Le sigle di Confcommercio Cremona urlano alla tempesta perfetta. Forte preoccupazione per la crisi energetica
La Confcommercio Provincia di Cremona analizza, con forte preoccupazione, la situazione economica del settore commercio, turismo e servizi. L’associazione di categoria esplicita il proprio punto di vista “a voci unificate”, con alcuni dei Presidenti (delle oltre 50 sigle economiche ed imprenditoriali rappresentate nel territorio cremonese) che commentano la situazione del proprio settore economico. L’attuale grave crisi economica non potrà essere risolta con una serie di interventi a pioggia, ma richiede alle forze politiche una precisa presa di coscienza; è necessario intervenire rapidamente, non c’è più tempo per sostenere i settori del commercio, turismo e servizi già troppe volte penalizzati.
CONFCOMMERCIO - Presidente Andrea Badioni
Oggi potremmo definire il secondo trimestre dell'anno 2022 "la quiete prima della tempesta" per i settori commercio, turismo e servizi. Una tempesta che, purtroppo, non dipende dal saper fare o dal saper reagire, ma da una scarsissima se non nulla capacità di gestire un Paese che già prima della crisi politica e della situazione pandemica registrava una grande difficoltà nel competere con l'economia mondiale. Oggi, come rappresentati delle categorie commerciali, chiediamo alla politica (ora latente) un segnale di “italianità” mettendo al primo posto la salvaguardia di tutto il mondo professionale del terziario; nel frattempo cerchiamo di trovare soluzioni tampone, ad esempio, io come panificatore sono stato costretto a chiudere il mio punto vendita per tre mezze giornate a settimana. “Nessuno deve rimanere indietro”, diceva il nostro Presidente nazionale Sangalli durante le difficolta del periodo pandemico, oggi risuona come un'amara profezia dove non serve dire e ribadire, lo sapevamo già.
CONFCOMMERCIO - Direttore Generale Stefano Anceschi
Stiamo vivendo una tempesta perfetta con il concreto rischio di un naufragio economico e sociale. Negli ultimi 6 anni l’elettricità ha subito aumenti di oltre il 900% e il gas di più del 1.100%. In questi giorni, molte imprese fornitrici di energia e gas stanno addirittura sospendendo i contratti a causa di fluttuazioni del mercato, con prospettive di aumenti dei prezzi. La situazione rischia di avere come conseguenze, ad esempio, la riduzione dell’orario di lavoro delle imprese, un maggiore indebitamento con le banche ed il concreto rischio di chiusura. FIPE (Pubblici esercizi) - Presidente Alessandro Lupi Stiamo lavorando con “una pistola puntata alla tempia” e quindi come FIPE abbiamo deciso di lanciare la campagna nazionale “Bollette in Vetrina” con l’obiettivo di rendere totalmente trasparenti i vertiginosi e insostenibili aumenti dei costi dell’energia a danno di bar e ristoranti. Una situazione che ci sta costringendo a dover scegliere tra gli aumenti dei listini, finora assai modesti, e la sospensione dell’attività. I clienti, come noi, subiscono da cittadini il caro energia e il potere d’acquisto è in qualche modo un cane che si morde la coda. Aspettiamo con impazienza l’intervento del governo che speriamo sia veloce e concreto, a prescindere da chi si insedierà a seguito delle elezioni del 25 settembre. Dopo due anni di Covid, e purtroppo la chiusura di circa 22mila bar e ristoranti, iniziavamo a vedere la luce in fondo al tunnel, ma questa luce adesso si sta spegnendo.
LE BOTTEGHE DEL CENTRO - Presidente Eugenio Marchesi
Per quanto riguarda i centri storici il problema è amplificato, già erano in crisi prima della pandemia, adesso con la crisi energetica, i costi stanno diventando insostenibili e le persone che frequentano il centro sono ancora in calo. Senza pedonalità è sempre più difficile far quadrare i conti, per cui vedremo purtroppo ancora vetrine spegnersi. Il problema maggiore è sempre il solito: come fare a riportare le persone in centro e su questo tema dobbiamo lavorare al fianco delle istituzioni e ripensare al sistema distributivo. Probabilmente la grande distribuzione e la vendita on line sono cresciuti in modo indiscriminato e i centri storici non hanno gli strumenti per competere, sono difficili da raggiungere, i parcheggi sono pochi e spesso troppo costosi. Le piccole attività non possono sopravvivere solo con un po’ di vendita a distanza, dobbiamo riportare la gente nei nostri negozi.
FEDERALBERGHI - Presidente Alessandra Cattaruzzi
Il settore alberghiero, che ha registrato nei mesi scorsi un aumento significativo di presenze (a maggio e giugno sono state superiori anche al 2019), oggi si trova in un momento di forte preoccupazione. Secondo un'indagine condotta dal centro studi di Federalberghi, che ha esaminato nel dettaglio le bollette emesse da 15 gestori, relative a un campione di oltre 2.000 camere d'albergo, di tutte le regioni italiane, la bolletta energetica degli alberghi ha raggiunto il livello record di 3,8 miliardi di euro, con un costo medio di circa 120.000 euro per ciascuna struttura (94.000 per l'energia elettrica e 26.000 per il gas). Questi aumenti considerevoli determineranno un conseguente aumento delle tariffe oppure la chiusura delle strutture per alcuni giorni o periodi, ad esempio, per il mio hotel sto programmando alcune chiusure domenicali, durante le festività natalizie e probabilmente la sospensione dell’utilizzo della nostra piscina.
FIMAA (Mediatori immobiliari e d’affari) - Presidente Luca Arcari
I rincari sul prezzo de gas, sulle compravendite in corso, non stanno influendo, principalmente perché sono il perfezionamento di trattative passate, ma la preoccupazione inizia a trasparire nella ricerca degli immobili, con un’attenzione maggiore all’efficienza energetica del fabbricato. Il caro bollette si va ad aggiungere alla probabile fine degli incentivi fiscali del superbonus per la riqualificazione dei fabbricati ed al rialzo dei tassi di interesse trainato dall’aumento da parte della BCE di 50 punti base a luglio ed altri 75 nella giornata di ieri. Si sta mirando a contenere l’inflazione pesando sulle tasche dei cittadini, quando la spinta principale arriva dal rincaro delle materie prime e da quello delle materie energetiche necessarie per la realizzazione dei prodotti finiti, raddoppiando così la riduzione del potere d’acquisto degli italiani. Ci aspettiamo un quarto trimestre “caldo”, di certo non per la temperatura delle case.
FEDERMODA - Presidente Marco Stanga
L’aumento assolutamente insostenibile dei costi dell’energia colpisce tutti i comparti ed in modo particolare quello del settore moda che vede nelle prospettive future una grave difficoltà nel poter mantenere posizioni fondamentali all’interno dei centri storici ed allo stesso tempo nella necessità di tutelare centinaia di migliaia di posti di lavoro. La forte preoccupazione arriva dei segnali non incoraggianti che provengono dai nostri fornitori con un aumento dei prezzi di circa un 15% che potrà essere difficilmente sostenibile dal consumatore finale che vedrà, tra l’altro, ulteriormente ridotta la propria capacità di spesa. Le nostre imprese del dettaglio moda che contano in Italia 191.544 punti vendita e 278.964 addetti, pur non essendo classificate come energivore e gassivore, necessitano di un aiuto immediato per far fronte a costi sempre più importanti e margini sempre più risicati, ai limiti della sopravvivenza.
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