Gli editoriali di Carlo Capurso sul Riccio: "Mani pulite sulla città", "Quei doppiogiochisti in Comune". Un signore d'altri tempi che sapeva graffiare
Va a colpo sicuro. “So dove cercare, li custodisco con cura”. Lauro Guindani è stato un collaboratore del 'Riccio cremonese', lo storico bollettino della sezione locale del WWF diretto da Carlo Capurso, il fotografo ed ecologista conosciuto da tutti in città che ha perso la vita cadendo in un dirupo del monte Moren, a Borno. Dal cassetto spuntano i vecchi numeri di quella rivista battagliera, coraggiosa, di denuncia (sempre documentata) e, spesso, all'avanguardia su molti temi.
In copertina, sovente, un'immagine in bianco e nero del Po (ritratto da nomi come Ezio Quiresi o Giuseppe Muchetti), e, nella prima pagina l'editoriale di lui, il direttore. Come quello che apre 'Il Riccio' dell'aprile 1983. Capurso è stato definito un signore d'altri tempi ma sapeva essere corrosivo: in quelle righe stigmatizzava “la pratica, abbastanza diffusa anche nella campagna cremonese, di provvedere all'annuale pulitura dei canali irrigui e dei fossi bruciando, tagliando e, spesso eliminando con diserbanti la vegetazione spontanea”. Fatti “che, per la loro gravità, si commentano da soli e servono a screditare chi li provoca e a mortificare l'agricoltura”. Poco meno di un anno dopo, nel numero del febbraio 1984, Capurso scrive un articolo dal titolo profetico ('Mani pulite sulla città') in cui mette alla berlina “quel personaggio che possiede la peculiarità di avere idee originali e megalomani, uno spiccato senso degli affari e una fervida fantasia”. Nel cilindro dell''Innominato', come lo chiama. “è comparsa la formula risolutiva: un grande centro commerciale”. Una vicenda, verrebbe da dire pensando a quello in arrivo in via Giordano e al 'muro' delle polemiche, che si ripete. In quel numero si parla di un altro argomento anch'esso, seppure da un altro punto di vista, che sembra non tramontare mai: il Migliaro, l'aeroporto in bilico tra “audaci acrobazie” e “inquinamento del suono”.
Settembre 1986: il dibattito su verde pubblico, arredo urbano, sporcizia-pulizia, è allora come ora, più che mai acceso. La rivista di Capurso dà spazio ai pareri più diversi, compreso quello di Domenico Luzzara, presidente della Cremonese, che, nell'articolo di Giampietro Tambani, dichiara: “Se devo fare un confronto con le centinaia di città che per sport o lavoro visito, sono certo che Cremona può essere tranquillamente collocata fra quelle più verdi”. Alla fine di quell'anno, il periodico, nella rubrica 'Tribuna aperta', ospita l'intervento di Lega Ambiente su un altro tema ancora oggi attuale: isola pedonale e centro storico. “Si sente parlare - commenta l'associazione ecologista - di trasformare il Supercinema in un autosilo (con l'immancabile banca): questa notizia è un ulteriore segnale che la questione dell'isola pedonale a Cremona non è trattata con sufficiente sobrietà e decisione”. L'ecologia, ovviamente, è l'argomento che sta maggiormente a cuore al 'Riccio'. Uno dei molti esempi è l'editoriale 'Sensibilizzare, prevenire, reprimere' del numero del marzo 1987. Il bilancio di Capurso, giornalista pubblicista, non è certo incoraggiante: “Al di là di quanto viene detto e fatto in favore dell'ambiente, il cui degrado ha ormai raggiunto livelli allarmanti, almeno per ora, per esso non si intravvedono momenti migliori”. Poi, firmata la Redazione, un'altra pagina di severa critica: “Sono trascorsi due anni da quando il Comune ha affidato in gestione temporanea al WWF, Lega Ambiente e Italia Nostra il terreno golenale situato tra il parcheggio della MAC, l'argine maestro e viale Po Europa. Purtroppo, però, ci si accorse ben presto che alcuni esponenti del nostro Comune si cimentavano nel ruolo di doppiogiochisti: una strizzatina d'occhio agli ambientalisti e un'altra a chi voleva e vorrebbe disporre di questa zona per scopi ricreativi”.
“E' stato emozionate tornare a sfogliare quei notiziari. Mi ero avvicinato da giovane al WWF, ci riunivamo dove oggi c'è il Museo archeologico. Carlo mi ha trasmesso la sua sensibilità per il bene comune e la natura. Poi, grazie alla passione per la fotografia che ci accomunava, nel tempo siamo diventati amici. Mi mancherà”, dice Guindani. Poi ripone nel cassetto i numeri del 'Riccio cremonese'. Di un lontano passato ma sembrano scritti ieri.
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