Ancora deserta l'asta del teatro Politeama. Nessun sussulto da Cremona. Prossima battuta tra febbraio e marzo con un ribasso del 25%
E' andata ancora deserta l'asta per il Politeama Verdi, lo sfortunato teatro cremonese affacciato praticamente sul corso Campi e compreso tra via Arisi e via Cesare Battisti. Nessuna offerta è pervenuta e una nuova asta giudiziaria sarà battuta a Lodi tra febbraio e marzo con un ribasso del 25% sul prezzo della perizia che era di 384mila euro. Dunque quel che resta dello storico teatro non ha smosso nessuno, nè privati nè enti pubblici locali. Purtroppo quello del Politeama è una storia sfortunata: incendi, ricostruzioni, abbandoni, interventi distruttivi e una sorta di "damnatio memoriae" per il teatro che faceva concorrenza al Ponchielli.
La mattina del 9 dicembre 1896, un enorme incendio divorò il teatro Ricci, il teatro popolare di Cremona costruito interamente in legno. Un rogo enorme ed impressionante. La città non poteva stare senza un teatro popolare che facesse concorrenza al teatro Concordia, poi diventato Ponchielli. I cremonesi diedero così vita ad una società con alla testa Ettore Sacchi e subito ricostruirono un nuovo teatro al posto del vecchio Ricci. Nacque così in pochi mesi il magnifico teatro Politeama tra via Cesare Battisti e via Arisi, a venti metri da corso Campi. Un gioiello fatto di stucchi, palchetti e pitture, uno scrigno disegnato dall'architetto Sfondrini, uno specialista del settore che aveva già realizzato lo Storchi di Modena. Questa era la Cremona dell'Ottocento quando l'arte, la cultura, il buongusto lo spettacolo erano di casa in città. L'esordio avvenne con la Boheme di Puccini, quasi una prima nazionale. Altri tempi, altri uomini, altra cultura. I più giovani probabilmente ne ignorano addirittura l'esistenza. Vedono la grande cupola da lontano ma neppure sanno che in pieno centro città, tra via Cesare Battisti e via Arisi, a venti metri da corso Campi c'è quel che resta del teatro. Opere liriche, concerti, spettacoli da circo, persino incontri di boxe si facevano nella vecchia struttura. Infine il cinema e poi la chiusura e il declino. I più avanti negli anni si ricorderanno di certo del Politeama Verdi quantomeno come cibema. Poi trentatré anni fa si ebbe l'idea sciagurata di un recupero utilizzando la legge regionale Verga, togliendo al teatro gli spazi dei palchetti, le gallerie, parte del palcoscenico, i locali accessori per farci appartamenti. Un autentico disastro. E' rimasto il matitone centrale con la splendida cupola rifatta in vetro (non più in rame), la platea, un misero palcoscenico, il foyer e la prima fila di palchi.
Siamo entrati recentemente, pur spoglio e abbandonato, il Politeama continua a conservare un fascino straordinario. Ma Cremona lo ignora, fa finta di non sapere, non sentire e non vedere. Come le tre scimmiette. Da tanti anni, purtroppo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
Michele de Crecchio
10 gennaio 2024 00:55
Proprio in questi giorni ho avuto modo di vedere su di una TV privata un interessante servizio concernente il recupero, ormai di fatto notevolmente avanzato, che in una cittadina dell'oltrePo emiliano, un gruppo di volenterosi cittadini sta realizzando di un teatro liberty singolarmente simile, per condizioni manutentive e per caratteristiche strutturali, al nostro sfortunato Politeama. Mi auguro che anche a Cremona si voglia finalmente rimediare a quello che, assieme al distrutto Supercinema, costituisce, attualmente, una scandalosa coppia di orrendi "guasti urbani" ai quali la nostra città non sembra stranamente ancora interessata a porre, finalmente, decoroso rimedio!
Presariog
10 gennaio 2024 08:17
Se cambiamo la destinazione d uso forse lo vendono diversamente sarà difficile trovare qualcuno che si accolli un debito del genere.
Manuel
10 gennaio 2024 17:22
Casa d’appuntamenti?
Mariateresa
12 gennaio 2024 14:12
Il Politeama secondo me merita di essere restaurato, è una bella struttura che valorizzerebbe un centro che sta morendo; potrebbe tornare ad essere un cinema, un sala per eventi, concerti, conferenze, mostre, magari attrezzato con un bar.
L'importante credo sia non ignorarne l'esistenza, ma impegnarsi con serietà a trovare soluzioni, sia da parte del pubblico che del privato.