19 novembre 2024

Dopo cinque mesi S. Agostino verrà restituita ai parrocchiani. Questo sabato la presentazione del nuovo impianto di illuminazione dopo un momento di arte e cultura

Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu. Sta scritto così nelle prime righe di Genesi 1,1-2,3 e tra poco anche a Cremona si potrà dire la stessa cosa. La chiesa di Sant'Agostino, chiusa per i lavori legati al rifacimento dell'impianto di illuminazione (nello specifico delle dorsali e delle linee di alimentazione delle prese di corrente, di luci e faretti), riapre le sue porte ai fedeli sabato pomeriggio alle 17.30. Per l'occasione, il professor Giorgio Voltini, nipote di mons. Pierfranco Voltini, condividerà con i presenti un momento di grande rilevanza culturale, che vedrà un'analisi storica e artistica della seconda chiesa più grossa di Cremona, dopo la Cattedrale. In seguito, il professor Marco Palandella presenterà il nuovo impianto d'illuminazione appena terminato fornendo un'analisi tecnica.

I lavori di rifacimento dell'impianto, che si sono protratti leggermente oltre i tre mesi previsti, sono stati resi possibili anche grazie alla generosità dei parrocchiani e non solo. La chiesa di Sant'Agostino è un monumento della città di Cremona che osserva immobile la sua pizza dal 1345, un luogo di fede che rimane nel cuore dei cremonesi da molte generazioni. Superata la facciata a capanna, e oltrepassate le sue porte, ci si ritrova tre le tre navate di una chiesa che ha perso l'originale verticalità gotica in seguito agli interventi del XVI secolo. La navata centrale è ornata da dodici grandi statue in stucco di patriarchi e profeti così come le due laterali custodiscono quelle di alcuni santi dell'ordine Agostiniano.

Arrivati alla seconda cappella sulla destra si rimane stupidi dall'opera di Giovan Battista Barberini, che sempre in stucco ha ornato il luogo con figure a grandezza naturale che raccontano i diversi episodi della Passione di Cristo, dalla flagellazione alla crocifissione fino ad arrivare alla deposizione nel sepolcro. 

Fiore all'occhiello della proposta artistica di Sant'Agostino è l'eredità pittorica che custodisce al suo interno. La Cappella Cavalcabò, la terza sul lato destro, mostra le testimonianze del più significativo periodo tardo-gotico lombardo riscoperto solamente nel 1950 e restaurato nel 1963. Una storia, quella Cappella Cavalcabò, nata da un tragico omicidio, che vide il padre di Giovanna, Ugolino Cavalcabò, barbaramente ucciso dal rivale politico Cabrino Fondulo, in lotta per il governo della città.

Tutte queste meravigliose opere, e molte altre, al termine dei due interventi di sabato pomeriggio saranno illuminate per la prima volta dalla luce del nuovo impianto, mostrando al pubblico un aspetto mai visto fino ad ora.

Luca Marca


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