzarsi del dolore, ma un buon riscatto arriva ai Campionati del Mediterraneo di Mersin dove vince ad otto anni di distanza dal suo primo successo internazionale diventando l’atleta italiana con il maggior numero di ori conquistati ai Giochi: otto!
Una bella soddisfazione ai mondiali di Anversa ove comincia a ritrovare se stessa e agguanta una bella medaglia d’argento nel corpo libero: l’ottava medaglia mondiale in carriera.
2014:dopouna bella medaglia d’oro nella Coppa del Mondo a Tokyo, ecco gli Europei di Sofia. Gioca quasi in casa essendo la mamma di origine bulgara: il tifo è tutto per lei quando gli appassionati sportivi scoprono che parla bvenissimo la loro lingua che ripaga l’entusiasmo del pubblico vincendo l’oro al corpo libero a pari merito con la rumena Iordache. Va in finale al mondiale di Nanning, in Cina, ma al rientro in Italia peggiora quel malessere che le aveva impedito di gareggiare al meglio nel mondiale. Mesi trascorsi con un malessere che non la lascia e, finalmente la diagnosi: mononucleosi. Un’annata praticamente persa, ma ad ottobre  c’è il mondiale di Glasgow in cui è in palio anche il pass olimpico per Rio de Janeiro. Si qualifica con la squadra che ottiene il 5° posto, ma rinuncia alla finale individuale a causa del fortissimo dolore al tendine di Achille che le impedisca anche di camminare.
Ed eccoci a Rio. Partenza in salita per la squadra che non si qualifica per le finali, ma nell’individuale ritrova una volta ancora se stessa: il dolore a piede è ancora lancinante, ma per un attimo lo dimentica. 
Torna a gareggiare , come ad Aahrus sulle note di “Nessun dorma”.
Sa perfettamente Vany di non poter competere con le americane Biles e Rasman irraggiungili. ma il bronzo è a portata di mano. Esercizio impeccabile, ma alla fine dell’ultima diagonale..... Un passo di troppo! Una piccola imprecisione: arriva una penalità e l’inglese Amy Tinkler le soffia il posto sul podio olimpico.
Il ritorno in Italia la vede delusa e intenzionata a lasciare definitivamente la ginnastica, ma continua a frequentare la palestra, prova ad insegnare e pian piano torna anche ad allenarsi tanto che, in ottobre va ai mondiali di Montreal, conquista ancora la finale,a ma ancora una volta la sfortuna si accanisce su di lei: salta stavolta il tendine d’Achille del piede sinistro.
Sono trascorsi oltre 500 giorni quando torna ufficialmente in gara, a Montreal, per tentare la qualificazione a Tokyo 2000 e, dopo tante peripezie, fa suonare l’Inno di Mameli, poi due bronzi a Baku e a Doha e la necessità di un ulteriore intervento chirurgico, la riabilitazione e ancora in carrozzina. Tokyo è vicina: il rinvio dell’Olimpiade a causa del covid potrebbe essere un piccolo vantaggio per lei, una possibilità di perfezionare la preparazione dopo l’ultimo intervento, ma non dimentichiamo che Vanessa le affronta ad una età che per una ginnasta ha quasi dell’incredibile, soprattutto per una che punta decisamente ad una medaglia, ma lei è Vanessa Ferrari e di miracoli ne ha già fatto tanti nella sua carriera
Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana dal 2007, Collare d’oro del CONI al merito sportivo dal 2006, questo scricciolo di 1 metro e 45 cm. ha riempito le cronache sportive sin da quando è apparsa sulla scena della ginnastica italiana: ha affascinato e attirato l’ammirazione anche di chi alla ginnastica artistica non s’era mai avvicinato.
Oggi è arrivata l'agognata medaglia a coronamento di una carriera lunghissima, irripetibile. Meritatissima, ma chissà che non la invogli a continuare. In fin dei conti, Parigi è vicina e non mancano che tre anni!
Forse non riuscirà ad eguagliare l’invidiabile primato di Oksana Čusovitina (sei Olimpiadi, da Barcellona 1992 a Londra 2012, oltre tutto sotto quattro bandiere diverse, Unione Sovietica, Bielorussia, Uzbekistan e Germania e dieci Campionati del Mondo), ma è sicuramente sulla buona strada e se c’è una ginnasta che può almeno avvicinarsi ad un tale primato è proprio Vanessa Ferrari.
Cesare Castellani


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