Il pensiero natalizio di padre Gigi Maccalli che ricorda, sul web, il suo Natale imprigionato nel deserto
"Il primo Natale da prigioniero l’ho vissuto tra le dune di sabbia, contavo 99 giorni dal sequestro avvenuto la notte del 17 settembre 2018. Ricordo che guardavo il cielo stellato e avvolto di silenzio e pregavo il rosario, pensando alla stalla di Betlemme, al bambinello avvolto in fasce in una mangiatoia tra Maria e Giuseppe e alla visita dei pastori. Con lo sguardo rivolto alle stelle, speravo di percepire le note del canto degli angeli: Gloria a Dio e pace agli uomini che egli ama. In quel grande silenzio intrecciato di preghiera ho sussurrato al deserto il messaggio di Natale: Pace in terra! La Parola di Dio si è fatta carne ed è stata avvolta dal silenzio di Betlemme. Il silenzio di Nazareth poi, ne ha preparato l’annuncio al mondo. E quello della tomba ha fasciato la prima parola del risorto: Shalom, pace a voi.
Il secondo Natale, quello del 2019, è stato per me ancora di solitudine interiore e di tanta tristezza. Se al primo Natale nel deserto del Sahara, contavo 99 giorni di prigionia, ora raggiungevo l’infelice traguardo di 465 giorni di digiuno eucaristico. Mi venivano in mente i momenti belli di famiglia che si celebrano attorno alla tavola di casa, imbandita a festa. Con gli occhi lucidi ho contemplato il tramonto e i colori che il sole disegna sulle dune di sabbia. Il mio pensiero vagava ai presepi rivestiti di luce, nelle case e nelle chiese. La scia di luce del sole tramontato, in quel deserto continuava ad illuminare il crepuscolo per lunghi momenti e sembrava suggerirmi di non arrendermi e non lasciarmi sorprendere dalle tenebre che tentavano di sprofondare il mio cuore nella notte. Resistere, mi dicevo, per mantenere accesa una luce di speranza in questa oscurità. Nella notte poi le stelle mi rincuoravano e mi confermavano nella speranza. Mi addormentavo dicendo, presto o tardi questo incubo finirà… speriamo domani.
Gustiamo quest’anno in modo rinnovato la gioia di celebrare Natale con la propria famiglia, con le persone che amiamo. Condividere con loro il pane caldo della culla di Betlemme sarà un’aggiunta al nostro essere famiglia. Il perdono accolto e offerto, e l’eucarestia come companatico, saranno sorgente di pace e di amore rinnovati.
Auguro a tutti un Natale all’insegna dell’essenziale, come il deserto mi ha insegnato: cioè Pace, Perdono e Fratellanza. Pace in terra tra i popoli, Perdono sempre e a tutti e Pane della fraternità condiviso con i poveri. E non dimentichiamoci di telefonare, all’ora del caffè, a chi è confinato in ospedale o in una casa di riposo per anziani. Buon Natale!
Così scrisse via web, padre Gigi Maccalli, missionario, cremasco di Madignano, sequestrato e poi fortunatamente liberato dopo due anni di prigionia nel 2020…
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