26 novembre 2024

Nuove testimonianze sulla storia di Lagoscuro: nei secoli passati fu il teatro di intrighi e omicidi durante le lotte di potere tra il monastero di San Lorenzo e la curia cremonese

Della chiesa dedicata a San Martino a Lagoscuro e della sua storia abbiamo scritto pochi giorni fa (leggi qui). Nel frattempo, grazie a quell’articolo, è tornata alla luce una storia che ebbe come teatro proprio questa località e il suo legame con il monastero di San Lorenzo di Cremona (in antichità Lagoscuro aveva anche il nome di ‘Badia San Lorenzo’).

L’antefatto

A noi la storia: sappiamo che all’inizio dell’XI secolo si consuma l’aspro conflitto che vede contrapposti da una parte il monastero di San Lorenzo appunto - che possiede i ricchi territori intorno alla città tra cui anche i territori di Lagoscuro e che è veramente molto potente in quel periodo - e dall’altra, la curia cremonese che invece vuole impossessarsi di quei terreni ed accrescere il proprio potere. Per questo, come riportato nel precedente articolo, nel 1031 in questa zona si disputano gli scontri tra l’armata del vescovo Ubaldo ed i monaci della città. Nel codice dell’Astegiano si descrive come segue la battaglia: “la contesa si decise fuori dalla città. Uscirono quei mercanti e quegli artieri schierati ed in armi, affrontarono a Lagoscuro la cavalleria coperta di ferro, guidata dal vescovo, nelle cui vene scorreva il sangue dei bellicosi capitani Longobardi, e la sgominarono”.

Ma la storia travagliata di Lagoscuro e del suo monastero non era destinata a terminare con questa battaglia. In questa terra si consumerà pochi anni dopo anche un brutale omicidio, sempre legato alle dispute tra clero e monaci di San Lorenzo: la campagna qui era ricca e generosi i raccolti, così come la quantità di cacciagione e di pesca, appena fuori le mura della città, pertanto questo possedimento era molto. molto ambito. 

Il turpe omicidio

Tutto succede nel 1309: in quel periodo Cinello Sommi, della potente famiglia Sommi, è canonico della cattedrale di Cremona; Cinello ha due fratelli, Spinello e Anselmo, che essendo di nobile e potente famiglia possiedono già molte terre nel cremonese e notevoli ricchezze. I rampolli Sommi vogliono però anche le terre di Lagoscuro e al Cinello tocca il compito di trovare una mediazione con l’abate Gherardo de Bezanis, del convento di San Lorenzo, proprietario di Lagoscuro, come si è detto poco sopra. 

La risposta è però negativa perché evidentemente la zona è talmente ricca ed ambita che mai il convento se la lascerebbe scappare. Ma ai Sommi la risposta non sta bene: vogliono a tutti i costi Lagoscuro e se l’abate non vuole cederlo, si troverà comunque un modo. 

E il modo lo trovano: attirano l’abate De’ Bezanis in visita nelle terre di Lagoscuro e qui gli tendono un agguato feroce, facendolo pugnalare a morte dai loro sicari. La notizia fa ben presto il giro e attira talmente tanta attenzione che arriva anche a papa Clemente V.

Niente da fare per i Sommi, ben presto l’abate assassinato viene sostituito dal fratello Abramino de Bezanis che non perde tempo e denuncia pubblicamente Spinello Sommi di essere il mandante dell’omicidio del fratello Gerardo.

Di nuovo i Sommi si trovano a dover fare i conti con un De Bezanis. Per questo pensano bene di provare ancora una volta a ‘mediare’ a modo loro: con la scusa di un incontro riconciliatore, invitano l’abate per tentare una mediazione, stavolta direttamente in cattedrale, e di nuovo mandano i sicari a tendergli un agguato, esattamente come al fratello. Stavolta però Abramino si salva e riesce a fuggire, ma non trova appoggio alla sua causa perché a Cremona ora il nuovo vescovo non abbraccia più la causa del convento di San Lorenzo ma, nella lotta tra la curia e i gli ordini monastici, si mette dalla parte della prima.

Dopo diverse vicissitudini Abramino riuscirà comunque a tornare a Cremona, portando avanti strenuamente la difesa delle terre e del monastero di Lagoscuro. 

Agli atti resterà una missiva scritta in latino il 25 marzo del 1310 da Papa Clemente (Regestum Clementis papae V. Romae, 1887) e indirizzata al Vescovo di Piacenza affinchè Cinello de Sommi venga citato davanti alla Romana, insieme ai suoi fratelli, per rispondere dell’omicidio di Gherardo de Bezanis, abate del monastero di San Lorenzo, oltre al tentato omicidio del fratello Abramo, succeduto a Gherardo.

Trad. “Cinello Sommi, canonico di Cremona, essendo stato una volta mosso da uno spirito diabolico, avendo colto l'occasione che Geraldo abate del medesimo monastero, suo successore,[…] nel luogo detto Lagoscuro della diocesi di Cremona (che) rifiutò di concederli, osando il sacrilego fece miseramente uccidere il detto Geraldo." E poi di nuovo i Sommi attentano anche alla vita del fratello: " […]ma mentre lo stesso abate Abramo era convocato, i suddetti Cinello, Spinello e Anselmo con un grande seguito di servitori, mostrando che le loro menti avevano concepito la perversità, si precipitarono contro il detto Abramo abate in preda alla rabbia, con le spade sguainate […]”.

La storia ci dice che Abramino ebbe sorte migliore del fratello e si salvò dall'agguato. Quindi da qui poi la richiesta di comparizione dei fratelli Sommi, chiamati a rispondere delle loro malefatte: “Pertanto […] comandiamo da parte nostra di emettere un mandato di comparizione perentorio affinché entro il termine di due mesi da tale convocazione egli si presenti di persona davanti a noi”.

 

Michela Garatti


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