Il messaggio di Natale del Vescovo di Cremona: "Torniamo a Betlemme"
Sono stato a Betlemme, con gli altri vescovi lombardi, due mesi fa. In una grotta vuota, a causa della paura per la guerra. E come vorrei tornarci presto, con tanta gente, tutti pellegrini di speranza anche dopo questo giubileo, in tempo di ritrovata pace. Per sorridere e salutare, da cristiani, i nostri fratelli ebrei e quelli dell’Islam, chiamati a una sofferta riconciliazione. Sono sicuro che anche Papa Leone ha questo grande desiderio, dopo aver sfiorato la Terrasanta, volando a sud in Turchia e a nord in Libano.
Il Papa ha espresso anche il desiderio di andare a Kiev, non contro qualcuno, ma per incoraggiare il dialogo tra popoli che gareggiano nella devozione alla stessa Madre, Maria, la madre di Gesù, il Salvatore venuto a portare sulla terra il fuoco dell’amore, lo Spirito di Dio, che può spingerci a far cessare il fuoco delle armi.
Forse è ancora presto (o meglio, è sempre tardi!) per realizzare questi desideri, e dunque non li metteremo via passate le feste. Devono infatti diventare progetti in cantiere, percorsi da intraprendere, passi quotidiani da osare. Tornando subito a Betlemme, col cuore, per contemplare l’unico vero Natale che ci riempie l’anima di serena fiducia: quello di Gesù, Colui che è venuto, viene e verrà. La liturgia della Chiesa ce ne offre l’annuncio sicuro, i segni eloquenti, la grazia interiore, la gioia da spartire. Invito tutti a celebrare così il mistero dell’Incarnazione, districandosi nella giungla dei natali consumistici, superando la tentazione di farne un comodo spettacolo cui assistere dal divano di casa. Per fare bene Natale, abbiamo bisogno di tutti, di ciascuno, anche di te. Per una preghiera corale, bella e potente. In cui i migliori cantori sono i piccoli e i poveri, gli ammalati e gli anziani, i carcerati e chi serve in vari modi la vita della collettività. Lavorando anche a Natale.
Per tutti risuona ancora l’annuncio, il canto, l’invito: “È nato per voi il Salvatore”. Gli faccia eco la decisione di chi si mette in cammino, magi o pastori del terzo millennio: “andiamo fino a Betlemme”, perché la grotta non resti vuota. Accalchiamoci tutti, affamati di senso per la vita, sostenendoci e non rivaleggiando. Senza temere: perché c’è amore, grazia, speranza per tutti. La vita piena, vera, eterna, che sgorga dalla paternità di Dio, si è manifestata e chi ne ha assaporato il gusto si illumina in volto e ne irradia il calore.
Il nostro è un tempo difficile, impegnativo, e proprio perciò stupendo per essere cristiani, discepoli del Bambino Nascente, che da laggiù, da ogni grotta della storia e della società, vagisce e impone un sussulto di umanità. Innanzitutto a quanti condividono la grazia della fede. E a tutti gli uomini e le donne che si riconoscono nella medesima dignità e nella fraternità universale.
Così, svuotati di ciò che ci appesantisce e frena, torniamo liberi di credere e di gioire. Augurandoci in verità l’umile pienezza del Natale.
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