A Vidalenzo uno degli organi più piccoli del mondo e potrebbe arrivare da Cremona
Uno degli organi più piccoli (per dimensioni) d’Europa, se non del mondo, potrebbe provenire da Cremona (condizionale d’obbligo) e potrebbe essere finito sulla riva destra del Po. Si tratta di una vera e propria perla, custodita in una chiesa, quella di San Cristoforo in Vidalenzo, piccolo borgo, frazione del comune parmense di Polesine Zibello, posto al crocevia fra tre province (Parma, Piacenza e Cremona) e due regioni (Emilia Romagna e Lombardia). Luogo che, da pochi anni, è sede della comunità monastica benedettina “Custodi del Divino Amore” ed è particolarmente frequentato anche da tanti cremonesi per quella spiritualità e quel carisma monastico che si sprigiona tra le sue mura. Quasi nascosto in una cappella laterale, quasi inutilizzato e decisamente bisognoso di restauri, spicca un organo, di piccole dimensioni, capace di sfuggire agli occhi dei più distratti. Si tratta di uno strumento che, come tanti che si trovano nel Nord Italia, porta la “firma” dei celeberrimi Serassi, famiglia di organari che per almeno 15t0 anni tenne il primato nella costruzione degli organi in tutto il Nord e Centro Italia. L’organo, datato 1786, “firmato” da Andrea e Giuseppe Serassi, il prossimo anno taglierà il traguardo dei suoi primi 240 anni e potrebbe appunto provenire da Cremona. Infatti come emerge dalla relazione di Francesco Baroni datata 1991, si parla a chiare lettere di documenti d’archivio dai quali risulta che il 21 luglio 1797 venne comprato un organo dal signor Antonio Pizzinardi di Cremona il che fa pensare, in modo del tutto fondato, che possa trattarsi di un organo proveniente da un’altra chiesa, probabilmente cremonese. Oggi l’organo si trova quasi all’altezza del pavimento in un vano ricavato nel muro di fondo della prima cappella a sinistra (detta di San Giuseppe) in “Cornu Evangelii”. Fino al 1969, come emerge ancora dalla relazione di Francesco Baroni, si trovava in cantoria, in presbiterio, poi in seguito alla vendita della cantoria stessa e della cassa, fu trasferito dove si trova attualmente. Le canne di facciata sono 15, dal Fa1 del Principale Bassi, disposte a cuspide, con labbro superiore a mitria mentre la tastiera è di 50 tasti con prima ottava “corta” e tasti diatonici ricoperti di osso. La pedaliera cromatica è composta da 17 tasti di fattura antica e, per quanto riguarda i registri, questi sono a manette spostabili e fissabili ad incastro a destra del manuale. Ha due pedaloni con tiratutti del ripieno, combinazione prepara bile “alla lombarda” con pedaletto mancante di seguito alla pedaliera; la manticeria è composta da un mantice a cuneo e un piccolo mantice supplementare posto nel vano dietro allo strumento la cui struttura vede il somiere maestro e il somiere per contrabbassi sul fondo del basamento. La trasmissione, e msi attinge sempre a piene mani dalla relazione Baroni, è meccanica con tavola della catenacciatura dei tasti rivolta verso l’interno della cassa. Sembra essersi conservata la maggior parte del materiale originale di Serassi, a parte diverse canne della viola. Nel 1969 fu effettuato un grosso intervento, che comportò lo spostamento dell’organo dalla cantoria all’infelice posizione attuale e questo ne ha stravolto anche la successione delle manette sulla tavola dei registri con conseguente spostamento delle canne all’interno dell’organo. Dai documenti d’archivio, come già anticipato, risulta anche che il 21 luglio 1797 venne comprato un organo dal signor Antonio Pizzinardi di Cremona il che fa pensare che possa trattarsi di un organo proveniente da un’altra chiesa. Oggi, quell’organo, come si augurano anche i monaci benedettini Custodi del Divino Amore ha bisogno di importanti restauri ed è assolutamente auspicabile che, in vista dei 240 anni dello strumento, possano andare in porto riportandolo al suo antico splendore, valorizzandolo e, magari, intitolandolo a Carlo Verdi e Luigia Uttini (genitori del maestro Giuseppe Verdi) e magari anche al grande tenore Carlo Bergonzi (unanimemente considerato il più grande tenore verdiano di sempre) che riposano in quel piccolo “cimitero monumentale” che sorge proprio all’ “ombra della chiesa parrocchiale” di Vidalenzo. Chiesa che custodisce, tra l’altro, un olio su tela del cremonese Vincenzo Campi raffigurante “Cristo deposto e due angeli”. Opera, questa, che secondo uno studio del professor Giovanni Godi risalirebbe al 1573 e sarebbe una replica esatta, anche nelle dimensioni, dell’omonimo dipinto custodito nella chiesa cremonese di Bordolano, proveniente a sua volta dalla chiesa di San Mattia in Cremona. Non sarà semplice sistemare e restaurare il pluricentenario organo, dedicandolo a Carlo Verdi, Luigia Uttini e Carlo Bergonzi. Ma val la pena lanciare la sfida e chissà che, per una volta, le sue sponde del fiume non possano trovarsi unite per una giusta causa.
Eremita del Po
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