Cento anni fa il primo cremonese al Tour: il portalettere Luigi Ugaglia. Partecipò grazie a una sottoscrizione pubblica lanciata dalla Cremonese. Investito da un'auto dovette abbandonare la corsa
Lunedì il Tour de France partirà da Piacenza. Da "Il sabato Illustrato" raccontiamo la storia di Luigi Ugaglia che potè iscriversi al Tour cento anni fa grazie a una sottoscrizione pubblica lanciata dalla U.S. Cremonese.
Una tappa di 424 chilometri non era poi una cosa eccezionale nel 1924. Un giro d'Italia che si rispettasse, doveva mettere i concorrenti alla più dura prova delle loro risorse morali e fisiche. Così la Bologna-Fiume acquistò i caratteri di un avvenimento leggendario sin da allora e quando alla mezzanotte in punto venne dato il via, i pochi corridori rimasti in gara, sotto un torrenziale acquazzone, si diedero a pedalare come se stessero per fare una passeggiata.
Un corridore si fermò appena fuori Bologna. Aveva rotto la catena. Chiunque altro si sarebbe dato per vinto, ma Luigi Ugaglia, così si chiamava il numero 27, sotto il diluvio di pioggia trascinò per mano la bicicletta fino ad alcune case e si diede ad urlare per chiamare gente. «C'è uno del giro d'Italia!», dissero alcune vecchiette facendosi il segno della croce. E Ugaglia a maledire alla sua sorte, ad invocare un meccanico nel nome di tutti i Santi. Uscì finalmente, con un asciugamano avvolto in testa, uno strano tipo di boraccione.
«Che vuoi?», gridò al corridore. E senza attendere risposta prese la bicicletta e la trascinò in una stamberga che gli serviva da officina. La catena venne aggiustata alla meglio, mentre Ugaglia pestava i piedi e continuava a guardare in strada.
Era passata mezz'ora quando poté risalire in sella. Fuori ancora la pioggia ed il vento e la notte: una buia notte senza speranza. Luigi Ugaglia iniziò l'inseguimento. Passò per abitati deserti, scavalcò carretti e non badò ai lazzi lanciatigli dai soliti buontemponi che tentavano di passare la notte in bianco bevendo bottiglie di vino nostrano. Un inseguimento che non finiva mai, che durò fino a che il sole non apparve in cielo, dopo la fine della pioggia e quasi era mezzogiorno e si vedevano le case di Monfalcone. 250 chilometri, ma finalmente il ricongiungimento ed alla fine, per poco, non arrivava primo!
Questa la tempra di Luigi Ugaglia, una gloria del ciclismo cremonese vecchi-tempi. Luigi Ugaglia faceva il portalettere a Sesto Cremonese ma pochi ricordano il suo nome. Eppure di Ugaglia ne parlarono tutti, in quel 1924, quando con pubblica sottoscrizione lanciata dall'Unione Sportiva Cremonese, potè partecipare, primo cremonese, al Tour di Francia. Gli diedero mille lire perchè se no avrebbe patito la fame ed il direttore provinciale delle Poste concesse l'autorizzazione ad assentarsi dal lavoro di portalettere a condizione che inviasse, dopo ogni tappa, una cartolina di giustificazione per la sua assenza dal lavoro
Partì con Bottecchia e voleva fare grandi cose. Si distinse nelle prime due tappe e quando, all'ottava, era già in fuga e quasi presagiva un finale «giallo», improvvisamente un'automobile lo investiva, sfasciandogli la bicicletta e buttandolo malconcio in un fossato. Sanguinante venne raccolto da alcuni pietosi e portato all'ospedale di Montpellier ed il giorno dopo, con un braccio ingessato, venne spedito col treno a Nizza dove s'imbattè al passaggio del «tour» e Bottecchia scese di bicicletta per stringergli la mano. Tornò in Italia triste e sconsolato, ma tornò lieto il giorno che proprio Bottecchia vinse quel « tour ».
Questo è Luigi Ugaglia, l'indimenticato vincitore della «Coppa d'Oro» a Firenze nel 1923 che gli guadagnò la amicizia di Emilio Colombo. Fu l'uomo di una tenacia indomabile ed è commovente ancora oggi leggere il resoconto di una «Gazzetta dello Sport» del 1931, al termine della tappa di Roma. «Mancavano cinque minuti allo scoccare del tempo massimo ed i giudici stavano preparandosi ad andarsene quando giungeva, sotto una pioggia dirotta, incerottato e con la bicicletta sconquassata il tenace Luigi Ugaglia, caduto 100 chilometri prima, il quale non aveva desistito dalla gara. Sacramentante era il corridore, ma lo rincuoro' un vaglia di 100 lire inviatogli dal suoi compaesani di Sesto Cremonese. Adesso ricordiamo il particolare. Passammo anche da quel paese col nostro giro e vedemmo appunto Luigi Ugaglia scendere ad un certo momento dalla bicicletta per andare ad abbracciare e baciare la sua giovane sposa. Ugaglia è fatto così!». (G.C.)
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