1 ottobre 2021

Confcommercio e Botteghe: "Il Comune confermi lo stop a Gaspardo, questione di ragionevolezza"

Andrea Badioni (presidente Confcommercio) e  Eugenio Marchesi (presidente Botteghe del Centro), intervengono sul blocco del cambio di destinazione dell’area Gaspardo-Feraboli da parte della giunta comunale in quanto, rispetto alle linee di indirizzo del 2019, non risulterebbero rispettate tutte le condizioni necessarie.

Apprendiamo con sollievo che – almeno per ora – la Amministrazione ha bloccato il cambio di destinazione dell’Area Gaspardo - commentano Confcommercio e Botteghe del entro -  Ma alle motivazioni indicate (che riguardano per lo più il fronte occupazionale) andrebbe aggiunta una riflessione di carattere più ampio: a Cremona viviamo già uno squilibrio evidente tra le diverse forme distributive e, per questo occorre mettere un freno a nuove autorizzazioni. La pandemia (con i valori di cui ci ha restituito consapevolezza) non è stata, semplicemente, una sospensione delle nostre vite. Occorre partire da quanto ci abbia cambiato nel profondo, come solo i grandi fenomeni collettivi fanno, dentro la comunità e nelle esistenze individuali. Traduciamo, dunque, questa nuova identità anche in un più forte spirito di osservazione delle esigenze (sul piano economico, sociale, culturale, di appartenenza) ed evitiamo le “scorciatoie” adottate in passato. Quelle che, a Cremona, troppo spesso e troppo a lungo hanno portato a considerare la conversione in polo commerciale l’unica via di riqualificazione o ridestinazione di un’area dismessa. Dopo i mesi del lockdown abbiamo recuperato la dimensione della città, anche grazie ai suoi negozi, come luogo di relazione, di vita. E come tale va considerata: un patrimonio collettivo da tutelare e valorizzare, quantomeno da rispettare. D’altro canto, lo stesso PNRR ben individua le leve necessarie al Paese per crescere. E pone grande attenzione al tema della rigenerazione urbana. Troppo spesso abbiamo visto la nostra richiesta derubricata a salvaguardia o interesse personale, omettendo completamente la consapevolezza del contributo che quotidianamente diamo alla vita della comunità. Ma, se proprio si volesse puntualizzare, - con la massima serenità – dichiariamo che sulla concorrenza, il commercio si è già misurato con forti liberalizzazioni. Cremona, in particolare, ne offre una testimonianza eloquente. Su questo fronte, dunque, non abbiamo davvero niente da rimproverarci. 

Quello stop che chiediamo al Comune di confermare (con un no a nuovi poli distributivi) - proseguono Badioni e Marchesi - trova legittimazione in un principio di ragionevolezza, se non addirittura di responsabilità e amore per la città. Rilanciare il centro parte anche da questo: dal dare agli imprenditori (o a chi lo vuole diventare) la certezza che il loro futuro non sarà sempre più minacciato da (troppe) aree commerciali ormai arrivate ad inserirsi pienamente nel tessuto urbano e a lambire il centro storico. L’ultima considerazione riguarda la sostenibilità, che non è semplicemente quella ambientale. Come Confcommercio pensiamo a una sostenibilità anche sociale ed economica. Valorizzare il commercio di vicinato significa mettere in salvaguardia il capitale umano di chi vi lavoro (e quando si valutano i temi dell’occupazione si pensi anche agli impatti che una nuova media distribuzione può avere su tanti negozi di vicinato). Il problema – riteniamo come Confcommercio e come Botteghe -, non è più “grande” o più “piccolo”. Il punto è valorizzare chi crea ricchezza sui territori e punire chi la distrugge, non chi è più facilmente discriminabile. Facciamo per noi stessi, per l’orgoglio di vivere in una città accogliente, bella e ospitale, capace di dare servizi ai residenti e di sfruttare di più la leva del turismo. In questo percorso di crescita e di ripartenza le imprese del terziario sono pronte ad unire tradizione e innovazione, giocando un ruolo ancora più importante di quello avuto fino ad ora. Basta pensare agli sforzi per diventare “physical”, cioè per avere una nuova dimensione esistenziale tra negozio fisico e quello digitale. L’appello che lanciamo (e che è coerente con il blocco a nuovi poli distributivi) è quello di avere una rinnovata attenzione alle politiche e alle iniziative diffuse in tema di “rigenerazione urbana”, anche sulla scorta della scelta di destinare – su questo tema – almeno l’8% delle risorse nazionali del Fondo europeo di sviluppo regionale. Fondi ben più importanti di qualche onere di urbanizzazione. Guardiamo, davvero ai temi della vitalità delle città, per costruire un futuro migliore non solo per le imprese ma per ciascuno di noi e per le future generazioni”.

 


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