31 marzo 2024

«Siamo fatti per lodare Dio»: nella Veglia di Pasqua l’Alleluia diventa colonna sonora della vita. In Duomo il vescovo Napolioni ha presieduto la Veglia durante la quale ha battezzato 8 catecumeni

Una fiamma viva si affaccia dal portale spalancato della Cattedrale su una piazza del Comune spazzata da un vento freddo e bagnata dalla pioggia.

La notte della Veglia inizia così, con un fuoco nuovo, punto focale inedito tra il “mondo” e il mistero della notte di Pasqua: «Sappiamo quanto buio c’è nel mondo – arriva quasi sussurrata la voce del vescovo Napolioni che introduce la liturgia della luce, il primo momento della celebrazione – quanto buio nei nostri cuori, nei cuori di uomini e donne che soffrono, che temono, che si disperano. Cristo viene a squarciare questo buio con la sua luce, fuoco nuovo e il canto dell’esultanza».

Dal braciere il vescovo attinge la fiamma per accende il cero Pasquale che apre la processione: prima il cero con il vescovo, il vescovo emerito e i concelebranti, poi gli otto catecumeni che riceveranno il Battesimo con padrini e madrine e a seguire tutta l’assemblea. Nel buio della navata della Cattedrale il fuoco si diffonde tra i fedeli fino al grido che di invocazione di «Cristo luce del mondo» che conduce il popolo fuori dalle tenebre. È la storia della Salvezza, di cui l’assemblea si pone in un «ascolto prolungato, calmo e attento» durante la liturgia della Parola. «Perché – come osserva mons. Napolioni – quella Parola si faccia carne nelle profondità della storia umana, ancora, e la salvi».

Nella sua omelia mons. Napolioni sottolinea i momenti di silenzio che scandiscono le letture: «Momenti provvidenziali per percepire che qualcosa stava accadendo. Nella nostra Veglia stava germogliando un canto, l’Alleluia, del quale avevamo nostalgia. Perché l’Alleluia custodisce il senso profondo della nostra vita. Siamo fatti per lodare Dio».

Una lode che scaturisce dal racconto delle grandi opere di Dio nella storia della Salvezza, ma – aggiunge il vescovo – «non basta un grande racconto del passato, ci serve una grande notizia. La notizia sono le donne che vanno al sepolcro, trovano la pietra rotolata e comprendono che non è finita, anzi tutto comincia»

Così questo «Alleluia bussa al nostro cuore per diventare la colonna sonora costante della nostra esistenza. È tutto chiaro – riflette – tutto molto più grande di noi ma affidato anche alla nostra libertà». La libertà che ha portato otto catecumeni, proprio durante la Veglia Pasquale dalla mani di mons. Napolioni, adulti a ricevere il Battesimo.

Sono Armanda Hoti, originaria dell’Albania e da sette anni residente a Casalbellotto, frazione di Casalmaggiore; Saturday Ehais Uwafiokun, classe 1987, e Iredia Agho, nata nel 1996, coniugi nigeriani giunti in Italia otto anni fa, ora residenti a Brignano Gera d’Adda; Pasquale Sibona, di origini casertane e residente ad Antegnate; e quattro giovani d’origine nigeriana, tutti della comunità africana anglofona che a Cremona fa riferimento alla parrocchia di San Bernardo ed è accompagnata dal sacerdote nigeriano don Patsilver Okah, tutti giunti in Italia dopo aver attraversato il Mediterraneo su una piccola barca nel dicembre 2021 e ospitati dalla Casa dell’accoglienza della Caritas Cremonese. Otto storie diverse, otto testimonianze di «come si diventa cristiani anche oggi da adulti, per libera scelta, in risposta al dono di Dio».

«Non solo – prosegue il vescovo – si nasce cristiani (sempre meno) ma si diventa cristiani (sempre più). In tante chiese d’Europa sono centinaia i catecumeni che stasera ricevono il Battesimo e anche noi benediciamo questi nostri fratelli e sorelle in questa celebrazione che ora riguarda loro ma parla a noi, ci indica il futuro della nostra Chiesa che “non invecchia ma si rinnova” e tutto si integra in Cristo Signore, il primogenito della nuova creazione».

Dopo i riti battesimali e il conferimento della Cresima ai neofiti, la Veglia di pasqua prosegue con la liturgia Eucaristica, «vero culmine della grande veglia pasquale, la madre di tutte le veglie, la madre di tutte le eucaristie», a cui per la prima volta anche gli otto fratelli appena battezzati prendono parte con tutta la comunità che, entrata nella luce della Pasqua, li accoglie in festa.(www.diocesidicremona.it)


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