14 ottobre 2024

Chiude la banca di Zibello, cambiano i tempi e i servizi. L'addio di chi l'ha gestita per tanti anni, Giovanna Marinella Verona di Pieve d'Olmi

Un “ponte” lavorativo, durato oltre vent’anni, da una riva all’altra del Grande fiume. E’ quello che ha visto protagonista, per tanti anni, Giovanna Marinella Verona di Pieve d’Olmi (dove è molto conosciuta e stimata anche per le sue attività nel campo del volontariato, come presepista e per il suo impegno nella tutela e diffusione del varnacolo), a lungo gestore di filiale dell’allora agenzia di Zibello di Banca Monte Parma, divenuta poi Intesa San Paolo. A Zibello la filiale, che ha sempre avuto sede nella centralissima piazza Garibaldi, ha fornito per anni un servizio chiaramente importante a favore di tante famiglie. Ma i tempi cambiano (non sempre in meglio) e le situazioni anche. Così ecco che, dalla fine della scorsa settimana, la filiale di Zibello ha chiuso i battenti ed una pagina di storia si è chiusa, suscitando inevitabili reazioni nel borgo rivierasco emiliano e cogliendo molti di sorpresa, o quasi. Lei, Giovanna Marinella Verona, ha voluto affidare ad uno scritto questo “addio”; uno scritto in cui evidenzia anche come sono cambiati i tempi, i servizi. Servizi che, spesso e volentieri, sono sempre più lontano dal cittadino. Perché, con l’avvento delle tecnologie e dei diversi “pezzi di ferro” (leggasi computer, telefonini, diavolerie portatili e altro), in tanti campi coloro che hanno in mano “il mazzo” hanno deciso di affidarsi a quei servizi ritenuti più veloci, quelli di cui ci si può servire con un semplice “clic” come si dice oggi. Con buona pace del contatto umano (e la solitudine dei più aumenta) e degli anziani (e nei nostri centri di campagna sono tanti) che con le moderne tecnologie hanno poca o nulla dimestichezza, spesso trattati come un “male necessario” o, peggio, come figure inesistenti (ma pur sempre contribuenti ed elettori, talvolta smemorati come elettori) obbligate ad adeguarsi ai tempi. Oggi per fare numerose operazioni si mettono i “totem”, come vengono chiamati, e diavolerie  varie; si sono anche inventati e stanno inventando i supermercati in cui non servono più commessi e cassiere perché ci pensa un “pezzo di ferro” (e purtroppo non mancano i giovani che esultano e giubilano credendo che questi siano miglioramenti e si affrettano a recarsi in questi nuovi “baracconi” ).

Il risultato è la perdita di tanti posti di lavoro, nel silenzio assenso della massa latente, a partire dal silenzio più assoluto dei figuri dal deretano piatto e pelato (benpensanti e moralisti leggano politici) di ogni ordine e grado, da destra a sinistra e da sinistra a destra passando per il centro . Poi, grazie sempre ai “pezzi di ferro” e alle varie diavolerie tecnologiche, i più preferiscono fare compere stando comodamente seduti a casa, col deretano incollato alla sedia, aspettando con trepidazione, laudanti e giubilanti, che il furgoncino di turno arrivi col pacchetto a casa: ed intanto le nostre botteghe chiudono, le serrande arrugginiscono a forza di restare abbassate, i ragni possono sbizzarrirsi a tessere le loro tele ed i paesi muoiono. Sempre nel silenzio assenso delle masse che poltriscono e contribuiscono a far morire i nostri villaggi (ma nei fine settimana vanno ad affollare alcune “baraccopoli” prese d’assalto dalla massa), quelli in cui un tempo le piccole botteghe e le piccole attività artigianali tenevano viva l’essenza dei paesi stessi. Il maestro Giuseppe Verdi, non uno qualsiasi, che oltre che musicista era anche uno straordinario imprenditore, diceva “Tornate all’antico e sarà un progresso”. Non è stato ascoltato, come era logico aspettarsi (del resto gli ultimi luoghi in cui ha vissuto, Palazzo Orlandi e la villa di Sant’Agata son tristemente chiusi da tempo e probabilmente nemmeno Nostradamus sarebbe in grado di profetizzare una loro riapertura)  ed i risultati si vedono; tuttavia c’è ancora chi, in nome ovviamente del vil denaro, dice che il progresso ha portato grandi vantaggi. Vantaggi che, chi scrive queste righe, anche sforzandosi molto, non riesce proprio ad individuare: sarà colpa dell’aria del Po. 

Ma, come si suol dire, bando alle ciance. Doveroso dare spazio allo scritto di Giovanna Marinella Verona; una lucida analisi di come tempi e situazioni cambiano. Con la (magra) speranza che queste riflessioni, chissà, possano portare qualche buon frutto:  

“11 Ottobre 2024 E' una data che mi ricorderò. Sì, perchè venerdì, io e il mio collega, Andrea Bertinelli, abbiamo "chiuso" una filiale. Non perchè era arrivata l'ora della chiusura al pubblico del servizio. Perchè è arrivata l'ora della chiusura della banca stessa. Le decisioni aziendali, in qualsiasi ambito si lavori non si prendono; si subiscono, e ci si comporta come è giusto e doveroso fare. Ovviamente la "Banca" esiste ancora, i rapporti rimangono invariati (e ci mancherebbe); è lo sportello fisico che è stato smantellato, a Zibello, per proseguire nella filiale-madre a Busseto. Ma è proprio in questa presenza "fisica" che si racchiude la differenza. Se penso alla banca di 31 anni fa, quando sono stata assunta... beh, addirittura "quella" banca non esiste più davvero! E' cambiato il mondo. E siamo cambiati anche noi, nelle abitudini, nelle modalità di relazione, nelle capacità di organizzare e di organizzarci. 30 anni fa le banche facevano a gara per aprire gli sportelli: me lo ricordo bene, perchè lavoravo proprio alla direzione commerciale di Banca Monte Parma e arrivavano i Report statistici sui dati socio-economici delle varie zone delle province emiliane e si sceglieva dove andare a "presidiare" il territorio, con lo sportello. Oggi le strategie aziendali vanno esattamente nella direzione opposta; Internet, App, on line... tutto si smaterializza, si digitalizza e si delocalizza. E si accorpa. Quindi chiudere uno sportello non è nè raro, nè inusuale. Ma lo è stato per me, che a Zibello ho lavorato 21 anni, sui 31 della mia carriera professionale. Io non mi vergogno a dire che a Zibello ci ho lasciato il cuore. Ho trascorso queste 2 settimane archiviando; ogni faldone che prendevo in mano aveva annotazioni, promemoria, numerazioni fatte da me. Aprivo le cartelle, e ci trovavo dentro la "vita" dei clienti: operazioni importanti, mutui, prestiti, fidi, investimenti, firme di garanzia... e tutto mi riportava ai momenti trascorsi con quelle persone, perchè mi sono tornati nella mente i ragionamenti, i visi, le reazioni, le parole di così tante persone (parecchie anche quelle, che, purtroppo, non ci sono più) che nella "Banca" hanno preso decisioni importanti per la loro vita. La "Banca" in quanto servizio di gestione del risparmio, da sempre ha svolto anche e soprattutto una funzione sociale. Certo, non possiamo negare che le banche "ci guadagnano", io non son un'ipocrita; però dobbiamo anche riconoscere la valenza di quello che l'istituto bancario in quanto tale, ricopre nei destini dei risparmiatori. Io forse sono una nostalgica in questo senso, ma credo così fortemente nel valore delle relazioni, degli occhi che si guardano e che si capiscono, nei cenni che vogliono dire tutto, che voglio pensare, nel mi piccolo, in quanto gestore di filiale, di aver potuto fare anche del "bene" ai miei clienti, non fosse altro perchè ho sempre ascoltato e affrontato le problematiche come potevo, e, se non arrivavo io, facevo in modo di informarmi e di andare in fondo alle questioni. Mi sono presa a cuore tante situazioni, perchè come lavoratrice sono anche una moglie, una mamma, una figlia, una sorella. Io ai miei clienti ho voluto e voglio "bene". E lasciare il mio ufficio, che per me, era una camera di casa mia...è stato un grandissimo dispiacere. Nel mio ufficio, da sempre tappezzato di foto, io ho vissuto, non solo lavorato: trattative, decisioni, operazioni, diverbi, chiarimenti, complimenti, ma anche confidenze, segreti, pensieri personali, paure, prospettive, speranze, sentenze, dolori, soddisfazioni, sorrisi, scherzi, sorprese. Certo, io sono fiduciosa che le relazioni non si esauriscono, anche perchè a Busseto ritroverò i miei clienti; non voglio essere nè drastica, nè melodrammatica. Ma la malinconia e la tristezza che mi hanno accompagnata in questi giorni, nei quali di notte mi svegliavo spesso, tanti pensieri, tanti, tanti...la commozione che ho provato salutando le tante persone che son venute in Banca, le lacrime che talvolta mi sono scappate... beh, quella l'ho sentita tutta dentro mè stessa. Io mi sono trovata bene a Zibello, da subito, perchè ho trovato un paese un po' "gemello" del mio, Pieve d'Olmi (io abito sulla sponda cremonese del Po), con persone vere, disponibili, sincere, concrete; siamo un pò tutti figli di questo "mondo piccolo", che, ancora oggi, ci tiene lontano dai ritmi frenetici e spersonalizzati delle città (pur con qualche disagio). Zibello è stato, ed io lo ritengo, il mio secondo paese; ci tornerò, volentieri, sicura che rivedrò ancora clienti e amici con tanto piacere. E quando lo sguardo andrà all'angolo della piazza, dove c'era il Bancomat, e seguendo la piccola rampa del marciapiede si arrivava alla filiale, e sulla sinistra si vedono le finestre, e la seconda e la terza erano "le mie"... sorriderò, con commozione e nostalgia. La strada continua, ogni tappa ci arricchisce e ci trasforma. Come dice Saetta Mc Queen, nel film "Cars": "Il bello del viaggio non è arrivare, il bello del viaggio...è viaggiare". Il mio viaggio ventennale a Zibello è stato bellissimo, un "Work in progress" in costante cambiamento. Grazie a tutto il paese, alle famiglie, alle persone incontrate in questi 20 anni; grazie alle esperienze, alle emozioni, ai sentimenti, alla fiducia e al rispetto reciproci. Grazie alla "vita" che abbiamo condiviso. Grazie davvero di cuore. 

Ci vediamo presto, Giovanna Marinella Verona”.

Eremita del Po

Paolo Panni


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