Nelle nuove aree rinaturalizzate del Po torna la biodiversità: ibis, qualche spatola, aironi di diversa specie, anatidi e trampolieri
Le aree naturali o rinaturalizzate del Po sono fondamentali per il recupero della biodiversità sul grande fiume. La conferma viene dalla conclusione dei lavori di naturalizzazione dell’Oasi Margherita del Bodrio Lazzaretto, dove è stato ripristinato lo specchio d’acqua che ha favorito il ritorno dell’avifauna padana. Lo racconta in un post sulla propria pagina Facebook Davide Persico, Professore del Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale presso l’Università di Parma, Sindaco di San Daniele Po, e direttore del museo di storia naturale di Parma, nonché fondatore nel 1998 del Museo Paleoantropologico del Po di San Daniele.
Succede che da una decina di domeniche faccio questo giochetto. Percorro un transetto di 8,7 km in auto, sull'argine comprensoriale, dall'incrocio di Sommo con Porto fino al Budrio del Lazzaretto di Stagno Lombardo. Un percorso da est a ovest, durante il quale, con binocolo, si osservano le specie di uccelli presenti.
In 10 domeniche, i dati di biodiversità raccolti raccontano un realtà importante della nostra bassa Pianura. In questo tratto di golena e non, il territorio è intensamente coltivato e vi si trovano, in linea retta, 5 oasi/acquitrini. Provate a dare un'occhiata a come incrementa la biodiversità degli uccelli in corrispondenza di questi punti. Cosa significa questa analisi preliminare? Significa quanto siano preziose le aree naturali o rinaturalizzate, quanto forte sia l'influenza anche solo di un filare nutrito di piante e delle siepi intense che vi si trovano alla base.
Partendo dall'incrocio tra l'argine maestro di San Daniele, si rileva subito un numero elevato di piccioni torraioli che gravitano intorno alla vicina Cascina Colombarone. Passato l'abitato di Sommo, con avvistamenti ridotti solo a gazze e cornacchie, si arriva in prossimità dell'Oasi e del Bodrio di Margherita, dove si avvistano aironi cenerini, guardabuoi, nitticore, passeriformi. Da questo punto gli avvistamenti ritornano in prossimità dello zero fino a raggiungere il Bodrio di Cà de Gatti con cormorani, aironi, gallinelle d'acqua, qualche germano e nel cielo si intravvedono, percorrendo la strada, stormi di colombaccio, ibis, qualche spatola, aironi di diversa specie, anatidi e trampolieri. La biodiversità persiste intensa dietro l'Oasi di Ca' Rossa di Pieve d'Olmi, per abbassarsi un poco ma diversificandosi grazie ad un lungo filare di alberi con siepi ai piedi dell'argine. Qui i passeriformi sono abbondanti e c'è sempre qualche rapace in agguato, oltre che aironi. Andando avanti le osservazioni si azzerano nei campi coltivati fino a raggiungere dopo Stagno Lombardo il Budrio del Lazzaretto, dove diverse specie segnano la presenza.
Cosa si evince da questo giochetto? Innanzi tutto che la biodiversità della bassa è molto scarsa ma che ha delle riprese solo ed esclusivamente nelle oasi rimaste. Pensate quale beneficio incredibile potrebbe avere la biodiversità se corridoi ecologici mettessero questi piccoli ma preziosi habitat in interconnessione tra loro. Sarebbe poco, ma dato il tenore faunistico della bassa sarebbe un grande risultato.
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commenti
Pierpiero
14 dicembre 2022 12:47
Sarebbe interessante anche promuovere cultura e conoscenza di queste aree e delle varie specie presenti. Perché, Signor Sindaco, non organizzare visite guidate e percorsi culturali?
Daniro
15 dicembre 2022 15:44
E' risaputo che la biodiversità nella nostra pianura intensivamente coltivata è in profonda crisi e purtroppo questo accade anche nelle aree della golena del fiume Po. Gli importantissimi presidi ancora presenti come lanche, bodri, boschi spontanei e vegetazione ripariale lungo i corsi d'acqua, sono oramai come dei fortini assediati nonostante che si continui, e a ragione, a sostenere a vari livelli che serve potenziare le reti ecologiche per connettere e tutelare queste fondamentali emergenze naturalistiche. Peccato che nel Piano d'Azione del PNRR per la Rinaturazione del Po predisposto da Adbpo e Aipo, acclamato da Regioni e enti, dei 370 milioni di € di spesa previsti, solo pochi euro, e forse neppure quelli, verranno impiegati allo scopo di potenziare la rete ecologica di cui qui si parla, ma finiranno principalmente in tanti interventi di escavazione e di movimento sabbie, peraltro andando ad incidere nelle uniche aree naturalistiche fino ad oggi scampate alla pressante antropizzazione. Sappiatelo.
Daniro
15 dicembre 2022 15:52
E' risaputo che la biodiversità nella nostra pianura intensivamente coltivata è in profonda crisi e purtroppo questo accade anche nelle aree della golena del fiume Po. Gli importantissimi presidi ancora presenti come lanche, bodri, boschi spontanei e vegetazione ripariale lungo i corsi d'acqua, sono oramai come dei fortini assediati nonostante che si continui, e a ragione, a sostenere a vari livelli che serve potenziare le reti ecologiche per connettere e tutelare queste fondamentali emergenze naturalistiche. Peccato che nel Piano d'Azione del PNRR per la Rinaturazione del Po predisposto da Adbpo e Aipo, acclamato da Regioni e enti, dei 370 milioni di € di spesa previsti, solo pochi euro, e forse neppure quelli, verranno impiegati allo scopo di potenziare la rete ecologica di cui qui si parla, ma finiranno principalmente in tanti interventi di escavazione e di movimento sabbie, peraltro andando ad incidere nelle uniche aree naturalistiche fino ad oggi scampate alla pressante antropizzazione. Sappiatelo.