20 settembre 2023

Bancarelle spostate da via Baldesio per un cantiere mai partito. Tre ambulanti: "Un vero disastro economico, tre mesi che non lavoriamo, i clienti sono abitudinari"

Niente per loro è più come prima dal 4 luglio, un martedì. “Dal Comune ci hanno avvisato che in via Baldesio erano caduti dei calcinacci dalla palazzina Liberty. Quindi, dal giorno dopo, abbiamo dovuto spostarci in piazza Duomo. Da allora sono trascorsi quasi tre mesi. Un disastro economico, per noi. Come con il Covid, non esagero”. Annamaria Bertoglio e il marito, Franco Bottaioli, vendono vestiti per donna al mercato. La loro pazienza e degli altri due colleghi costretti al trasloco, Angelo Guindani (casalinghi e ferramenta) e Viola Bardella (accessori d'abbigliamento), è giunta al limite.
Da via Baldesio alla piazza è questione di poche decine di metri che però, per questi storici ambulanti conosciuti da tutti in città, si sono trasformati in chilometri. “I nostri clienti, i frequentatori del mercato sono abitudinari. Qualcuno di loro pensava che fossimo in ferie”, dice Bertoglio. Fa due conti: “C'è stato un crollo verticale degli incassi: il 60 per cento. Siamo alla frutta. Il trasferimento forzato si poteva accettare per un breve periodo, ma nel lungo diventa insopportabile. Avere la bancarella in piazza equivale ad essere morti: questo è, da sempre, lo spazio dei fioristi e degli alimentari. Cosa c'entriamo noi? Via Baldesio, invece, era l'accesso al mercato”. A fianco del suo banco, vicino al Battistero, c'è quello di Guindani. Articoli diversi, ma stessa musica. “Il fatturato è calato del 50 per cento. Anzi, molto di più. Un disastro. Non vedo l'ora di tornare dove sono sempre stato. Sarò sincero: i primi giorni dopo lo spostamento ho incassato una somma irrisoria, cento euro”. Poco più in là, di fonte ai portici del municipio, la postazione riservata a Bardella. “Lavoro un decimo di prima. Intanto il tempo passa. Pago le tasse e il plateatico. Cosa faccio? Chiudo? Qui siamo isolati. Non sono arrabbiata, ma delusa perché non mi sento capita”. Non tutti capiscono che dall'altra parte del banco, davanti ai furgoncini e sotto i tendoni ci sono delle piccole ma vere e proprie aziende, delle famiglie. “Bisognerebbe mettersi nei nostri panni per rendersi conto della situazione in cui siamo stati catapultati”.
Gli ambulanti non ce l'hanno con il Comune. “Sia i dirigenti che i vigili sono stati bravissimi, ci sono venuti incontro”. Né con la Camera di Commercio, proprietaria dell'edificio che ha perso i pezzi. “Anch'essa si è data da fare”. Il problema è un altro, Un problema che, a nome anche dei suoi colleghi, la commerciante di abiti e gonne sintetizza così: “Tutto dipende dalla celerita' e dalla volonta' della Soprintendenza di Mantova che deve autorizzare l'inizio dei lavori allo stabile danneggiato. Oltretutto, in questa incertezza diventa difficile programmare, fare gli ordini”. Lei e gli altri hanno il completo sostegno della Confesercenti, la loro associazione. “L'edificio in questione è vincolato - commenta il direttore, Giorgio Bonoli -. Sollecitiamo vivamente la Soprintendenza a dare il via libera all'affidamento del cantiere, che poi si spera duri il meno possibile”. Bonoli allarga il discorso: “Questo, dopo quello da via Gramsci, è il secondo trasferimento. Segno che il mercato è in confusione”. Davanti alle pentole e agli spremiagrumi esposti passa una cliente: “Dove siete finiti? E' da tre mesi che vi cercavo”.

Nelle foto i tre ambulanti (Viola Bardella, Angelo Guindani, Franco Bottaioli e Annamaria Bertoglio con Giorgio Bonoli. Poi il cantiere mai partito

Gilberto Bazoli


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