Oltre il Po la Rai gira la fiction su Giovannino Guareschi. Ci sarà la battaglia del primo figlio Giuliano contro la dichiarazione di figlio di N.N. anziché dello scrittore?
Il titolo non è una novità, dal momento che gira ormai ininterrottamente da qualcosa come 16 anni, ma stavolta sarà una vera e propria fiction a raccontare la vita dell’ideatore di Peppone e don Camillo, i più popolari personaggi letterari e cinematografici del ‘900. Dicevo del titolo: «Giovannino Guareschi - Non muoio neanche se mi ammazzano», mutuato dal motto che lo stesso Guareschi coniò all’ingresso nei Lager nazisti, dopo la cattura dell’8 settembre 1943: un titolo che comparve per la prima volta al “Meeting” di Rimini giusto nel 2008. Prodotto da Anele Srl, per la regia di Andrea Porporati, con soggetto e sceneggiatura di Andrea Porporati, Simone Ortolani, Roberto Vecchi, Emiliano Procucci e Gloria Giorgianni, lo sceneggiato è finanziato dalla “Emilia Romagna film commission” e andrà in onda sui canali Rai nel 2025. Gli ultimi due giorni di luglio si è tenuto, in quel di Brescello, il casting per la comparse, mentre le riprese, a quanto è dato sapere, si svolgeranno a partire da settembre nelle province di Parma e Reggio Emilia. Sul sito della “Emilia Romagna Film commission” si legge che: «“Giovannino Guareschi – Non muoio neanche se mi ammazzano” racconta gli alti e bassi della vita di uno scrittore tra i più noti della narrativa italiana, che per lo spiccato tono ironico e irriverente, si è spesso scontrato con le istituzioni, e non solo. Una storia fuori dal comune, tra guerra, mondo editoriale, carcere, campi di concentramento. Nella sua vita due costanti: l’amore per la dolce moglie Ennia sempre al suo fianco, e quello per la sua terra natia, la bassa pianura emiliana, che trasformerà nel fortunato Mondo Piccolo». Stavolta, dunque, pare si possa trattare di uno sceneggiato vero e proprio, sulla vita di Giovannino Guareschi, non sotto forma di documentario con o senza interviste, sullo stile dei tanti realizzati dal 2008 (centenario della nascita dello scrittore) a oggi. Una vera e propria fiction, che vedrà quindi in azione attori e attrici, dialoghi originali e una sceneggiatura di stampo cinematografico. La prima domanda che ci facciamo è: perché? Non ci sono anniversari alle viste, se non cinematografici (70 anni del film “Don Camillo e l’onorevole Peppone” e 60 de “Il compagno don Camillo) e nemmeno sono in vista novità letterarie eclatanti (salvo le sceneggiature originali scritte da Guareschi per i primi 5 film della serie). La seconda domanda è: se ne sentiva il bisogno? La risposta è no. A raccontare Giovannino ci ha già pensato lui stesso, con quel capolavoro di lettera scritta il 13 giugno del 1964 a una professoressa di lettere e, se volete leggere una biografia guareschiana formidabile, procuratevi “Il furente Giovannino” del compianto Beppe Gualazzini. Terza domanda: ci saranno novità in questa nuova versione della vita di Guareschi? È presto per dirlo, anche perché sinora molto poco è trapelato da soggettisti e sceneggiatori. Chissà se stavolta, tanto per rendergli un poco di giustizia, si parlerà del primo figlio di Giovannino: quel Giuliano nato a Parma nel 1933, mai riconosciuto dallo scrittore ma che il test del Dna dimostrò essere il primogenito del papà di Peppone e don Camillo. Giuliano poté finalmente prendere il cognome del padre nel 2008, dopo essersi battuto per dimostrare di essere figlio di Giovannino e, una volta avuta la sentenza del tribunale, nulla ebbe a pretendere dagli altri due figli, Alberto e Carlotta, se non, magari, quel briciolo di affetto mai ricevuto. Giuliano Guareschi morirà solo tre anni dopo, ma la vedova Giancarla continuerà a battersi, come scrive lei stessa: «Per togliere N.N. “non notificato” dai documenti di nascita dei bimbi senza il padre. Per questo e per la mia opera di italiana in Australia, ho ricevuto il Cavalierato (Ordine della Stella d’Italia, il secondo ordine per importanza al merito civile della nostra Nazione ndr.) dal Presidente Mattarella. Una medaglia che ho tenuto sotto la pelle e che ora posso mettere sugli abiti, ma quella battaglia vinta è la vera medaglia!». Infatti, il 27 novembre 2012 il Consiglio dei ministri varò la legge delega che eliminava la distinzione tra figli nati dentro e fuori dal matrimonio. Una vittoria che Giuliano non poté vedere, ma che per Giancarla significa davvero molto: «Quando ho festeggiato il cavalierato ho fatto un discorso agli amici sul perché lo ho ricevuto, la mia amica Graziella mi disse che non dovevo dire nulla, bastava la mia faccia per capire quello che pensavo contro quella stupida nota N.N. sui documenti dei bambini: per troppi anni, quando leggevo sui giornali “figlio illegittimo di...” Scrivevo subito al direttore, chiedendo di correggere il titolo in “figlio di illegittimi”, perché gli illegittimi, semmai, sono i grandi, non i piccini…». Qualcuno degli sceneggiatori della nuova fiction guareschiana vorrà raccontare anche questa storia, legata a triplo filo alla vita di Giovannino? Sarebbe un bel gesto, anche per rappacificare definitivamente degli animi che, alla fine, comunque hanno molto in comune, anche perché, come scrive Osho Rajneesh in «Bagliori di un’infanzia dorata»: «[…] non si discute con i morti, in particolare se è qualcuno che si è amato».
Nelle foto Giovannino Guareschi legge Candido, poi quando si presenta al carcere di Parma e Giancarla Minuti Guareschi vedova di Giuliano
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