Allarme violini in bianco e prodotti seriali offerti su Internet dai 1000 ai 5000 euro. Vengono dalla Romania, sono destinati a liutai e negozianti. A Cremona chi vigila?
Quello che prima poteva essere un traffico semiclandestino, ora viaggia tranquillamente alla luce del sole: sul profilo Facebook di un imprenditore romeno, nato a Reghin, in Romania, nota anche come la “città dei violini”, vengono pubblicizzati interi stock di violini e violoncelli in bianco a prezzi che vanno dai 1000 ai 5000 euro. La proposta è riservata a liutai, negozi di articoli musicali e rivenditori. In dieci anni, da quando è iniziata l’attività, sono stati consegnati legni di risonanza, componenti e strumenti musicali in oltre 50 paesi. Sono legni di acero e abete che provengono dalle foreste dei Carpazi di cui, secondo la leggenda riportata sul suo profilo dal nostro imprenditore, si sarebbe servito lo stesso Stradivari. L’azienda in questione, che come documentano le foto ha partecipato alle recenti edizioni di CremonaMusica, informa che si ricevono ordini per strumenti in bianco, da consegnare entro il 2023, ancora per tutto il mese di aprile. Si forniscono indifferentemente modelli Stradivari e Guarneri secondo il gusto del committente. Il laboratorio è in grado di produrre strumenti con il proprio marchio ed altri su richiesta del cliente. Tutto alla luce del sole, con relativo tariffario, e la raccomandazione ad inoltrare l’ordinativo in fretta, per avere la priorità. Un’attività perfettamente legale e rigorosamente dichiarata, ma che presenta l’incognita dell’utilizzo finale.
Il traffico è iniziato poco meno di una decina di anni fa, quando a Cremona legni e strumenti in bianco arrivavano trasportati su camion carichi di legname destinato ai laboratori artigianali cremonesi. I mercanti offrivano prima i loro legni, poi, se il cliente non era soddisfatto, presentavano i violini: strumenti grezzi, semilavorati di tipo industriale prodotti in alcune note fabbriche romene e bulgare. Ne arrivavano centinaia ogni settimana invadendo ogni spazio. Un liutaio, oggi come allora, sa poi come adattarli in base alle proprie esigenze ed a quelle del mercato. Basta un ritocco un po' qua e un po' là secondo la propria esperienza, una mano di vernice e quel violino made in Cremona può essere messo tranquillamente in vendita all'ombra del Torrazzo. Il prodotto grezzo allora costava dai 250 ai 600 euro. Ma esistevano anche violini finiti a non più di 800 euro. Oggi i prezzi sono lievitati. Il problema è capire a chi poi finiscano in mano questi strumenti. Se si tratta di allievi di Conservatorio lo strumento può anche andar bene. Ma se poi quel violino viene venduto ai prezzi di un prodotto artigianale il discorso assume aspetti inquietanti. Certo la crisi del settore ha avuto il suo peso sullo sviluppo di questo traffico, fino a qualche tempo fa rigorosamente in nero e di conseguenza privo di qualsiasi tracciabilità. Ma anche la prospettiva di facili guadagni senza impegnarsi troppo in termini di investimenti economici e di fatica ha contribuito in modo determinante ad alimentarlo. il primo ad accorgersene, in tempi non sospetti, quanti 25 anni fa, nel 1999, fu il grande liutaio Alexander Krylov, padre di Sergej. Venuto dalla Russia per esercitare il proprio lavoro a Cremona, si accorse che non tutti gli strumenti valevano quello che si pretendeva fosse il loro prezzo. Il problema, però, è alla fonte. Chi è ancora in grado di garantire la qualità degli strumenti fabbricati a Cremona, ed evitare che una produzione totalmente seriale si infiltri e prolifichi all’ombra della tradizione classica cremonese del rigorosamente “fatto a mano”, sfruttandone l’immagine?
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commenti
L'innominato
30 gennaio 2023 14:44
E chi oggi latita a Cremona città della musica del violino città patrimonio UNESCO e chi più ne ha più ne metta ? Qui non c'è NESSUN controllo come sempre.Sono sempre solo parole parole e parole di chi si riempie la bocca parlando di eccellenze e magari poi continua a ridere senza porre in atto alcun sistema di controllo e di vigilanza
enrico
30 gennaio 2023 17:50
C’è un consorzio liutai se non erro...
Una delle sue finalità, a mio avviso, dovrebbe proprio essere quella di “sorvegliare” il mercato in generale e quello cremonese in particolare, offrendo agli associati informazioni e spunti di riflessione, oltre che a promuovere il marchio e l’immagine “Violìni Made in Cremona”
Primo Luigi Pistoni
31 gennaio 2023 10:03
Un consorzio con 39 iscritti su 180 liutai isctitti alla Camera di Commercio ? ...non mi sembra così rappresentativo della "comunità locale" dei liutai...se poi vogliamo sottolineare che è sostenuto da una parte della politica ed economia locale, ma non dalla comunità di tutti liutai allora andiamo daccordo.