Letture sul Po, all’Arena Giardino due proiezioni
Giovedì 31 agosto, alle 21,30, all’Arena Giardino, nell’ambito della rassegna Letture sul Po, sono in programma due proiezioni: Filo di Luce e la Matana del Po. L’ingresso è gratuito con possibilità di fare un’offerta libera a favore delle Cucine Benefiche della Comunità di San Vincenzo de' Paoli di Cremona.
La prima proiezione è un docufilm del regista Michele Fasano che narra la storia di Ramandeep, una bambina di dieci anni, indiana, di religione Sikh, arrivata in Italia quando ne aveva quattro al seguito di sua madre. Non ricorda nulla del Punjab, la terra d’origine del padre, emigrato in Pianura Padana sei anni prima della moglie, per lavorare come mungitore in cascina, dove una volta vivevano i contadini locali .
Ramandeep è felice di vivere in campagna perché, come lei dice, le piacciono i “paesaggi silenziosi”. Racconta, però, che dopo una vacanza in Punjab, dove aveva ripreso contatto con la terra del padre, è ritornata in Italia piena di domand e, dando così avvio ad un confronto tra la sua terra d’origine e quella che la ospita e che oramai sente sua. Si reca, quindi, al tempio sikh di Vescovato, in provincia di Cremona, per cercare risposte ai suoi quesiti.
Un racconto orientato non solo alla conoscenza, ma anche al rispetto tra religioni e culture, ambientato nei territori lungo il Po. U n racconto da leggere anche quale spunto per riflettere come i cambiamenti culturali siano una caratteristica costante dei vari paesi intorno al Grande Fiume nell’ascolto silenzioso del paesaggio della campagna, come la bambina di origine indiana dice “quando le macchine si fermano”, sullo sfondo del Po.
Nella primavera del 1959 Danilo Montaldi, sociologo militante, non ancora trentenne, fu contattato da Giuseppe Bartolucci, a quel tempo già rinomato critico teatrale e cinematografico del giornale socialista l' Avanti! , con l'idea di girare un breve documentario sugli uomini che vivono e lavorano lungo le rive del Po, vicino a Cremona. Nasce così La Matàna del Po , second o filmato in programma all’Arena Giardino giovedì 31 agosto ( s oggetto e sceneggiatura : Giuseppe Bartolucci e Danilo Montaldi, m ontaggio: Renato May, f otografia: Giuseppe de Mitri, a iuto operatore: Giosuè Bilardi, t esto e regia: Danilo Montaldi, s upervisione: Mario Gallo ) . Q ui di seguito, parte di un breve scritto, redatto da Danilo Montaldi nel 1959, che servì da commento d el filmato-documentario di cui firmò la regia.
“Nella Bassa lombarda, ad uguale distanza dal Polo Nord e dall'Equatore, scorre il fiume Po. Il Po è uno dei grandi fiumi del mondo, come il Nilo, come l'Eufrate e il Fiume Giallo. Vi trascorrono gli uccelli di passo; le stagioni le annunciano i migratori. Gli abitatori delle sue rive sono parte di una società solenne, agricola, violenta e selvatica che segue soltanto le leggi perenni della terra. Tra le nebbie dei mattini, o di sera, si accendono sull'acqua, come brevi falò, i dialoghi e le canzoni.
…… Gli uomini del Po vivono nelle baracche, sono gli abitatori di una zona franca, di una idea di città che il bisogno ha però costantemente mantenuto nell'incompiuto. Può essere su una lama di sabbia, su un'isola o sotto le piante. Essi vivono qui, e le notizie dal mondo arrivano con i giri dell'acqua. Essi guardano al Po come ad un Eldorado che dà la fortuna a chi la cerca, lo considerano un filone di ricchezza sul quale ci si mette a cavallo (a piedi nudi o con grandi gambali) per tutta la vita. Gli uomini del Po vivono di quanto dà il fiume: dei vari tipi di pesca, della raccolta di roba portata dall'acqua, piante, scatole, bottiglie. E dell'avventura costante che offre l'ambiente.
…… . La matàna del Po è come una febbre leggera, è una specie d'influenza che esercita il fiume sugli abitatori della riva. La matàna trattiene un fondo di amarezza contadina e di allegria confuse.
Al di là di queste consuetudini, esiste un Po che è diverso, che offre altro, oltre a questo: è il Po della ghiaia per le imprese edili, è il fiume dal quale nascono le città. È dal fondo del fiume che comincia a nascere la città. Ma gli uomini che sono nati sul fiume, non hanno mai abitato altrove che in piccole baracche perennemente messe in pericolo dalle piene, dalle alluvioni, dalle frane d'acqua. Ricacciati dalle sponde essi puntellano non lontano la loro baracca, o ripiegano per una giornata in qualche vicino ritrovo…..”.
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