5 dicembre 2024

Elio, nuvole e note, ovvero quando l'ironia incontra la musica

Quando un musicista ride è il nuovo spettacolo di Elio, approdato mercoledì al Ponchielli di Cremona, tappa di una lunga tournée che proseguirà fino a marzo 2025 in diverse città italiane. Il protagonista della serata è lui, Stefano Belisari, ingegnere elettronico e diplomato in flauto traverso al conservatorio Verdi di Milano. Noi lo conosciamo da quarant’anni col nome d’arte di Elio, anima del gruppo Elio e le storie tese, una delle formazioni più innovative della scena italiana. Lo stile è unico e riconoscibile: contaminazione di generi musicali diversi (rock, pop, jazz, classica, elettronica), testi ironici e dissacranti su tematiche sociali e politiche. Gli anni Novanta sono stati un periodo di grande successo, soprattutto con la partecipazione al Festival di Sanremo nel 1996 con La terra dei cachi, che ha vinto il premio della critica. La band si è sciolta formalmente nel 2017, anche se continua a esibirsi in concerti di addio e partecipazioni speciali. Però al Ponchielli basta lui, Elio, accompagnato da cinque valenti musicisti (Alberto Tafuri, Martino Malacrida, Pietro Martinelli, Matteo Zecchi e Giulio Tullio) negli ottimi arrangiamenti di Paolo Silvestri.

Diretto da Giorgio Gallione, Quando un musicista ride prende il titolo da una famosa canzone di Enzo Jannacci. L’idea è infatti quella di riproporre, reinterpretandolo, il repertorio comico-musicale milanese degli anni Sessanta e Settanta. È il caso, appunto di Jannacci, che mescola elementi di musica popolare con influenze jazz narrando storie urbane con un tocco surreale (Senza i dané, Giovanni, telegrafista, Ho soffrito per te, Il foruncolo) e del pioniere del teatro-canzone Giorgio Gaber (L’odore) col suo umorismo intelligente e anticonformista. Ma non mancano all’appello i Gufi di Vorrei tanto (suicidarmi), l’antesignano del rock demenziale Clem Sacco dell’esilarante Baciami la vena varicosa e gli ormai “classici” La gallina non è un animale intelligente e Finché c’è la salute di Cochi e Renato. Elio rende loro un omaggio garbato e colto, cogliendo lo spirito di un'epoca di grande fermento culturale nella quale la musica e la comicità servivano per criticare la società italiana del tempo. 

Quando un musicista ride ha costumi coloratissimi e una scenografia ispirata ai quadri surrealisti di René Magritte con omini volanti e nuvole bianche a riflettere la natura intangibile dei pensieri e delle idee, a sfidare la logica e le convenzioni col sorriso sulle labbra. Lo spettacolo fila via nei suoi novanta minuti compresi i bis (Sogno o son desktop di Elio e le storie tese e Rido di Jannacci) senza sbavature o facili compiacimenti. Elio è molto bravo anche a raccontare non-sense e storie surreali, come quella del topo ambizioso o di un centauro metà cavallo e metà uomo o di una Cappuccetto rosso poco «politically correct» riscritta alla maniera di Umberto Eco.

 

Michela Zaccaria


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