Galimberti difende i totem: "Se avessimo potuto avremmo scelto di investire sulle strade". Ma la polemica non si placa
“Excusatio non petita, accusatio manifesta”. Suona un po’ così, per dirla alla latina, la risposta che il sindaco Gianluca Galimberti ha dato sulla propria pagina Facebook “Cremona si può” a chi lo accusa di aver realizzato i famosi totem e di non avere invece utilizzato quelle risorse per asfaltare le strade. E’ una accusa che rimbalza da giorni sul web e che, evidentemente, crea un certo imbarazzo. Perché, in effetti, se si considera che non tutti i cremonesi sono tenuti ad avere conoscenze stilistiche ed architettoniche adeguate a comprendere queste installazioni, si capisce benissimo come, aldilà di qualsiasi giustificazione, prevalga quel sano pragmatismo che invita, prima di guardare alle stelle, ad osservare bene dove si mettono i piedi. Lo stesso Galimberti, d’altronde, ammette che il sistema è “a volte un po’ strano e complesso e che “se avessimo potuto, avremmo scelto di investire di più sulle strade”, ma “ci sono risorse (che vinciamo per fortuna) destinate solo a certi scopi”. “In questo caso - puntualizza Galimberti - abbiamo vinto un bando di Regione Lombardia (Bando Distretto Urbano del Commercio del 2020) che destina budget alle imprese commerciali e artigiane e che finanzia arredi urbani e interventi di rigenerazione, non asfalti e bollette”. Benissimo, ma allora a chi si indirizza questo intervento? Fermo restando che se asfalti sistemati e bollette pagate non fanno la rigenerazione di una città, certamente, però, ne costituiscono il presupposto.
Il sindaco specifica che le nuove torri, ora incapsulate in una rete metallica per non consentirne l'ascesa, “possono piacere o non piacere, ma hanno un senso”, quello di indicare le antiche porte di Cremona, “quelle storiche che segnavano l’ingresso alla nostra bellissima città”. Ma i cremonesi, quelle porte, le hanno sempre indicate con il loro nome storico e tradizionale: è più facile che uno sappia dov’è porta Romana, che “piazza IV Novembre”, “porta Venezia” piuttosto che piazza Libertà, “porta Milano” anziché piazza Risorgimento e via dicendo. “Sappiamo che ogni novità crea critiche (spesso legittime, a volte piuttosto ingenerose), ma anche interesse e dibattito. Cremona è pienissima di turisti, viva di eventi, con molti e grandi progetti di sviluppo, fatti e in atto. L’intento del progetto era di renderla ancora più bella e riconoscibile, ricordando la nostra storia, vivendola oggi con orgoglio. E magari anche osando un po’, sempre con rispetto!”. Siamo davvero sicuri che un turista, che nella nostra città ricerchi la storia e le bellezze artistiche, possa apprezzare l’installazione di questi totem che, nelle intenzioni, ne sottintendono la riconoscibilità? “E poi, a partire dalle Torri, grazie a stendardi leggeri e non impattanti che ricordano antiche insegne di casati nobiliari, saranno segnalati i percorsi lungo le vie principali per arrivare nel cuore di Cremona, dove si può fare shopping e abitare il nostro centro storico. Oltre alle Torri e agli stendardi, poi, realizzeremo scenografie nelle gallerie del Corso, Kennedy e XXV Aprile”. Resta il dubbio che si faccia solo una grande confusione: chi ha visto i turisti arrivare a Cremona in occasione della Festa del Torrone avrà notato che sono tanti quelli che si servono di Google Maps dove, ovviamente, sono indicati i nomi ufficiali delle piazze e non quelli delle porte. Ed allora, come scegliere tra piazza Libertà e porta Venezia? Le antiche porte sono state rase al suolo ormai da oltre un secolo, ma il loro ricordo è sempre rimasto nell’immaginario collettivo della città. C’era bisognoso di torre metalliche per ribadirlo? E a chi? Se lo scopo di Galimberti era quello di generare “interesse e dibattito”, c’è davvero riuscito. Se era quello di realizzare azioni di “arredo urbano”, è tutto opinabile. Parliamone. Ed i commenti, infatti, sul web si sprecano.
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commenti
Eugenio
15 novembre 2022 16:22
Riprendo volentieri, e non per malanimo, la critica sui totem (gabbie per volatili), il cui impatto ricorda Gardaland, non una citta' con la storia di Cremona. Mi pare che tale scelta (dei totem) faccia il paio con quell'alzata d'ingegno notevole, voluta dai leghisti, di buttare una gran quantita' di soldi pubblici per duplicare i segnali stradali, esistenti in lingua italiana, nel dialetto locale. Sarei curioso conoscere quale fosse stata la finalita' : le scritte dialettali per i turisti risultano incomprensibili, mentre per i locali, sono del tutto superflue.
michele de crecchio
17 novembre 2022 01:07
Purtroppo certi volgari stratagemmi pubblicitari, tipici dei moderni squallidi centri commerciali, stanno, come una epidemia, conquistando progressivamente la città storica. I finanziamenti citati dal Sindaco avrebbero dovuto essere utilizzati, in primo luogo, per "liberare" le nostre piazze dalle volgarissime pubblicità che le affliggono e, solo in secondo luogo, per realizzarvi nuovi elementi attrattivi, magari proprio simili o analoghi ai contestati "totem" che, solo in tale rinnovato contesto, potrebbero, forse, trovare una loro maggiore giustificazione. Personalmente mi chiedo anche perché, per evitare le future inevitabili confusioni segnalate da Loffi, non vengano finalmente ripristinate le antiche denominazioni delle porte urbane, ancora oggi così prevalentemente usate dai cremonesi. In particolare mi chiedo, per quale misteriosa ragione non venga finalmente "sbloccata" la pratica, da anni in istruttoria presso la competente Commissione, di sostituire il tradizionalissimo toponimo di "Porta Po" alla infelice dedicazione che nel 1924 venne decisa a favore di Luigi Cadorna che tanto male si era comportato durante la prima guerra mondiale (anni or sono persino l'antico toponimo di via Mercatello fu ripristinato, sostituendolo a quello di Armando Diaz che molti meriti aveva, invece, acquisito, proprio durante la stessa guerra, rimediando, in particolare, proprio ai gravissimi danni fatti da Luigi Cadorna!