6 settembre 2023

Anche la cultura in campo nella protesta trasversale contro la demolizione dell'ospedale. Da Maria Luisa Betri a Carlo Carrara. De Crecchio: "E' un monumento. Si può chiedere il vincolo"

Scorrendo gli elenchi delle nuove adesioni viene confermata la trasversalità della protesta. Anche stavolta la duplice richiesta, un 'sì' e un 'no',  è stata sottoscritta da insegnanti, impiegati, commercianti, medici, pensionati. Ci sono anche un imprenditore, un ingegnere, un liutaio e un attore di teatro e cinema. In campo, sempre di più, anche anche il mondo della cultura cremonese. All'appello hanno aderito due delle sue voci più autorevoli e originali: Maria Luisa Betri, professore associato di Storia contemporanea alla facoltà di Lettere e filosofia della Statale di Milano., e Carlo Carrara, filosofo saggista. "Il Maggiore è  stato ultimato poco più di 50 anni fa .- dice la docente universitaria -. Ho studiato la storia della sanità e mi sento di affermare che il vecchio ospedale presenta problemi di assetto. Necessita, a mio avviso, di una ristrutturazione ma non c'è bisogno di sbattere via svariati milioni di euro per abbatterlo e costruirne uno nuovo. La cosa importante è riqualificare la struttura esistente immettendo personale preparato, medici e infermieri bravi". La professoressa Betri continua tornando alle sue ricerche sulla sanità cremonese, "che, tra il 1800 e il.1900, ha espresso figure di alto livello come Francesco Robolotti al quale, non a caso, è dedicata una via della nostra città".

Dalle luci di ieri a alle polemiche di oggi. "Gli sconsiderati interventi della politica hanno distrutto la sanità di base e svilito quella ospedaliera. Il 'pubblico' non esiste più". Poi un'altra ragione a favore della petizione sempre guardando al passato, lontano e più recente. "Il nostro ospedale è stato edificato grazie alle donazioni, come terre e beni, dell'illuminata società cremonese. L'idea di cancellare la storia è un segno ulteriore dei tempi". L'operazione della Regione "non risponde, mi sembra, alle vere esigenze - far funzionare la sanità pubblica e riqualificare l'edificio esistente - ed è, ripeto, un esempio di spreco di soldi. Una cosa senza senso, figlia di una politica che non condivido".

Dopo la storica, lo studioso, anche lui cremonese, di Heidegger e Kierkegaard . "Ho sottoscritto la petizione - argomenta Carrara - per una questione di principio, ma, soprattutto, di saggezza pratica e di buon senso, che chiunque può avere. Se in un mondo tecnico-scientifico come il nostro il nuovo è già vecchio dopo un anno, al massimo cinque, a cosa serve distruggere il vecchio per il nuovo che quanto prima è già vecchio?". "Rafforzare, fortificare, consolidare, in breve, rendere forte il vecchio nel suo essere e nel suo fare - conclude Carrara -. In questo modo, il vecchio è sempre nuovo".

Altro banchetto, il terzo, sabato. Ma è già iniziato il conto alla rovescia per il lunedì successo: il direttore generale della ASSt Cremona, Giuseppe Rossi, ha accettato di incontrare una rappresentanza del Movimento. Il faccia a faccia è in programma alle 15. Prima di quella data i promotori della petizione invieranno al dg Rossi una lettera in cui anticipare i motivi della mobilitazione. Un'altra strada potrebbe essere quella, suggerita dall'architetto Michele De Crecchio, della Soprintendenza. "A mio personale parere, un edificio paesaggisticamente rilevante come il Maggiore - scrive De Crecchio, uno dei primissimi sostenitori dell'appello - presenta tutte le caratteristiche per ottenere il riconoscimento, anche formale, di 'monumento', cioè di caratteristiche eccezionali". E questo per due motivi: "Conservare la memoria storica delle particolari e difficili vicende che portarono un territorio a volere la costruzione dell'ospedale" e "conservarne la fondamentale funzione di importante 'caposaldo' visivo nel panorama cittadino visto da sud-est".

 

Gilberto Bazoli


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commenti


Gianni

6 settembre 2023 14:28

Io non credo che lo demoliranno. Non hanno previsto i soldi per farlo.
Di sicuro faranno tabula rasa del parco verde e ci costruiranno la nuova mini struttura degna di un paesotto e non di una città, i soldi han già comunciato a girare si vede tra progetti e altro. Poi la struttura abbandonata rimarrà un contenitore per progetti estemporanei come lo è diventato il vecchio ospedale cittadino.

Pierpa

6 settembre 2023 17:16

Giusta l'osservazione storica, oltre alle considerazioni tecnico-sanitarie. Gli Istituti Ospitalieri, poi diventati Azienda Isoedale ed infine, oggi, ASST, non sono un dono di Regione Lombardia ai cremonesi, sono (anche) espressione della solidarietà locale attraverso lasciti, donazioni, eredità. Non c'è politico o dirigente di nomina politica che possa ritenersene proprietario e disporne a piacimento.