Il Manifesto dell’Intelligenza Artificiale per vivere da ora il futuro con ottimismo. Tra gli autori Corrado La Forgia, amministratore delegato della Vhit di Offanengo
E’ stato pubblicato per intero sul quotidiano Il Sole 24 Ore (e sul sito internet c’è tuttora) il Manifesto, (in sette punti o capitoli) per imparare a conoscere e a lavorare con l’Intelligenza Artificiale.
Il lavoro è firmato da Massimo Chiriatti, tecnologo e Chief Technical & Innovation Officer di Lenovo, Nicola Intini, manager e imprenditore, Corrado La Forgia (vedi foto), Amministratore Delegato della Vhit di Offanengo e vicepresidente di Federmeccanica, e Paola Liberace, giornalista ed esperta di Competenze Digitali presso il Dipartimento per la Trasformazione Digitale.
La filosofia dell’importante, squarciante e modernista testo?
“Fissare punti fermi per confrontarsi con una tecnologia pervasiva dalle enormi potenzialità, ma che fa ancora paura: l’AI (Intelligenza Artificiale) non sostituisce e mai sostituirà l’uomo, ma trasforma e trasformerà la manodopera in ‘testadopera’, liberando energie e creatività. Bisogna però imparare a comprenderla, studiarla e quindi andare avanti senza timori nell’interpretarla, o meglio, per applicarla”.
I cardini su cui si poggia il manifesto?
L’intelligenza artificiale di cui parliamo è quella debole
L’intelligenza artificiale si basa su dati, computer e algoritmi
L’intelligenza artificiale non ci sostituirà
Verso l’intelligenza artificiale serve tecno-ottimismo
L’intelligenza artificiale aiuta l’essere umano a fare meglio e a fare cose nuove
Cosa possiamo fare, cosa dobbiamo decidere, come vogliamo essere
Come agiamo, così diventiamo
Allora, chiaramente con l’intelligenza artificiale non si fa e nemmeno si farà tutto, ergo non lasciamoci prendere dallo sconforto e soprattutto dal “tecno-utopismo”: la visione salvifica che non pone limiti alla tecnologia. Dobbiamo inoltre allontanare da noi il “tecno-pessimismo”: la corrente che paventa visioni catastrofistiche.
Qual è quindi il giusto approccio all’Intelligenza Artificiale?
Secondo gli autori, è quello del “tecno-ottimismo che passa attraverso un utilizzo consapevole e costruttivo delle tecnologie.
La macchina in sé è solo l’insieme delle sue parti, è solo uno strumento di calcolo, anche se sempre più sofisticato ed è l’uomo ad assegnarle un fine.
L’AI (Intelligenza Artificiale) va utilizzata per le sue capacità di elaborazione, mentre agli umani spetta il compito fondamentale del giudizio sull’elaborato, la parte nobile, quello che una persona sa fare meglio. È così che l’uomo ha la possibilità di essere sempre meno “Manodopera” e sempre più “Testadopera”.
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