Intelligenza artificiale, il percorso dell’Università Cattolica inaugurato insieme a un robot
Relatore del primo incontro del percorso promosso dal Centro pastorale del Campus di Santa Monica è stato il prof. Federico Manzi, docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione della Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Milano. La linea di demarcazione che divide il mondo concreto da quello virtuale è un confine che tende ad assottigliarsi sempre più velocemente. Le intelligenze artificiali si stanno affermando come il motore che alimenterà la vita del futuro, semplificando la routine quotidiana grazie alla loro potenza di calcolo.
Non si dubita dell’utilità di queste tecnologie, ma il dibattito etico e morale è aperto e complesso. Proprio con l’obiettivo di non limitarsi ad analizzare aspetti tecnologici e scientifici, ma aiutare a riflettere sulle implicanze che l’intelligenza artificiale ha nella comprensione che l’uomo ha di sé, della propria vita e del mondo, il Centro pastorale dell’Università Cattolica di Cremona ha promosso, nelle settimane di Quaresima, il ciclo di incontro Intelligenza artificiale, chi sei? inaugurato nel pomeriggio di martedì 20 febbraio.
Conversazione con l’intelligenza artificiale era il titolo dell’incontro, un momento di approfondimento scientifico condotto dal professor Federico Manzi, docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione della Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica di Milano, accompagnato da un ospite a dir poco inusuale: Nao, un piccolo robot umanoide alto non più di 60 cm e dotato di un’interfaccia programmabile che gli permette di svolgere funzioni tecniche e interattive.
L’incontro, introdotto dal vicedirettore di sede Marco Burgazzoli, è stato presentato insieme al professor Fabio Antoldi, docente di Strategia Aziendale e di Imprenditorialità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona, e don Maurizio Compiani, assistente del Campus di Santa Monica.
Dopo un primo approfondimento storico e culturale sulla figura del robot fino ad oggi, analizzata sia a livello letterario che cinematografico, il professor Manzi ha analizzato il ruolo che l’intenzionalità robotica ricopre in ambito sociale, soffermandosi sulle differenze di progammazione per un rapporto fra il robot e i bambini, piuttosto che gli anziani. «La human robot interaction – ha spiegato – è lo studio dell’interazione tra umani e robot. Quello che, nello specifico, facciamo nel nostro gruppo di ricerca è comprendere il lato umano, cioè quelli che sono processi e meccanismi psicologici coinvolti nell’interazione tra noi e questi artefatti tecnologici. Le esigenze di un bambino sono diverse da quelle di un adulto o di un anziano, quindi nella programmazione di un robot è necessario capire a chi è rivolto il prodotto finale, fornendo alla macchina capacità che risultino utili alla persona che ne sfrutterà i servizi».
Il dilemma morale generato dallo spaccato fra uomo e robot è un elemento che non si può trascurare durante il processo di creazione di un automa, infatti «nel confronto tra esseri umani e robot, il nostro atteggiamento morale privilegia sempre gli esseri umani – spiega il professor Manzi, indicando Neo al suo fianco –. I robot sono entità con uno status ontologico distinto rispetto a quello degli uomini, i quali vanno sempre preservati e custoditi».
Riferendosi poi a un esperimento volto a dimostrare la fiducia che un bambino pone nei confronti della macchina piuttosto che in quella di una persona, il docente della Cattolica ha dimostrato che «i più piccoli mostrano, indipendentemente dall’età, uno schema comportamentale che, nei confronti del robot è simile a quello con l’umano». Rassicurando: «Per quanto il comportamento sia simile, la fiducia superiore rimane però sempre nei confronti dell’uomo, e questa cresce all’aumentare delle fragilità del bambino dal punto di vista razionale».
Un vero e proprio rapporto uomo-macchina che con il tempo non farà che aumentare. Ma questo non è un aspetto da intendersi come negativo: infatti la centralità della persona deve sempre essere il fondamento dell’innovazione tecnologica, per questo «ogni progresso nel campo dell’interazione uomo-robot e delle IA deve essere orientalo a migliorare la qualità della vita delle persone», precisa il professor Federico Manzi. Aggiungendo poi che «lo sviluppo e l’uso delle tecnologia deve essere guidato da principi morali ed etici solidi, l’umanesimo deve farsi bussola morale per navigare fra questi cambiamenti così repentini. La strutturazione di un legame collaborativo multidisciplinare può fare da guida verso il futuro che ci attende, così da mettere a confronto le competenze degli esperti di diversi settori, ognuno con le proprie abilità».
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