20 febbraio 2023

20 febbraio, a Codogno il primo caso di Covid. In provincia di Cremona i morti sono stati più di 1300. Oggi è la Giornata Nazionale del personale Sanitario. Il video di ATS Valpadana

Il 20 febbraio, giorno in cui a Codogno venne identificato il “paziente uno”, ricorre la Giornata Nazionale del Personale Sanitario, Sociosanitario, Socio-assistenziale e del Volontariato, istituita con la Legge 13 novembre 2020 per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio del personale medico, sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato nel corso della pandemia SARS-CoV-2.

Cremona è stata la seconda città a ritrovarsi di fronte al nemico sconosciuto che in pochi giorni, come uno tsunami, che già dal 21 febbraio si è abbattuto sul territorio, spezzando esistenze e stremando gli ospedali. 

Pur essendo stati identificati a fine gennaio due casi di coronavirus in turisti cinesi in visita a Roma, il 20 febbraio viene identificato quello che erroneamente sarà il paziente zero, un 38enne di Codogno. Diversi focolai erano già presenti in alcune zone del Nord Italia come a Vo' Euganeo e nella  provincia di Bergamo. Incominciando a cercare attivamente il virus -prima l'indagine mediante  tampone molecolare era eseguibile sono in persone di ritorno dalla Cina-, nel giro di 3 giorni si arriva a 325 casi confermati. E' l'inizio della prima devastante ondata per l'Italia. Un'ondata a cui si cerca di porre rimedio con il lokdown nazionale a partire da domenica 8 marzo.

Tre anni fa La nostra provincia è stata tra le più colpite dal Covid. A tre anni di distanza dal primo caso, il bilancio è terribile. I morti sono stati tantissimi, più di 1300. Cremona, il capoluogo, è stato il più martoriato in Italia: +60,7% di morti nel periodo gennaio-ottobre 2020 rispetto alla media dei cinque anni precedenti. Si sono spente vite nelle Rsa, nelle case, negli ospedali, nelle terapie intensive con uomini e donne attaccati a macchine che li accompagnavano alla morte e aiutati da medici che a volte non riuscivano a sopravvivere neppure loro. E poi la tragedia della impossibilità di vedere, accarezzare, parlare con i nostri cari. Senza poter mettere un fiore sulle bare, accompagnarli nell'ultimo viaggio, pregare tutti insieme per loro. C'è stato un tempo in cui si faceva persino fatica a contare i morti. Una tragedia nella tragedia.  

Secondo gli scienziati, che hanno analizzato “i primi 5.830 casi confermati in laboratorio” in Lombardia e ha scoperto che “l’epidemia in Italia è iniziata molto prima del 20 febbraio 2020” (nel periodo 14 gennaio – 8 marzo). All’8 marzo erano 910 i casi riconducibili alla provincia di Cremona. “Al momento del rilevamento del primo caso Covid-19 – si legge ancora – l’epidemia si era già diffusa nella maggior parte dei comuni del sud-Lombardia”.

L’ATS della Val Padana celebra la ricorrenza ringraziando ancora una volta tutto il proprio personale, quello di Asst Cremona, Asst Crema, Asst Mantova, i medici di medicina generale e i pediatri di famiglia, i medici della continuità assistenziale e i medici USCA , gli operatori dellestrutture sociosanitarie e delle strutture sanitarie private accreditate, i farmacisti del territorio e tutti i volontari, che con il loro instancabile lavoro hanno salvato vite, mettendo a rischio la propria e senza mai abbandonare la prima linea.

Per ricordare quei tragici giorni e il sacrificio di tutti gli operatori, l’ATS ha realizzato un video-racconto – a cura dell’Ufficio Comunicazione - che con immagini diventate storiche ripercorre le tappe della pandemia. 

 

 


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