31 marzo 2021

Matteo Passamonti, nuovo primario di radiologia all'Ospedale Oglio Po

Matteo Passamonti, classe ’72 è il nuovo primario di radiologia all'Ospedale Oglio Po. Si è laureato in Medicina e Chirurgia (1996) con Specializzazione in Radiologia indirizzo Radiodiagnostica (2001) presso l’Università degli studi di Pavia. Nel 2017 ha conseguito il diploma Europeo di Radiologia Senologica (EDBI) previo esame della Società Europea di Radiologia Senologica (EUSOBI). 

Ha maturato diverse esperienze come Visitor presso strutture internazionali altamente specialistiche (come ad esempio il Department of Diagnostic Imaging del St. Jude Children’s Research Hospital di Memphis - TN-USA) e il Department of Radiology University of Wisconsin - Madison, WI, USA). 

Dal 1999 ha lavorato come Dirigente Medico presso l’UO di Radiologia dell’ASST di Lodi dove dal 2014 ha svolto il ruolo di Responsabile della UO Semplice a valenza dipartimentale della Senologia diagnostica (Breast Unit).

Domani 1 aprile 2021 è il suo primo giorno di lavoro nel ruolo di primario della Radiologia dell’Ospedale Oglio Po. Con quale spirito si accinge al nuovo incarico? 

"Lo spirito è quello di massima apertura alle necessità interne ed esterne all'Ospedale, nel solco già ottimamente tracciato dall'attuale primaria Dottoressa Laura Romanini che ringrazio.

Provengo da un'esperienza di lavoro multidisciplinare in ambito senologico e intendo portare nel mio nuovo incarico la modalità di lavoro che prediligo, ossia quella di collaborare con tutte le specialità e le figure professionali presenti all'Oglio Po."

L’Ospedale Oglio Po si trova in un’area strategica del territorio compreso fra Cremona e Mantova e ha un bacino di utenza di tutto rispetto (90.000 cittadini e 20.000 extraregione). Quali sono le aspettative e i propositi?

"La Radiologia è un servizio e in quanto tale deve porsi verso i reparti ed i pazienti esterni: sebbene per alcune prestazioni il riferimento resta Cremona, il mio impegno - come primario radiologo - è garantire una qualità sovrapponibile delle due realtà (casalasca e cremonese). L’Oglio Po è un ospedale a tutti gli effetti ed è connotato da un’identità precisa che spero di contribuire a rafforzare nel mio ambito. Occupandomi di senologia ho molto a cuore sia la prevenzione sia la cura del tumore mammario; Il desiderio è di portare la mia esperienza nel territorio casalasco che per ora non conosco. A dire il vero la mia attività è iniziata in un ospedale con le stesse dimensioni dell’Oglio Po e ricordo come fosse semplice - rispetto ad altri contesti - il lavorare insieme a favore della continuità delle cure ai pazienti."

Quali sono le caratteristiche di una Radiologia “ideale”?

"Ammesso che esista una radiologia ideale penso siano tre le questioni centrali: saper dare risposte qualitativamente elevate - in tempi clinicamente impattanti - ai bisogni diagnostici dei pazienti ricoverati e del territorio. Essere aggiornata sia tecnicamente sia culturalmente.
Creare dei percorsi virtuosi per tipologia di paziente e di patologia: il problema delle liste di attesa c’è, ma va affrontato commisurando il tempo di diagnosi e l’impatto clinico.

Grazie alla generosità dei cittadini e all’impegno di associazioni virtuose - Uniti per la provincia di Cremona e gli Amici dell’Oglio Po - a breve la Radiologia dell’Ospedale Oglio Po sarà dotata di una nuova TAC 128 strati e di un Mammografo con tomo sintesi. In che misura le nuove apparecchiature faranno la differenza?

Innanzitutto, un doveroso ringraziamento di cuore alle associazioni che stanno donando queste apparecchiature, alla direzione strategica e alla dottoressa Romanini per il lavoro che stanno svolgendo a favore dell’innovazione.

Penso che tutto ruoti attorno al concetto di equità: in un sistema pubblico è importante che il cittadino – in questo caso residente nel territorio casalasco – possa fruire di prestazioni di alto livello nell’ospedale di riferimento, senza dover migrare verso altri centri perché la TAC o la mammografia non sono aggiornate. Grazie a queste donazioni tutto ciò non accadrà."

Cosa significa intraprendere un nuovo percorso professionale durante un’emergenza pandemica?

"Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus ha detto: “Occorre che le comunità siano pienamente informate e consapevoli, coinvolte e preparate ad adeguarsi alla nuova normalità. Ciò significa saper comunicare correttamente: fra le altre cose, mi occuperò di screening mammografico e voglio presentare qualche dato sul quale riflettere. Tra marzo e maggio 2020 nell’Area metropolitana di New York ci sono state 24000 morti in più rispetto allo stesso periodo del 2019. E’ stato stimato che il 22% di tali morti non siano dovute, neppure indirettamente, al Covid, bensì ad un ridotto accesso a prevenzione e cure mediche. Dobbiamo spiegare e convincere la popolazione che gli screening restano importanti, che non sono un “extra” bensì un importantissimo servizio di salute pubblica."

L’esperienza Covid in che misura e come ha cambiato il suo essere/sentirsi medico anche nell’approccio alla cura, al paziente?

"Oggi ci troviamo di fronte alla difficoltà di gestire la pandemia nella vita quotidiana e a rimodulare di continuo nuovi equilibri. Da un lato c’è la grande opera di vaccinazione dei sanitari e dei cittadini che trasmette un messaggio confortante, se non tranquillizzante; dall'altro la consapevolezza che - anche oggi - basta davvero poco per essere contagiati, per ammalarsi e rischiare la vita. Viviamo con il desiderio di lasciare alle spalle mesi di paura, reclusione e chiusura ai contatti sociali; ma nella necessità di non abbassare il campanello d’allarme che suona quando incontriamo qualcuno che ci parla senza maschera, quando tocchiamo i supporti sui mezzi pubblici, quando in un negozio ci chiedono di digitare il pin su una tastiera. La difficoltà di interpretare questa ambivalenza fra generale e particolare è la sfida di questo periodo."

 


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