Addio a Luigi Lucchi, ex sindaco di Berceto, personaggio sopra le righe che negli anni '80 ospitò la Cremo di Vialli e Mondonico durante il ritiro estivo
Ha accolto più volte la Cremonese, da cittadino e da uomo impegnato in politica quando i grigiorossi effettuavano il ritiro estivo precampionato a Berceto, splendido borgo dell’Appennino Parmense ed ha sempre avuto nel cuore il grande ed indimenticato campione Gianluca Vialli. Se ne è andato nel tardo pomeriggio di ieri, all’età di 69 anni, da tempo malato, Luigi Lucchi, fino a pochi mesi fa carismatico ed instancabile sindaco del paese montano.
Di Vialli, al momento della morte del campione, aveva tirato fuori dal “cassetto dei ricordi” una foto davvero storica, datata 1983 , riguardante proprio il ritiro precampionato della Cremonese a Berceto (la squadra alloggiava all’Albergo Poggio). Di quella storica compagine faceva parte anche Gianluca Vialli che, grazie anche alla sua consueta disponibilità, non solo posò con i bambini di Berceto ma colse anche l’occasione per offrire loro qualche lezione di calcio, tra sorrisi e simpatiche pacche sulle spalle. Era stato, quello, l’anno in cui la Cremonese, in serie B, allenata dall’indimenticato Emiliano Mondonico arrivò terza, con 45 punti, alle spalle di Como e Atalanta e venne promossa in serie A. Presidente, all’epoca, era l’indimenticato Domenico Luzzara. Vialli, che si laureò capocannoniere della squadra con 10 reti, passò poi alla Sampdoria.
Nella storica foto ripescata da Luigi Lucchi, Vialli è ritratto proprio insieme ai bambini di Berceto. Da non dimenticare poi l’accoglienza che, per anni, il sindaco Lucchi ha riservato ai bambini saharawi ospitati prima a San Daniele Po, a Scandolara Ravara ed a Motta Baluffi e senza dimenticare il legame che aveva con tanti cremonesi che hanno scelto come luogo della loro seconda casa e delle loro villeggiature proprio Berceto, comune di cui è stato sindaco per quindici anni, fino a pochi mesi fa. Sulla scena politica emiliana era invece attivo da decenni. Un uomo che si è fatto apprezzare da tutti, Lucchi, per il grande attaccamento alla sua terra, per la passione con cui quotidianamente si è speso per la sua gente e soprattutto per il suo straordinario carisma e per tutta una serie di iniziative singolari, talvolta pittoresche, spesso di carattere umanitario o comunque legate al sociale, grazie alle quali ha sempre fatto in modo di tenere i “riflettori” alti sulla sua amatissima Berceto.
Nel 2021 aveva attribuito la cittadinanza onoraria a Saman Abbas con l’obiettivo di far “emergere problemi enormi che coinvolgono il nostro Paese. L’Italia negli ultimi 50 anni ha fatto passi da gigante, seppur insufficienti, nei diritti civili, nei diritti del mondo femminile – aveva detto - Il pericolo, visto il numero spropositato di femminicidi (dimostrando anche qui lungimiranza e attenzione in forte anticipo rispetto a chi si sarebbe dovuto muovere prima), è di rimpolpare una cultura retrograde che avevamo, nei confronti della parità femminile e nel rispetto della donna“. Il monito del Consiglio comunale di Berceto da lui guidato era anche stato quello di combattere “le usanze tribali di diverse Comunità immigrate in Italia con l’applicazione delle nostre Leggi: sono le Leggi Italiane che debbono essere rispettate, insieme alla Costituzione, da parte di tutti coloro che abitano in Italia. Saman Abbas ha tentato di avvalersi di queste Leggi ma non siamo stati capaci, perché non è semplice, di farle rispettare, in questo caso, dalla sua famiglia. Resta il sacrificio e il coraggio di una ragazzina che è stata immolata sull’altare della negazione, a una donna, della libertà E’ un onore attribuire la cittadinanza onoraria del Comune di Berceto a Saman Abbas. Un onore e un monito. Mai più delitti come questo”.
“Tradizioni barbare – aveva detto ancora Lucchi – non debbono trovare posto in Italia e questo richiede la capacità anche delle Istituzioni di contrastarle. Gli emigrati debbono rispettare le nostre leggi e noi dobbiamo applicarle. A ben vedere, ad esempio, Saman aveva diritto a una copia dei documenti senza dover tornare a casa dove la famiglia glieli aveva sequestrati. La famiglia doveva essere denunciata. Le leggi ci sono: applichiamole”.
Da primo cittadino di Berceto ha spesso realizzato iniziative forti e talvolta clamorose come quella che, nel 2019, lo aveva portato a conferire la cittadina onoraria ad Abdullah Ocalan, il leader del Pkk curdo detenuto da vent’anni nell’isola-prigione turca di Imrali. Una iniziativa, che aveva anche sollevato le ire turche al punto che, all’epoca, il ministero degli Esteri turco aveva convocato l’ambasciatore italiano ad Ankara per esprimergli la “forte condanna” del governo di Recep Tayyip Erdogan per l’attribuzione della cittadinanza onoraria ad Abdullah Ocalan. “Quando si difendono ideali e diritti non bisogna avere paura”, aveva da subito commentato il sindaco di Berceto che, nel 2019, aveva anche incaricato uno studio legale di Mantova di seguire il corso legale con la Corte Penale dell’Aia e di chiamare in correità l’Onu, il G7, il G8, il Presidente del Parlamento Europeo e la Presidenza della Commissione Europea. Il primo cittadino bercetese, infatti, aveva denunciato al Tribunale dell’Aja il presidente del Brasile Bolsonaro per crimini contro l’umanità. Poco più di dieci anni fa aveva rischiato di farsi arrestare tentando di spogliarsi davanti al Quirinale, non certo per esibizionismo ma per protestare contro i continui tagli dell’allora governo Monti.
Per rimarcare come si è “ostaggi della burocrazia” e per evidenziare la “spada di Damocle” costantemente rivolta, con tagli continui, ai piccoli comuni, su era anche fatto fotografare in mutande con la fascia tricolore, ed in manette schiacciato da quattro scatoloni di scartoffie. A Berceto aveva anche “celebrato” le esequie di Paperon de’ Paperoni, celebre personaggio Disney a cui il Comune ha dedicato una vera e propria tomba all’interno della cripta del palazzo municipale, anche in questo caso per protestare contro i tagli alle risorse delle amministrazioni locali e contro le troppe tasse. Per pubblicizzare l’iniziativa erano state distribuite centinaia di cartoline con il testamento che il papero miliardario, “emblema del capitalismo romantico”, come si leggeva nel testo dell’epoca, ha lasciato al nipote Paperino: “Voglio riposare nella cripta del comune di Berceto”. Zio Paperone, secondo il racconto di Paperino, si sarebbe lasciato morire “non riconoscendosi più nell’attuale mondo degli affari. Un’economia di carta, un turbo-capitalismo spietato che affama interi popoli”. Berceto era stato scelto, nell’idea del sindaco, per il legame con i Sioux, con cui il Comune è gemellato, che sono stati vittime della corsa all’oro tanto caro a Paperone.
Lucchi si era poi autodenunciato ai carabinieri accusandosi di alto tradimento alla Costituzione Italiana definendosi “colpevole, come ogni italiano, di non averla difesa”. Aveva anche posizionato un sacco da pugile davanti al Municipio, col nome di Mario Monti sul cartello accanto, affinchè i cittadini potessero sfogarsi contro le tasse. Nella sua prima giunta da sindaco aveva nominato assessore nientemeno che Irene Pivetti, ex presidente della Camera dei Deputati che, di cuore, aveva accettato. A Berceto fece anche dedicare un parco a Tatanka Yotanka, vale a dire Toro seduto e, per l'occasione, partecipò alla cerimonia di intitolazione anche una delegazione di indiani dakota. Tutto lo aveva costantemente fatto per amore delle sua terra, dei suoi monti, della sua Berceto, dando vita ad esempi che tanti altri sindaci dovrebbero seguire, anche sulle due rive del Po. “Luigi se puoi aiuta tutti ma in cambio non pretendere neppure un caffè”: così gli aveva detto molti anni fa uno zio sacerdote (don Giuseppe Lucchi). Un monito che lui ha seguito per tutta la vita, spendendosi senza mai chiedere nulla in cambio e spesso rimettendoci, ma guadagnandoci in stima ed ammirazione da parte di tutti che ora lo salutano con un “Ciao Luigi sindaco per sempre” e con la certezza, aggiunge chi scrive queste righe, che nei campi del Paradiso, insieme a Gianluca Vialli, starà già facendo giocare a pallone tanti ragazzi.
Eremita del Po
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