L'antica pieve di San Martino a Lago Scuro: storia millenaria tra ordini monastici, guerre e genti legate al fiume e all'acqua
Una storia di terra e di acqua, di tempi antichi e di vecchi ordini monastici.
Per scoprirla dobbiamo andare dalle parti di Stagno Lombardo e, poco prima dell’ingresso in paese, entrare nella cascina Lago Scuro, da secoli proprietà della famiglia Grasselli che da anni ha affiancato all’attività agricola anche un agriturismo rinomato.
In questa antica cascina troviamo ancora oggi quella che fu un tempo una chiesa, una pieve di antichissima fondazione, ormai in disuso da anni, dedicata a San Martino.
Legata a questa chiesa ed a questa località, di storia ce n’è davvero tanta: una tra le prime costruzioni monastiche della zona fu proprio Lago Scuro, dove il Vescovo di Cremona Olderico decise di affidare ai monaci Benedettini di Nonantola la costruzione della cascina e naturalmente della chiesa, proprio in quella zona denominata Lago Scuro (della cui storia parleremo poco più sotto). L’origine del complesso della cascina, o per lo meno della parte più antica, risalirebbe dunque intorno al 990, quando i monaci nonantolani diedero vita alla pieve, ossia a una di quelle chiese battesimali che avevano il compito di riunire le genti -da cui il nome plebs- che vivevano sparpagliate sul territorio o nelle boscaglie della golena e che non erano organizzate in veri e propri centri abitati, creando quindi delle comunità riunite proprio intorno ad una chiesa.
L’antica Pieve di San Martino e la ricca storia del territorio
All’interno della cascina troviamo l’antica pieve dedicata a San Martino, anche se oggi non è più presente il fonte battesimale, ma guardando la struttura della chiesa, è evidente che nel tempo ha subito numerosi rimaneggiamenti. Non è dato sapere quando venne tolto il fonte, ma dobbiamo considerare che a Pieve d’Olmi, a poca distanza da qui, troviamo un’altra chiesa battesimale, la chiesa di San Geminiano (santo di origine modenese e quindi sempre legato ai monaci di Nonantola): questa chiesa era una delle sette pievi del territorio edificate in epoca matildica e se ne parla già nel Liber Synodalium del 1385.
Ma torniamo alla nostra pieve di San Martino: oggi l’edificio si presenta rialzato di pochi gradini rispetto al piano dell’aia e, come detto, si trova nella parte più antica della cascina; la facciata da subito mostra che la struttura è stata ritoccata nel corso del tempo, come testimoniano le pietre e i mattoni di diverse forme e dimensioni, che nella parte bassa dell’edificio in alcuni tratti sono disposti ad opus spicatum, caratteristico dell’epoca romana antica, mentre nella parte alta la forma e le linee architettoniche sono tipicamente ottocentesche.
All’interno fino a qualche anno fa si trovavano ancora i banchi; il soffitto un tempo era a volta, ma poi è crollato e quindi le travi in legno sono rimaste a vista dopo essere state sistemate. Sull’altare ligneo sono ancora presenti i due stemmi della famiglia Grasselli mentre al centro si trova l’effigie di San Martino a cavallo. Sulle pareti, semplici e senza particolari decorazioni, erano presenti due nicchie con statue di santi e le lapidi in memoria degli antenati della famiglia Grasselli. Oggi purtroppo la chiesa non è più agibile e non più aperta al pubblico, ma fino ad una quindicina di anni fa veniva ancora celebrata la messa in occasione della festività di San Martino, l’11 novembre, mentre durante il mese di maggio accoglieva i fedeli per la recita del rosario. Poi gli anni sono passati, i fedeli sono diventati sempre meno e così anche l’antica pieve di San Martino si è ‘addormentata’ nella sua campagna, tra terra e acqua dove per secoli è stata presidio e punto di riferimento per le comunità.
Adda o Po: quale fiume scorreva in questo angolo di terra?
Partiamo dal nome: ‘Lago Scuro’. Va da sè che il toponimo lega il luogo alla presenza dell’acqua, in particolare di tre laghi, nati da quello che in tempi antichi fu un braccio morto del fiume. Sì, ma quale fiume? Sarebbe logico rispondere il Po, che oggi scorre a pochi chilometri e che in effetti in passato aveva un alveo spostato molto più a nord rispetto all’attuale.
Ma non è scontato, perché in realtà il fiume in questione potrebbe essere invece l’Adda: non sono poche infatti le testimonianze che citano questa circostanza, ossia che il corso dell’Adda passasse proprio per queste terre. Si narra per esempio che nella zona di Navarra, vicino a Solarolo Monasterolo, vi fosse una ramificazione proprio dell’Adda (anche in questo caso, sicuramente c’era un corso d’acqua ma le fonti sono discordanti rispetto all’attribuzione all’uno o all’altro fiume); a Rivarolo Mantovano poi esisteva la chiesa di Santa Maria in Ripa d’Adda (il nome stesso ‘Rivarolo’ ha origine dal lemma latino ‘ripa’, ossia appunto riva, a indicare dunque la vicinanza ad un corso d’acqua), nonostante l’Adda oggi scorra ben lontano da questa località.
Angelo Grandi riporta: “Vuolsi che tali stagni siensi formati dal ritirarsi ne' bassi tempi le acque del fiume Adda o del Po, ammesso che l'alveo dell'uno o dell'altro, come v'ha opinione, vi si trovasse, od un ramo del primo vi scorresse”.
Sempre Grandi, riferendosi alla storia dell’Adda, spiega: “Non hannonsi che opinioni da alcuni storici ammesse, da altri non approvate”.
Oggi dei tre laghi antichi ne è rimasto ancora uno che, soprattutto d’estate quando raccoglie le acque di irrigazione dei campi, si riempie: infatti la pianura in questa zona si fa depressa e si abbassa in modo sensibile, favorendo il deflusso dell’acqua.
L’aggettivo ‘scuro’ potrebbe riferirsi alle acque paludose e torbide, oppure al fatto che vi fossero molti alberi ad ombreggiare i laghi e quindi le loro acque risultassero particolarmente buie.
Abbiamo detto che la zona rientrava tra i possedimenti dei monaci di Nonantola, che fin dal X secolo erano proprietari di terreni e beni sul cremonese; Ferrante Aporti elenca tra le proprietà dei nonantolani che “In valle, que dicitur laco duco, bevulcas quinque, quae detinet ipsum adelbertus” (trad: “in una valle chiamata laco duco [possiedono] cinque biolche che detiene lo stesso Adalberto”). Potrebbe dunque quel laco duco essere proprio il possedimento di Lagoscuro, che nel XIV secolo divenne proprietà estiva dei monaci Olivetani, che iniziarono ad aggiungere altri fabbricati a quelli più antichi già esistenti. Però sempre Aporti, nell’elenco delle chiese battesimali, cita quella di Lagoscuro, ma pone un dubbio: “Forse San Martino del Lago, ovvero il luogo ancor appellato collo stesso nome vicino al Forcello nella parrocchia di Pieve d’Olmi”. Citazione ripresa anche da Angelo Grandi, che da parte sua propende per individuare la zona con Lago Scuro e non San Martino del Lago.
La battaglia contro il vescovo Ubaldo
Nel 1031 Lago Scuro fu teatro di una battaglia campale tra i monaci di San Lorenzo ed il vescovo Ubaldo, che fu battuto proprio in questa località (che era una tenuta dei monaci di San Lorenzo di Cremona). Una battaglia tanto significativa della quale quasi un secolo dopo, ai tempi del vescovo Sicardo, era ancora ben vivo il ricordo, come lo stesso Sicardo scrive nella sua Chronica: “Baldus Cremonae fuit episcopus; qui quoque monasterium S. Laurentii persequutus est et apud Lacum Obscurum impugnatus est” (trad. ‘Ubaldo fu vescovo di Cremona; da lui venne perseguitato anche il monastero di San Lorenzo e fu combattuto presso Lago Oscuro’).
A partire dal XIV secolo giunsero a Lago Scuro i monaci olivetani, che ampliarono la cascina con un nuovo corpo di fabbrica destinato ad ospitare le loro celle, i camminatoi, i locali produttivi, le stalle e le scuderie. Oggi questo edificio ed il patio sono ancora ben visibili e fanno parte della parte produttiva della cascina. Il corpo centrale, che ospita la casa padronale, venne aggiunto a partire dal 1700 e si distingue per essere caratterizzata da importanti merlature ed una torretta pure merlata.
Lago scuro dunque è una cascina che trasuda storia fin dai secoli più remoti, in una zona legata all’acqua, al lavoro, al potere temporale che spesso si mischiava ed entrava il conflitto con il potere spirituale della chiesa e degli ordini monastici.
La pieve di San Martino e il lago sono rimasti nei secoli i baluardi ed i testimoni silenziosi di tutto ciò.
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