10 anni fa la dismissione della Tamoil, doveva diventare parcheggio poi parco fotovoltaico, ma è buio totale sul futuro dell'area
L’accordo sottoscritto il 1 aprile 2011 nella sede del Ministero dello sviluppo economico tra Tamoil, parti sociali e istituzione ha decretato la dismissione della raffineria. Da allora sono trascorsi dieci anni, ma sul futuro dell’area, una volta dismessi definitivamente gli impianti, è il buio totale. Di fatto anche la seduta dell’ultimo Osservatorio Tamoil del 2 febbraio scorso non ha aggiunto alcun chiarimento sul riutilizzo dell’area, nonostante un’esplicita richiesta in questo senso da parte del Circolo Vedo Verde di Legambiente.
L’unica proposta, su cui peraltro era stata espressa contrarietà, riguarda un grande parco fotovoltaico per produrre energia pulita, nonostante la presenza di altri serbatoi non smantellati e la persistenza delle preoccupazioni sull’inquinamento dell’area. Esiste un progetto di riutilizzo delle aree interessate dalla dismissione, approvato dal Ministero dello sviluppo economico contestualmente al progetto per lo smantellamento degli impianti della raffineria il 7 novembre 2013, che però non è mai stato trasmesso al Comune.
Un altro progetto di riutilizzo dell’area riguardava solo la realizzazione di un parcheggio per le autobotti senza alcuna preventiva bonifica della superficie interessata, anch’esso già approvato dal ministero, ma mai pervenuto. Nel corso dell’ultima riunione dell’Osservatorio Sergio Ravelli e Gino Uggeri hanno depositato un documento con cui si chiede agli organi competenti dell’amministrazione comunale l’apertura di un nuovo procedimento amministrativo al fine di implementare e migliorare gli interventi di ripristino ambientale attualmente in opera presso la società canottieri Bissolati e le aree attigue.
Di fatto tiene ancora banco il problema dell’inquinamento, piuttosto che il tema del recupero delle aree. In quanto le bonifiche previste sono due: la bonifica del sito Tamoil, che non può essere effettuata a seguito della trasformazione dello stesso in deposito, e la bonifica delle aree esterne. E di conseguenze, seppur dallo scorso novembre sia terminato lo smantellamento degli impianti, sulla futura destinazione dell’area l’incertezza resta assoluta.
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