7 novembre 2024

A due anni dalla chiusura, il buio su Villa Verdi: recinzione abbattuta, abbandono e degrado. La protesta degli eredi. La nemesi del Maestro

La tristezza che si prova passando davanti a Villa Verdi in questi giorni di freddo, nebbia e cielo grigio, basterebbe da sola a testimoniare quale sia lo stato di abbandono del monumento verdiano dopo due anni di chiusura. Questo per gli appassionati e i conterranei del maestro (come chi scrive), ma ancor più toccante è la testimonianza degli eredi del Cigno: «Noi eredi e, ricordiamolo, tutt’ora proprietari di Villa Verdi, per entrare a casa nostra dovremmo chiedere un permesso all’Isvegi (Istituto vendite giudiziarie) – dice Maria Mercedes Carrara Verdi, pronipote del Maestro – mentre la recinzione in rete metallica è abbattuta in più punti, al punto che chiunque potrebbe entrare nel giardino della Villa, anche solo per fare danni, se non per rubare. Per buona sorte ci risulta che, dopo un esposto dell’Isvegi stesso, sia stata incaricata una ditta di provvedere al ripristino della recinzione danneggiata. Due anni di abbandono hanno ridotto Villa Verdi in uno stato deprimente e il bello è che sembra vogliano incolpare noi del degrado che subito dall’edificio. Devo dire che siamo davvero demoralizzati per tutto ciò che è successo e sta succedendo da quando è iniziato questo iter, dopo la procedura di vendita all’asta e poi per l’esproprio. La Villa – sottolinea ancora la pronipote del Maestro – è totalmente vincolata, parco compreso e, perciò, riteniamo abbia poco senso il decreto di esproprio per pubblica utilità, anche perché o, meglio, soprattutto perché l’ultimo pensiero, l’ultima preoccupazione sembra essere Giuseppe Verdi. Ricordo bene le visite dell’ex ministro Sangiuliano, i suoi proclami e i suoi annunci in televisione e sui giornali; i concerti e gli eventi organizzati per raccogliere fondi. Poi l’accantonamento di milioni per l’acquisto di Villa Verdi, sbandierato a destra e a manca e, infine, dopo una serie di incontri infruttuosi, la proposta di indennizzo che, man mano, si è ridotta. Ci sentiamo presi in giro ma, ancor peggio, riteniamo tutto questo un insulto al Maestro e al suo monumento più vero».

Già, l’ex ministro Sangiuliano… dopo i proclami, gli accantonamenti di milioni, la rassicurazione che lo Stato avrebbe presto acquisito Villa Verdi per tutelarla e conservarla, è incappato in una storiaccia che lo ha costretto alle dimissioni. E non pare che il successore, stando alle prime cronache della sua attività, navighi in acque del tutto tranquille. Che sia la nemesi di Verdi? Ricordate don Giacomo Masini, il curato delle Roncole che rifilò una pedata al piccolo Peppino che si era distratto ad ascoltare l’organo mentre serviva messa? Ebbene, il ragazzino era già Verdi e, andandosene dalla chiesa, disse, rivolto al sacerdote, in puro dialetto bussetano: «Ch’at gniss un fülmin!» (che ti colpisca un fulmine). Ebbene, poco tempo dopo, mentre si trovava seduto negli scanni del santuario di Madonna dei Prati, don Masini venne ucciso (assieme ad altri tre sacerdoti, due sarti, un cane e un cavallo) dal violentissimo fulmine che colpì la chiesetta. Ora, dato che in “Rigoletto”, l’opera verdiana che più di ogni altra è definita “autobiografica”, una della arie più famose è quella che recita «Sì, vendetta, tremenda vendetta di quest’anima è solo desio... di punirti già l’ora s’affretta, che fatale per te tuonerà. Come fulmin scagliato da Dio, come fulmin scagliato da Dio, te colpire il buffone saprà», non sarà che l’insulto al Maestro trascurando la sua Villa, evocato da Maria Mercedes Carrara Verdi è un’altra, nuova, “Vendetta, tremenda vendetta” di Verdi?

Egidio Bandini


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