16 luglio 2024

Dopo 40 anni di silenzio, torna il suono dell'organo Bossi nella parrocchiale di Cella Dati. Lo straordinario lavoro di restauro della Bottega Organaria Soncino

E’ chiamato il re degli strumenti musicali ed il suo suono simboleggia la potenza della musica sacra nelle navate di chiese e cattedrali: parliamo dell’organo, lo strumento musicale per eccellenza, che si caratterizza per l’estrema complessità della sua struttura.

Restaurarlo è un’arte tanto complessa quanto soddisfacente per i risultati a cui porta: a breve anche a Cella Dati nella chiesa parrocchiale dedicata a Santa Maria Assunta sarà possibile ascoltare di nuovo le note del maestoso organo, rimasto in disuso da decenni. Lo strumento, un Bossi Angelo e Nipoti di Bergamo, dopo quasi 40 anni di silenzio, tornerà al suo splendore, regalando di nuovo quel suono caratteristico che i meno giovani in paese ricordano ancora non senza una certa nostalgia.

Si tratta di un organo realizzato nel 1850, di grandissimo pregio, ma sovradimensionato rispetto alla chiesa tanto che nel 1908 venne riformato da Giuseppe Rotelli, per adeguarlo ad alcuni lavori di ristrutturazione che portarono ad un ridimensionamento dello spazio in cui era alloggiato.

Fino all’inizio degli anni ‘80 veniva suonato durante le funzioni più solenni, poi lentamente l’abbandono: inutilizzato per anni, le sue canne di legno divennero cibo per i tarli e quelle in metallo richiamarono topi e roditori che vi costruirono le loro tane. 

Fino al 2021, quando la parrocchia decise finalmente che era arrivato il momento di metterci mano per il restauro, affidandosi alla Bottega Organaria Soncino di Ugo Cremonesi.

“Abbiamo trovato l’organo messo parecchio male, visto che era rimasto fermo per quasi 40 anni. Al suo interno c’erano pezzi di coppi, nidi di animali. Una ad una, abbiamo smontato le 1.250 canne: la più piccola in metallo lunga solo un centimetro mentre la più grande, in legno, lunga ben 5 metri. - spiega Cremonesi- Un lavoro certosino fatto di recupero di tutti i pezzi, anche i più piccoli, portati in bottega e sistemati con cura chirurgica”. 

Parlare di restauro di un organo, strumento abbiamo detto tra i più complessi, richiede un insieme di competenze non banali: “Bisogna avere esperienza in materia di acustica, ma anche di idraulica perchè l’aria passa nelle canne secondo il principio dei vasi comunicanti, poi serve avere ben presente la base di ingegneria meccanica che regola tutte le chiavi ed i tasti. Naturalmente alla base serve una conoscenza approfondita della musica”. Insomma, non si tratta solo di rimettere in sesto una canna in legno o in metallo, ma serve farlo in modo perfetto perché anche la minima sbavatura potrebbe compromettere il suono finale.

Per le note più gravi le canne sono realizzate in legno di abete, che è il migliore per risonanza, mentre canne metalliche possono essere in stagno, che rende un suono più grintoso, oppure in lega di stagno e piombo per rendere le note flautate.

Per arrivare ad un tale livello di competenza, Cremonesi dopo essersi diplomato al conservatorio, ha iniziato la sua esperienza di bottega: “Un lavoro di questo tipo non può essere fatto altro che in bottega, non esiste la possibilità di industrializzare o automatizzare certi tipi di processo. - prosegue Cremonesi- Per esempio, la canna smontata e portata in bottega viene restaurata, quindi si procede a provarne il suono. Una volta che si raggiunge il risultato, viene fatto un censimento di ciascuna di esse, registrando la lettera ed il numero incisi sopra; infine si procede con la misurazione dei registri per verificare che il suono sia perfetto. Oggi non è facile trovare dei giovani che si appassionino a questo lavoro, che porta grande impegno a fronte di compensi che non sono tra i più alti”.

Ora Cremonesi ed il suo team a Cella stanno rimontando l’organo dopo aver ristrutturato le diverse componenti e per la fine dell’estate si potrà già godere del suo solenne suono. 

“Il restauro di questo monumentale organo rappresenta un momento significativo di promozione della musica, ma anche dell’arte e della cultura sia della parrocchia di Cella, ma anche e soprattutto dell’intero territorio e della Provincia. - ha commentato don Federico Celini, parroco di Cella Dati- Siamo riusciti a fare quest’opera di restauro grazie al contributo della CEI e della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona, oltre al prezioso aiuto dei tanti fedeli che si impegnano nelle attività parrocchiali, insieme alle donazioni di tanti benefattori che non sono rimasti insensibili a questo progetto

In totale il restauro dell’organo Bossi di Cella Dati ha comportato una spesa di circa 120mila euro, che per il 50% sono stati finanziati a fondo perduto dai contributi della CEI e della Fondazione Comunitaria della Provincia di Cremona, insieme a tante donazioni, offerte e contributi di aziende e benefattori della zona.

Michela Garatti


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