Dopo la polemica su Halloween, il parroco di Soresina alza il tiro su abbigliamento ed erotismo: "Per le educatrici niente calzoncini corti o canottiere. Il caldo c'è per tutti, da che mondo è mondo"
Torna a far discutere il parroco di Soresina. Dopo la boutade dell'ottobre scorso su Halloween, definita dal presule "Il capodanno del satanismo", ora don Angelo Piccinelli si scaglia contro l'abbigliamento sconveniente nei luoghi religiosi ed in generale nella vita quotidiana. In una domenica come le altre, i parrocchiani di Soresina si recano alla consueta celebrazione ed a fine messa ritirano il settimanale parrocchiale sul quale si consultano orari delle messe, eventi, iniziative. Il parroco verga sempre di proprio pugno un editoriale nel quale, cogliendo spunti di attualità, veicola il messaggio cristiano ai propri fedeli. Ecco che immediatamente agli abitanti del paese appare un attacco in piena regola ai costumi contemporanei. E ce n'è per tutti: dalle animatrici alle quali si chiede di "non portare calzoncini corti e attillati e neppure canottiere con spallini o altro del genere... La pancia va coperta, sempre", ai ragazzi che "non giocano mai a dorso nudo: né i bambini, né gli educatori. Si indossa la maglietta anche quando si torna, esausti di divertimento, dalla piscina. Il caldo c'è per tutti. Da che mondo è mondo. E non solo a Soresina". Il sacerdote torna anche a ribadire una frase che lo contraddistinse immediatamente dopo l'insediamento nel paese, nel 2010, in cui sosteneva che "Nel confronto, inevitabile e serrato, tra noi cristiani e i musulmani, appare evidente che le nostre uniche donne in grado di competere con certe sorelle di fede islamica, rigorosamente protette da lunghi abiti e totalmente avvolte nei loro veli, sono le Monache della Visitazione, grazie alle quali, anche noi seguaci di Cristo possiamo vantare di non aver perso, del tutto, il senso del pudore." Ne ha anche per i matrimoni, dove sono da proibire scollature e schiene scoperte. Le posizioni del parroco di Soresina tornano a far discutere ed a dividere tra chi è concorde, chi scuote silenziosamente la testa e chi apertamente dissente. Anche sui social la polemica infiamma.
Ecco il testo completo apparso sul giornalino parrocchiale:
"Hanno fatto molto discutere, recentemente, le ordinanze di alcuni Sindaci di altrettante città italiane, per lo più a vocazione turistica (Catania, Sorrento, Portofino, Gallipoli, Cervia, Viareggio, Riccione, Rapallo, Tropea, Vietri, Trapani, Caorle, Cagliari.), promulgate per tutelare il pubblico decoro e la "decenza" dei comportamenti nei centri abitati e soprattutto storici: il "polverone" è stato sollevato non solo dai soliti "opinion's leaders", ma anche dagli stessi vacanzieri in palese conflitto con i cittadini residenti, costretti a subire la devastazione delle piazze, dei giardini, dei sagrati e talvolta dei monumenti, lo scempio prodotto dalla maleducazione, il senso di incuria e di insicurezza alimentato dai bivacchi e dagli atteggiamenti incivili in genere. Tra le disposizioni "anti-cafoni" (l'espressione non è mia ma la desumo da una testata giornalistica) ce ne sono alcune che, più di altre, hanno creato clamore e proteste: il divieto di circolare nelle aree urbane in costume da bagno, a torso nudo o scalzi, in boxer o bikini; di accedere in "abbigliamento poco decoroso" agli uffici, ai musei e alle biblioteche, ai luoghi di culto e al cimitero, alle sedi di attività commerciali e artigianali, e di salire sui mezzi pubblici... Forse siamo arrivati al limite della tollerabilità: se tanti Comuni sono ricorsi alle ordinanze e alle sanzioni pecuniarie per arginare il fenomeno del malcostume, evidentemente il degrado e la mancanza di senso del pudore stanno colmando la misura. Anche Soresina - che non è località a vocazione turistica - vive, in proporzione, un analogo problema. A poco più di un mese dal mio arrivo come parroco del "borgo insigne", quindi nell'agosto 2010, affidavo a questo foglio settimanale alcune ironiche e provocatorie considerazioni in merito, rivelandomi, da subito, il prete "bacchettone" che sono: «Nel confronto, inevitabile e serrato, tra noi cristiani e i musulmani, appare evidente che le nostre uniche donne in grado di competere con certe sorelle di fede islamica, rigorosamente protette da lunghi abiti e totalmente avvolte nei loro veli, sono le Monache della Visitazione, grazie alle quali, anche noi seguaci di Cristo possiamo vantare di non aver perso, del tutto, il senso del pudore. La mancanza del quale, oggi, accomuna i credenti più "praticanti" ai "laicisti" più secolarizzati. Tutti ugualmente liberi dagli ancestrali tabù che avvolgevano corporeità e sessualità umane in un alone di rispetto e di sacralità. La moderna "apertura mentale" ha investito anche i nostri ambienti parrocchiali e oratoriani: nei quali il richiamo al rispetto dovuto al proprio corpo e alla sensibilità altrui in materia di abbigliamento, di "esibizione delle forme" e di "provocazione erotica" è di scottante attualità. Tanto che ogni tentativo di "restrizione " viene vissuto da genitori e figli, adulti e giovani, maschi e femmine, come una violazione della libertà individuale ed una inammissibile ingerenza nella coscienza personale. Se è vero che anche il senso del pudore, oggi, ha aggiornato suoi parametri, a me pare che abbiamo, comunque, ampiamente superato la soglia di emergenzal». Sull'argomento ritorno di tanto in tanto, a parole o per iscritto, e non per il gusto morboso di "censurare": la posta in gioco - ne sono convinto - è davvero alta, soprattutto per le nuove generazioni. Nel "Decalogo" che ho redatto per gli Animatori e le Animatrici del Grest e che propongo loro ogni anno, sta scritto: «Il linguaggio e gli atteggiamenti dicono chi siamo e chi vogliamo essere: non dimentichiamo che, per i nostri amici più piccoli, noi siamo dei modelli! Perciò non sono bandite solo le bestemmie, ma anche le parole oscene... L'intercalare grasso e volgare, soprattutto in mezzo ai bambini, rivela un animo grossolano, ed è da incoscienti. Oltre che da imbecilli». E ancora: «L'abbigliamento parla di noi: il senso del pudore è in grande ribasso nella nostra società; per questo la "decenza nel vestire" è una fantastica trasgressione. Perciò alle Animatrici si chiede di non portare calzoncini corti e attillati e neppure canottiere con spallini o altro del genere... La pancia va coperta, sempre. Il vero erotismo ha bisogno di riservatezza. Anche i maschi non giocano mai a dorso nudo: né i bambini, né gli educatori. Si indossa la maglietta anche quando si torna, esausti di divertimento, dalla piscina. Il caldo c'è per tutti. Da che mondo è mondo. E non solo a Soresina». Qualcosa di analogo ho codificato nelle "raccomandazioni" ai nubendi in preparazione al matrimonio cristiano: «L'abito della sposa sia "conveniente", per decenza, alla celebrazione religiosa. Che è come dire: sono vietate le scollature procaci e le schiene nude. Anche l'abbigliamento dei testimoni e degli invitati, soprattutto durante l'estate, non contraddica al pudore e al buon senso. La chiesa non è un salone per ricevimenti. E il matrimonio cristiano è un sacramento». Impresa "donchisciottesca"? Probabilmente. Come ogni sforzo educativo"
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commenti
Sandro
23 agosto 2023 09:30
Tra "corporeità" e "erotismo" c'è una bella differenza. Ma lui non lo sa, perché a non trombare ci si riduce così: a vedere il sesso anche in un ombelico o in una ascella sudata.
PierPiero
23 agosto 2023 13:52
A parte che, per me, vale il detto "Casa mia, regole mie. Se non ti garbano, non entrare", trovo corretta nei concetti la posizione di questo sacerdote. Pretendere rispetto per i luoghi e per la religione, così come ricordare che gli adulti sono modelli per i bambini, non lo trovo affatto sbagliato.
PierPiero
23 agosto 2023 15:14
A parte che, per me, vale il detto "Casa mia, regole mie. Se non ti garbano, non entrare", trovo corretta nei concetti la posizione di questo sacerdote. Pretendere rispetto per i luoghi e per la religione, così come ricordare che gli adulti sono modelli per i bambini, non lo trovo affatto sbagliato.
Manuel
23 agosto 2023 21:29
“Casa mia, regole mie...” andrebbe meglio argomentata, pur ammettendo come lo specchio/commenti di una testata giornalistica, non sia proprio lo spazio adatto per lunghe riflessioni.
Detto ciò, condivido che gli amministratori del culto abbiano capacità decisionale e di manovra all’interno delle pertinenze da loro gestite, ma comunque, anch’essi, devono orientarsi nell’ambito della più generale, ancorché imperfetta, legge dello Stato.
Sulla visione del mondo del parroco di Soresina, è giusto che si esprima come meglio crede: risponderà alla coscienza, ai fedeli e, nel caso esagerasse, al giudice.
Leda navs
23 agosto 2023 15:44
Tenga duro don : il rispetto del corpo porta al rispetto della Persona
Maria
23 agosto 2023 19:30
Ha ragione îl parroco: un poco di rispetto per luoghi sacri. La decenza deve esere una regola anche per le strade...ci vuole un poco di rispetto verso gli altri