La fede, il fiume e la folla di fedeli: la celebrazione dell'Assunta a Brancere, che anche quest'anno ha richiamato centinaia di fedeli. La statua di Maria partita dal Duomo accompagnata dal Vescovo
«Maria quale segno di consolazione e di sicura speranza». È con questa consapevolezza, richiamata dal vescovo Antonio Napolioni, che giovedì 15 agosto è stata vissuta la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, che a Cremona ha un sapore speciale. All’Assunta è infatti dedicata la Cattedrale e proprio in questo giorno in tanti, da tradizione, si ritrovano lungo il Po per celebrare Maria come Regina del Po davanti alla effigie della Madonna di Brancere. Appuntamenti che anche quest’anno non sono stati disattesi, con un ricco programma celebrativo e di eventi che la vigilia ha ripreso anche momenti della tradizione che negli ultimi tempi si erano persi, e che nel giorno di Ferragosto sono stati presieduti dal vescovo Antonio Napolioni.
Così dopo la Novena vissuta nella zona pastorale IV, la processione fluviale della vigilia verso Punta Cristo e a seguire il Rosario davanti alle società canottieri di Cremona, la mattina del 15 agosto la statua della Madonna di Brancere è stata accolta in Cattedrale.
L’immagine sacra è stata posta, come ormai diventato consueto, sulla destra dell’area presbiterale, esposta alla devozione personale dei fedeli. In attesa della Messa solenne delle 11, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata dai canonici del Capitolo della Cattedrale, per questa solennità che, secondo quando stabilito da Papa Paolo V (come ricorda l’antica pergamena del 1620 esposta sulla balaustra), concede l’indulgenza plenaria a quanti il 15 agosto visitato la Cattedrale di Cremona.
Nell’omelia il Vescovo, indicando la statua della Madonna di Brancere, ha sottolineato che «la Parola di Dio e la contemplazione di Maria in Cielo ci aiutano davvero a riconoscerci in alcune traiettorie, in alcuni modi di viaggiare nella vita». La processione non è allora un semplice tragitto, ma diventa un «cammino trionfale». Nelle parole di monsignor Napolioni però anche un avvertimento, perché il rischio è quello di «viaggiare in un altro modo, concepire la nostra vita come una battaglia, come una sofferenza da cui finalmente poter fuggire».
Porto sicuro è sempre Maria, che «la Parola di Dio ci presenta come segno di consolazione e di sicura speranza, perché il traguardo c’è. Perché questa non è una fuga, ma è un compimento, un giungere a casa, realizzare pienamente la nostra vita, che non è fatta solo per il tempo, per questa manciata di anni e di giorni, ma è fatta per un mistero d’amore infinito».
E proprio come un viaggio ancora da intraprendere, la solennità dell’Assunta «non è solamente il boom spirituale al centro dell’estate — ha spiegato il Vescovo al termine dell’omelia —, ma è il nuovo punto di partenza. Da Lei, da Maria, dall’essenziale». E il viaggio di pace che il Vescovo ha mostrato è iniziato con una preghiera, una supplica scritta dal patriarca di Gerusalemme e dei latini, il card. Pierbattista Pizzaballa, che ha chiesto che proprio in questa solennità tutta la Chiesa si unisse in una corale invocazione di pace [leggi la supplica per la pace].
Al termine della liturgia la statua della Madonna di Brancere è stata accompagnata dai celebranti e dai fedeli presenti sulla piazza per un’ultima preghiera prima del trasferimento dell’effigie sacra alla Canottieri Flora. È qui che nel pomeriggio è iniziata la seconda parte della festa, tutta sul fiume Po.
Dopo un breve momento di preghiera all’interno della società canottieri – alla presenza anche dei sindaci Andrea Virgilio (Cremona), Roberto Mariani (Stagno Lombardo ) e Silvia Granata (Castelvetro Piacentino) – la stata della Madonna è stata imbarcata per la processione fluviale verso Lido Ariston. Insieme ai vogatori delle diverse società, ma anche a imbarcazioni a remi e motori di singoli, l’immagine della Regina del Po è stata accompagnata nel suo viaggio dal vescovo Napolioni, che durante il tragitto ha benedetto le società canottieri e motonautiche di Cremona.
Al Sales è stata affidata al Po una corona di fiori, con una benedizione alla acque e a quanti le vivono, con uno speciale ricordo per le vittime delle inondazioni e quanti nel fiume hanno perso la vita. Poi la statua di Maria è stata portata in processione tra due ali di fedeli fino all’altare allestito proprio di fronte all’icona della Madonna del Po, che alla base ha il ritratto del compianto don Aldo Grechi, lo storico parroco di Brancere che ha ideato la celebrazione più di 40 anni fa.
Tanti i fedeli presenti, insieme ai primi cittadini della zona rivierasca (cremonese e non) con i gonfalone dei rispettivi comuni e ai volontari delle diverse associazioni con i propri stendardi.
«Voglio condividere con voi la bellezza di quello che sta accadendo: Dio si sta incarnando in noi. Non l’ha fatto solo in Maria, lo fa anche in noi», ha esordito il Vescovo all’inizio dell’omelia, nella quale ha voluto raccontare ai fedeli alcuni momenti del suo recente pellegrinaggio a Lourdes, con un parallelismo segnato proprio dall’acqua del fiume. «Per me il momento più bello – ha detto – è quando guardo al di là del fiume Gave e non vedo solo scorrere l’acqua del fiume, ma vedo scorrere fratelli e sorelle di ogni parte del mondo». Ingredienti che monsignor Napolioni ha visto anche in questa giornata: «Il nostro fiume, le nostre immagini di Maria, il nostro popolo. Che cosa ci tocca fare se non dire “sì” come l’ha detto Maria? E fare sì che la nostra quotidianità sia abitata da Dio».
«Questa giornata – è stato quindi l’augurio di mons. Napolioni – deve essere davvero una giornata in cui facciamo una “sbornia” di fede. È talmente festa oggi da usare tutti i linguaggi umani: non separiamo mai ciò che è sacro da ciò che è profano! Gesù è venuto a riconciliare il corpo e l’anima, il cielo e la terra, i vicini e i lontani. Che sia questa unità a crescere anche tra noi: tra le diverse opinioni, sensibilità e culture. Che sia questa unità ad essere accogliente verso chi, nella nostra terra viene da paesi lontani». E ha concluso con un’invocazione: «Maria, ridesta in noi la fierezza, la gioia, la gratitudine della fede, la coscienza del dono di Dio, e porteremo i frutti che Dio vorrà. E saremo un seme che, proprio perché marcisce nel terreno buono, darà vita anche al futuro di questa terra. E il fiume ne vedrà e ne racconterà tante altre di storie, di lavoro e di famiglia, di sofferenza, di fede e di santità».
La celebrazione è stata concelebra da diversi sacerdoti cremonesi tra cui il vicario episcopale per la Pastorale don Gianpaolo Maccagni, il vicario zonale di Cremona (e cugino di don Greghi) don Pietro Samarini e il parroco di Stagno Lombardo e Brancere don Pierluigi Vei, che al termine della Messa ha ringraziato, insieme al sindaco di Stagno, tutti coloro che hanno reso possibile questa festa che il maltempo, presentatosi a tratti, non è riuscito rovinare. (www.diocesidicremona.it)
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