Tante lingue, colori, culture e tradizioni in Cattedrale per vivere insieme l’Epifania
Si è celebrata nella mattinata di lunedì 6 gennaio in Cattedrale, a Cremona, la “Festa dei Popoli”: la Messa Pontificale dell’Epifania presieduta dal vescovo Antonio Napolioni ha fatto respirare lo spirito dei Magi, che da terre lontane arrivarono a Betlemme per rendere omaggio a Gesù Bambino appena nato.
La celebrazione, come premesso in apertura da don Umberto Zanaboni, incaricato diocesano per la Pastorale delle migrazioni, ha ricordato che la Buona Notizia della nascita del Redentore è rivolta a tutti, senza distinzione di nazionalità, lingua, colore della pelle, cultura e tradizioni. Un monito che si è fatto concreto in un grande abbraccio di colori, abiti e canti tradizionali, lingue e costumi delle comunità cattoliche di Costa d’Avorio, Nigeria, Ghana, Romania e Ucraina, che hanno affollato i banchi della Cattedrale insieme a molte suore di diverse Congregazioni provenienti da molti continenti, in particolare africane e indiane, ma anche giunte dall’America latina e da altre aree d’Europa e attualmente in servizio in diocesi di Cremona.
Preceduti da un lungo corteo cantante, curato dalla comunità del Ghana di Casalmaggiore, i sacerdoti concelebranti hanno raggiunto il presbiterio per l’inizio della Messa: accanto al vescovo c’erano i canonici del Capitolo, don Umberto Zanaboni, don Pierluigi Codazzi (direttore della Caritas diocesana), don Nicolas Diene (cappellano della comunità africana francofona), don Patsilver Okah (cappellano della comunità africana anglofona) e don Gabriel Ionut Giurgica (cappellano della comunità cattolica romena). Hanno prestato servizio all’altare i quattro studenti di Teologia del Seminario di Cremona originari del Togo.
Durante la celebrazione si sono succeduti numerosi i momenti di canto e di ballo a cura dei diversi gruppi presenti, nelle proprie lingue d’origine: il Kyrie, il Gloria e un canto di Comunione, offerti dalla Comunità della Nigeria della parrocchia di San Bernardo; il Salmo, l’Alleluia e un canto di Comunione, curati dalla Comunità Rumena; la Processione del Vangelo, l’Offertorio e il canto conclusivo, cantati e danzati dalla Comunità della Costa D’Avorio del Cambonino.
Il Vangelo è stato proclamato in italiano dal diacono, mentre il solo versetto “Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” è stato letto anche in inglese, francese, indiano, romeno e spagnolo. Allo stesso modo, dopo l’omelia del vescovo, la preghiera dei fedeli è stata proposta anche in quelle stesse lingue.
«Alza gli occhi intorno e guarda, tutti costoro si sono radunati, vengono a te». Ha aperto così la sua omelia il vescovo Antonio Napolioni citando le parole della lettura dal libro di Isaia (60,1-6). «I popoli non sono più prigionieri della nebbia, perché il Signore ha fatto risplendere la luce su tutto il mondo», ha poi spiegato, invitando a riconoscere ciò che è presente: la vita, che splende tra gli uomini e le donne che l’accolgono con modi, lingue e culture diverse, e che alcuni «tentano di assolutizzare, andando contro il disegno di Dio e contro il nostro vero bene».
È bello, ha sottolineato Napolioni, «fare Epifania tutti insieme!». L’Epifania di «un mondo che è fatto così: colorato, plurale, polifonico, luogo di diversità sorprendenti». Così come oggi Cremona, cosa di cui il vescovo ha invitato a ringraziare, perché il trapianto delle radici di ciascuno in una terra lontana arricchisce chi parte e chi accoglie. «Ora che sono qui io non so più se sono marchigiano o lombardo, anzi sono entrambe le cose», ha detto di sé, aggiungendo che «è proprio questo che aggiunge valore a tutti». La Chiesa stessa, ha precisato il vescovo, «è chiesa di chiese, famiglia di famiglie, in cui ogni novità è dono di Dio» e nella quale «non dobbiamo misurarci in base alle abitudini, ma alla carità e alla fantasia dell’amore». E ancora: «Il Vangelo, in tutte le lingue, è la novità di cui abbiamo bisogno», annunciando che, al termine della celebrazione, sarebbe stato consegnato un Vangelo scritto in molte lingue.
Nel corso della sua riflessione il monsignor Napolioni ha rimarcato che «occorre fare una politica e un’economia fraterne, affinché ci sia pace, giustizia, vero benessere, vita e speranza per tutti». Ma questo non è qualcosa da chiedere soltanto alle Istituzioni, ma che riguarda ciascuno di noi che, «grazie alla luce della stella che oggi abbiamo incontrato e con l’aiuto di Dio», dobbiamo rimetterci in cammino e «vincere i pregiudizi, le stanchezze e le paure, pellegrini di speranza insieme».
Il vescovo ha infine concluso esortando i fedeli a dare «una risposta di gioia al mondo, che sembra volercela togliere, e che ci riuscirà solo se non saremo saldi nella fede, uniti nella carità e testimoni di speranza».
Molti i momenti di gioia e di allegria, durante la celebrazione, scanditi dalle percussioni e dalle melodie delle comunità africane e dal bellissimo canto di tutte le comunità che hanno preso parte alla celebrazione. Ma il momento più toccante è stato il Padre Nostro, pregato in contemporanea in almeno cinque lingue diverse a sottolineare ancora l’importanza delle parole del vescovo. Tante voci, tante culture e tante lingue diverse, ma una sola grande speranza da condividere e da mettere a frutto, per una convivenza tra i popoli che non sia soltanto pacifica, ma che sappia davvero costruire il bene e il benessere di tutti.
È questo il messaggio della “Festa dei Popoli”, che in chiusura il vescovo ha auspicato possa diventare una tradizione ed essere portata avanti negli anni con tutte le comunità presenti sul territorio diocesano. (www.diocesidicremona.it)
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