Organo e ottoni della Scala hanno dipinto le miniature di un Natale in musica in Cattedrale
Il Concerto di Natale può essere anche molto altro rispetto a una mera serie di canti natalizi, come avviene nella più consolidata tradizione. Lo è stata l’esibizione andata ‘in scena’ in Cattedrale in questa domenica d’Avvento. Protagonisti: Fausto Caporali maestro e organista titolare della chiesa madre cremonese e il prestigioso ensemble degli ottoni dell’Opera della Scala: Gianni Dallaturca e Nicola Martelli (tromba), Roberto Miele (corno), Giuseppe Grandi (trombone) e Alberto Tondi (bassotuba).
Sicuramente il tema più interessante è il ritorno del suono degli ottoni sotto le immense volte del Duomo. Una tradizione antica che è testimoniata in molti documenti storico/musicali. Basti solo leggere gli esecutori della Cappella della Madonna delle Laudi, attiva per tutto il Seicento ma anche le lettere dedicatore delle opere dei maestri di Cappella cinquecenteschi della stessa chiesa per accorgersi di quanto fosse diffuso l’uso di questi strumenti e di quanto fossero apprezzate queste sonorità.
C’è poi la composizione di Caporali dedicata all’episodio dei Re Magi. Un’altra grande tradizione del passato che l’organista titolare componesse lui stesso per le maggiori celebrazioni dell’anno liturgico.
Aspetti questi che abbinati hanno dato un respiro diverso all’esecuzione rispetto ai tradizionali momenti musicali natalizi.
E’ quasi superfluo sottolineare come il sestetto di esecutori abbia un’invidiabile tecnica. All’organo tutti conoscono le capacità da grande virtuoso di Caporali. E gli ottoni del Teatro alla Scala hanno dimostrato una completa autorevolezza nel gestire strumenti che sono sempre complicati, soprattutto nell’intonazione in un ambiente com’è quello di una chiesa.
Il focus va fatto invece sull’originalità timbrica e armonica di come hanno gestito i pezzi della tradizione natalizia: Adeste Fideles, Tu scendi dalle Stelle, Jingle Bells, solo per citarne alcuni. Sono andati alla ricerca di raffinatezze timbriche che, pur non snaturandone l’impostazione, li hanno resi miniature di alto calore musicale. Prezioso poi l’utilizzo, nella parte organistica, di particolari sonorità che lo strumento Mascioni ha da sempre, ma pochissimo sfruttate nel consueto repertorio liturgico. SI direbbe più da concerto che non da accompagnamento vocale o da brani del repertorio barocco o tardo romantico. C’è poi la composizione di Caporali in cui il musicista ha disegnato l’episodio della visita dei Re Magi. Bellissimo. Delicato. Come e quanto una colonna sonora di un film. Sono spuntate reminiscenze di un lessico utilizzato da Ennio Morricone. Pezzo pregevolissimo ed accattivante.
Sulle esaltanti note dell’ Alleluja handeliano dal Messia le luci della cattedrale sono esplose facendo brillare i quadri della natività dipinti da Boccaccio Boccaccino, come in una sorta di rivelazione e di epifania natalizia.
Una bella proposta musicale. A cui si chiede la promessa di risentire gli ottoni nella maestosità della chiesa.
L’evento musicale è stato preceduto da un intervento di don Gianluca Gaiardi, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, sugli affreschi di Boccaccio Boccaccino in Duomo che sono stati messi in relazione alle opere esposte al Museo Diocesano. Gaiardi ne ha messo in evidenza gli aspetti sia artistici che spirituali.
Un ringraziamento particolare è andato alla Fondazione Arvedi Buschini per avere concretamente sostenuto la manifestazione culturale.
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