Sant’Ignazio di Loyola: le tracce dei Gesuiti tra Cremona e Busseto
Il mese di luglio si è concluso con la festività di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, meglio conosciuta come Gesuiti. Una occasione che è stata propizia per ripercorrere le antiche ed importanti tracce dei Gesuiti, di qua e di là dal Po, nel solco della storia e di ciò che è rimasto della loro carismatica presenza. A Cremona, doveroso ricordarlo, la chiesa dei santi Marcellino e Pietro, è una delle testimonianze più importanti ed emblematiche della presenza dei Gesuiti in città. Solo pochi mesi fa (in marzo), come ampiamente noto, è stato presentato il progetto di recupero della chiesa dei Santi Marcellino e Pietro, candidato al bando "Progetti Emblematici Maggiori 2025" promosso da Fondazione Cariplo.
La Parrocchia cittadina dei Ss. Giacomo e Agostino, proprietaria dell’immobile, il Comune di Cremona, la Diocesi di Cremona, la Fondazione Teatro Amilcare Ponchielli e il Politecnico di Milano hanno unito le forze per questa iniziativa, che consentirebbe di eseguire interventi di restauro e recupero strutturale, volti a garantire la sicurezza e la stabilità della chiesa. Saranno affrontate problematiche urgenti come infiltrazioni d'acqua nel presbiterio, lesioni sulla facciata e la necessità di consolidare il portale d’ingresso. Inoltre, il progetto comprende l’adeguamento impiantistico e la creazione di un auditorium con un’acustica studiata specificamente per la musica d’arte con particolare riguardo per la tradizione barocca, valorizzando così la particolare conformazione architettonica della chiesa.
La scelta di San Marcellino non è casuale: infatti la chiesa rappresenta un patrimonio artistico e architettonico di straordinaria rilevanza, che testimonia l'evoluzione del tardo Cinquecento e del primo Seicento lombardo. Al suo interno custodisce opere di grande valore storico e artistico, che la rendono un contesto ideale per ospitare eventi culturali di rilievo. Il percorso di coprogettazione ha preso il via nel 2021 e vede il coinvolgimento di 46 studenti del corso «Architectural Preservation Studio» del Politecnico, provenienti da tutto il mondo, che hanno studiato come dare nuova vita alla chiesa dei Ss. Marcellino e Pietro.
Il progetto di recupero permetterà, dunque, di dotare di una sede stabile e adeguata il Monteverdi Festival, promosso dal Teatro Ponchielli e recentemente riconosciuto manifestazione di interesse internazionale, e di offrire inoltre un nuovo spazio per altri usi rivendicati da altre associazioni cittadine. Fra gli altari lignei, infatti, si configura un auditorium specificatamente progettato per rispondere alle esigenze degli ensemble di musica barocca, coeva del complesso, ma anche uno spazio flessibile e adatto anche a concerti, conferenze, e altre attività culturali, sempre nel rispetto della sacralità del luogo.
Per quanto riguarda i Gesuiti, questi furono chiamati a Cremona dal vescovo monsignor Cesare Speciano (1539-1607, pastore della diocesi fin dal 1591), e si dedicarono soprattutto all’educazione dei giovani, non trascurando tuttavia l’attività pastorale. Come sussidio per lo studio e per l’insegnamento iniziarono fin da subito a raccogliere materiale librario, materiale che si arricchì ben presto del nucleo più prezioso: la biblioteca personale dello Speciano, di oltre 1.200 volumi, comprendente incunaboli, rare edizioni cinquecentesche e manoscritti; forse (ma non sono mai stati ritrovati riscontri documentari) alla biblioteca dello Speciano appartenevano i due preziosi globi del Mercatore – terrestre (1541) e celeste (1551) – unica coppia al mondo ad essere riccamente decorata. La sede originaria era presso il collegio gesuitico (dove si trova il Liceo Ginnasio Statale ‘Daniele Manin’, Via Cavallotti), contiguo alla loro chiesa di San Marcellino: collegio e chiesa occuparono – rispettivamente – il palazzo di famiglia del vescovo Speciano e la precedente chiesa di san Michele Nuovo, come si evidenzia nella pianta di Cremona di Antonio Campi (1585).
La biblioteca gesuitica fu aperta al pubblico dall’ imperatrice Maria Teresa poco dopo la soppressione dell’ordine (1773). Ebbe parte attiva nell’apertura l’illuminista cremonese Giambattista Biffi, che si occupò anche della costruzione dello scalone monumentale che consentiva l’accesso alla Biblioteca svincolandola dalla scuola: l’inaugurazione avvenne il 14 aprile 1780, come ricorda il “Novellista patriottico” di quello stesso giorno. Per accrescere la consistenza dei fondi librari della Biblioteca, l’imperatrice ordinò che a essa fossero destinati i duplicati della Biblioteca Nazionale di Brera. Ad arricchire in modo sostanziale il patrimonio della Biblioteca furono però i fondi delle biblioteche dei conventi soppressi che, a partire dal 1798, confluirono presso l’istituto cremonese.
Tra gli ordini religiosi soppressi presenti in Cremona è bene ricordare, per dovizia di fondi librari quello dei Domenicani, degli Agostiniani (ricchissimo di manoscritti antichi e preziosi, eredità non paragonabile a quella di nessun altro monastero), dei Filippini, dei Francescani di S. Francesco e S. Angelo. I Gesuiti avevano collocato i loro volumi per materia, ma già solamente dopo un secolo era evidente come tale sistemazione creasse problemi di ordine pratico, primo tra tutti la mancanza di spazio e quindi la difficoltà di organizzare l’arricchimento delle collezioni. Il bibliotecario Colla, che rimase alla direzione della biblioteca dal 1834 al 1860, decise di ricollocare i volumi secondo un nuovo ordine per formato: ordine tuttora conservato per il fondo antico.
Furono anche a Crema, i Gesuiti, e se ne andarono nel 1609 a causa delle sanzioni veneziane.
Sulla sponda opposta del Po, a Busseto, terra di Verdi, è invece tornata alla sua originaria funzione di culto la centralissima chiesa dedicata proprio a Sant’Ignazio di Loyola, dalla quale i Gesuiti se ne sono andati da tempo. Parte del loro patrimonio, compresa l’argenteria, nel XVIII secolo era stava ormai per oltrepassare il Po e finire proprio a Cremona ma alla fine la ebbe “vinta” Busseto (ed in questo caso si può dire che è giusto così) e tutto è ancora oggi conservato a poche decine di metri dalla chiesa, nelle sale storiche del Palazzo del Monte di Pietà. Infatti, dopo la cacciata dei Gesuiti dagli Stati Parmensi nel febbraio del 1768, e la confisca dei loro beni, il ministro Du Tillot comunicò ai reggenti del Monte la volontà del Duca di collocare la Biblioteca dei Gesuiti di Busseto e di Fidenza, completa degli arredi, presso i locali del Monte “… per uso pubblico…”.
La chiesa, situata in via Roma, è quella in cui il maestro Giuseppe Verdi tenne il suo primo concerto pubblico (e quindi, già per questo, sarebbe da annoverare tra i luoghi verdiani). Edificata, unitamente al contiguo collegio, nella seconda metà del ‘600 dai padri della Compagnia di Gesù, fu dedicata al fondatore dell’ordine, S. Ignazio di Loyola. Monsignor Niccolò Caranza, vescovo di Borgo S. Donnino, l’odierna Fidenza, la consacrò solo nel 1687 a conclusione dell’importante lavoro di decorazione dell’interno, opera, presumibilmente, di Domenico Dossa e Bernardo Barca. I gesuiti continuarono ad officiarla fino al 1768, anno (come già anticipato) della loro cacciata dal Ducato di Parma e Piacenza, a causa delle disposizioni repressive attuate dalle corti borboniche. Da allora fino ai primi decenni del Novecento la chiesa fu retta da clero diocesano. Chiusa al culto per un settantennio, ma mai ufficialmente sconsacrata, è stata riaperta alle funzioni liturgiche il 31 luglio 2008, in occasione della festa di Sant’ Ignazio.
Nei settant’anni di inutilizzo a scopi religiosi ne ha viste, per così dire, di tutti i colori: fu anche sede di una fabbrica e vi fu ricavata una palestra (ancora oggi le statue poste ai lati del sacro edificio hanno le dita mozzate a causa delle pallonate che, a suo tempo, hanno ricevuto). Più avanti nel tempo ha ospitato anche mostre e concerti e, dal 2008 appunto, è tornata ad ospitare le funzioni religiose, grazie in particolare all’impegno dei parroci monsignor Stefano Bolzoni prima (scomparso cinque anni fa) e don Luigi Guglielmoni poi e di Cristiano Dotti, insigne storico locale, direttore della Biblioteca Diocesana di Fidenza e curatore di importanti mostre che, da anni, in questa chiesa ci mette, nel vero senso della parola, anima e cuore.
Da decenni il tempio è in attesa di fondi per un auspicato e urgente intervento di restauro. Nei giorni scorsi ne ha parlato anche il parroco don Luigi Guglielmoni direttamente ai ministri Alessandro Giuli e Tommaso Foti durante la loro recente visita a Busseto ricordando che in questa chiesa il maestro Giuseppe Verdi tenne il suo primo concerto da ragazzo. “L’edificio – ha rimarcato il parroco - avrebbe bisogno della ristrutturazione del tetto , anche sulle cappelle laterali, e di un grande restauro interno”. L’occasione della festa di Sant’Ignazio di Loyola, e quindi l’apertura della chiesa, è stata propizia per alcune immagini che presentiamo ai lettori di Cremonasera. Per quanto riguarda il sacro edificio, luminoso interno tardo barocco è a navata unica con tre cappelle per lato. La decorazione della volta spettò al pittore genovese Giovanni Evangelista Draghi (1654-1712). Nei quattro grandi medaglioni sono raffigurati Santi della Compagnia di Gesù (S. Luigi Gonzaga, S. Francesco Saverio, S. Stanislao Kostka e S. Francesco Borgia), mentre negli ovati più piccoli si riconoscono Angeli reggenti piccoli serti di fiori e simboli sacri. Al lavoro di Domenico Dossa e Bernardo Barca sono da attribuire anche le cinque statue in stucco di santi gesuiti tra le paraste della navata. Le cappelle laterali, quattro delle quali con volta affrescata a quadrature (XVII sec.), presentano ricche ancone lignee della prima metà del Settecento con tele tutte da restaurare. Nella prima cappella a destra la pala con S. Giovanni Francesco Regis (prima metà del XVIII sec.) è di Clemente Ruta. Nella seconda l’Immacolata tra S. luigi Gonzaga e S. Stanislao Kostka è opera di ignoto pittore della prima metà del Settecento. Nella terza la tela l’Arrivo di S. Francesco Saverio nelle Indie è di Giovanni Evangelista Draghi. La pala dell’altare maggiore, oggi conservata nella parrocchiale Collegiata di S. Bartolomeo, raffigura la Gloria di S. Ignazio (fine XVII sec.) ed è opera di Pier Ilario Spolverini. La seconda cappella di sinistra conserva di pittore ignoto del XVIII la tela di San Francesco Borgia che accoglie S. Stanislao Kostka. Di ignoto del XVII è anche la pala della terza cappella avente per soggetto la Circoncisione di Gesù.
Archiviata la festa di Sant'Ignazio di Loyola, ora fervono i preparativi a Busseto in vista della festa patronale di San Bartolomeo Apostolo del 24 agosto quando il solenne Pontificale sarà presieduto dal vescovo di Cremona monsignor Antonio Napolioni.
Eremita del Po
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