13 maggio 2024

Otto container di polveri dell'acciaieria Arvedi da smaltire in Sardegna sono radioattivi. Scatta l'allarme al porto. Controlli di Arpa e VVFF in acciaieria: non risulterebbero dati preoccupanti

La notizia è da questa mattina sui giornali sardi online: "Otto container radioattivi, bloccato un carico di scorie destinato a Portovesme". E' il titolo della inchiesta dell'Unione Sarda. La provenienza? L'Acciaieria Arvedi di Cremona. Oggi (e anche domani) in Acciaieria stanno facendo controlli sia l'Arpa che i Vigili del Fuoco su segnalazione della stessa azienda che avrebbe rilevato alcune contaminazioni da Cesio su polveri di abbattimento fumi della linea 2 ma tutto parrebbe circoscritto a un residuo dovuto forse a "rottami schermati", come si definiscono in gergo tecnico quelli che, seppur molto raramente, passano i controlli a cui l'azienda sottostà sia per i materiali in ingresso che per i prodotti in uscita. Pur non prendendo posizione con dichiarazioni o comunicati (forse arriveranno dopo altre analisi e controlli ulteriori), all'Arvedi si mostrano tranquilli considerando l'accaduto come un incidente.

L'allarme è invece intenso in terra sarda, come dimostrano i toni usati dai giornali locali che parlano di un'isola troppo spesso diventata "discarica di veleni" del continente. L'Unione Sarda così racconta l'accaduto: "Era partito due giorni prima da Cremona, acciaieria dell'entroterra lombardo, in un contingente di venti contenitori stracarichi di 'polveri' industriali, rifiuto da allarme rosso, con una destinazione ben nota: lo stabilimento della Glencore, il colosso mondiale del piombo e zinco che, dopo la dismissione del settore minerario, aveva convertito gran parte degli impianti, nel cuore industriale del Sulcis, - scrive l'Unione Sarda- in una discarica-inceneritore per fumi di acciaieria provenienti da ogni latitudine. Con tutti i rischi e pericoli, a partire da quelli nucleari-radioattivi. La consegna a tutti i livelli è quella del silenzio, in fabbrica e soprattutto in porto. L'ordine è quello delle comunicazioni riservate: Prefetto, Sindaco di Portoscuso e forse il Commissario del Comune di Cagliari. Al primo cittadino del Sulcis la notizia arriva verbalmente: c'è un carico con sostanze radioattive fuori norma al porto di Cagliari".

E la cronaca della scoperta del giornalista Mauro Pili è quanto mai precisa. Nel suo racconto dice che uno di quei carichi è già arrivato a Portovesme nonostante il presidio audiometrico, ed è stato "isolato" in un'area di quarantena. E c'è il sospetto che altri dei venti container contengano materiale contaminato da sostanze radioattive come il Cesio 137. Immediato l'allarme del prefetto e al porto arrivano i tecnici dell'Arpas e soprattutto il "Nucleo NBCR" (Nucleare-Biologico-Chimico-Radiologico) chiamato quando esiste un fondato pericolo di contagio da sostanze nucleari. Maschere antigas, rilevatori, sensori per verificare quei ventiquattro container arrivati da Cremona. Il dato è allarmante ben 8 di quei contenitori sono contaminati da Cesio 137, una sostanza con una potenzialità di durata di trent'anni. Scatta l'allarme al porto al molo di Ponente e i sette container contaminati vengono isolati. Come ha potuto quel carico radioattivo attraversare l'intera Italia per più di 800 chilometri tra strade e autostrade e persino con una nave commerciale? Domanda per ora senza risposta. Il giornale sardo ipotizza anche l'intervento della Procura di Cagliari per verificare eventuali rilievi penali per quel carico di morte arrivato in Sardegna come un carico qualsiasi.

Intanto la vicenda sta avendo grande clamore non solo sull'isola. In Regione Lombardia è la consigliera regionale 5 Stelle, Paola Pollini a chiedere lumi all'Arpa e alle autorità sanitarie: "La notizia che gli otto container radioattivi bloccati nel porto di Cagliari, provenivano da Cremona, accende ancora una volta i fari sull'attività svolta all'interno dell'acciaieria Arvedi. Ora però non ci sono le relazioni ARPA a minimizzare l'impatto dell'acciaieria, sull'inquinamento dell'aria e che nascondono il drammatico primato di Cremona quale città più inquinata d'Italia, dietro l'alibi della posizione geografica.

Stavolta ad allarmare i cittadini non sono però le polveri che da oltre dieci anni si depositano sulle case, le strade e le auto dei cittadini di Cavatigozzi, Spinadesco e di tutti gli altri comuni interessati, stavolta il rischio è radioattivo.

Nel porto di Cagliari sono stati messi in quarantena 8 dei 20 container provenienti dalla Arvedi di Cremona e contenenti i fumi dell'acciaieria - come si evince dalla nota divulgata dall'ad di Portovesme srl - perché i sensori hanno rilevato valori di radiazioni superiori al limite di legge per il Cesio 137. La domanda è: come è possibile che quegli otto container abbiano percorso indisturbati oltre 800 km, prima di essere bloccati e messi in quarantena? La domanda la rivolgiamo soprattutto alla società Arvedi e agli enti preposti ai controlli, perché i cittadini devono sapere se i sistemi di controllo radiometrici, che per legge devono essere installati in ingresso e in uscita da impianti che trattano rifiuti e in particolare le acciaierie, siano regolarmente in funzione. Così non fosse sarebbe gravissimo, così come sarebbe altrettanto grave se i segnali d'allarme fossero stati ignorati.
Il problema non è solo sardo perché, anche se la riconsegna al mittente del carico radioattivo non è in realtà una procedura al momento percorribile, in Sardegna ci vanno solo i fumi del processo di fusione dei rottami, mentre in territorio lombardo rimangono i rottami, presumibilmente radioattivi anch'essi, nonché le ceneri destinate allo smaltimento.
Ricordiamo che è dal 2020 che i cittadini attendono che la proprietà realizzi la copertura dell'enorme deposito temporaneo, realizzato su demanio provinciale, che ancora oggi è privo di qualunque protezione dagli agenti atmosferici e dove molto probabilmente è presente materiale radioattivo. Inoltre, le ceneri di scarto della fusione dei rottami vengono smaltite presso la discarica di Crotta d'Adda, a poca distanza dall'acciaieria. Dobbiamo pensare che anche lì possano esserci rifiuti radioattivi?

La situazione è grave e urge fare chiarezza sulla natura ed eventuale presenza di materiali radioattivi nelle lavorazioni in ingresso e in uscita dalla Arvedi di Cremona. Le prime risposte dovrebbe fornirle la stessa società, pubblicando e mostrando i documenti e i dati sulla rilevazione dei dispositivi di sorveglianza radiometriche".

In allegato il documento dell'Autorità portuale di Portovesme

le fotografie sono del sito online dell'Unione Sarda

 


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commenti


Paola Tacchini

13 maggio 2024 20:12

Stamattina ero a Cremona 1 per una intervista.
Rientrando sono passata come sempre da via Acquaviva, in coda tra vari camion e tir, ho visto il famoso "parco rottami" con dimensioni ridotte, ma ancora presente e soprattutto a cielo aperto.

Solo successivamente uno dei nostri collaboratori mi ha fatto pervenire l'articolo del quotidiano Sardo.
Leggendolo il mio primo pensiero è andato proprio agli abitanti di via Dossetto, che già a luglio 2020 ci avevano contattati per segnalare il deposito a meno di 80 metri dalle loro abitazioni. Polveri ferrose presenti costantemente soprattutto in base alla direzione dei venti.

Sono passati 4 anni e della copertura promessa o di uno smantellamento definitivo non c'è traccia, ma con la notizia allarmante di oggi di possibili contenuti radiottivi provenienti dai container di provenienza cremonese, il primo pensiero è chiedere agli enti preposti (ARPA, ATS) una verifica immediata.

In attesa di una risposta ufficiale, chiediamo a tutti la massima trasparenza, perché sulla salute pubblica non si può tergiversare.

Paola Tacchini

Manuel

13 maggio 2024 21:25

Booni! Booni! Lasciamo che le indagini facciano il loro corso. Piano con le illazioni e le fughe in avanti.
Premesso ciò, mi chiedo: ma l’azienda non faceva prima e con meno spesa, a dirottare le scorie in Africa?

Sebastiano

14 maggio 2024 06:45

Più che di fuga in avanti si tratta di farsi il segno della croce. Intanto che le indagini faranno il loro corso ( siamo nel Bel Paese, non dimentichiamolo) gli anni passano e le mamme invecchiano. Almeno speriamo......

Ferdi

14 maggio 2024 07:32

Annamo bbene, ci mancava pure questo a Cremona

Eugenio

14 maggio 2024 08:45

Un incidente può sempre capitare, non esiste la probabilità zero, se però un container radioattivo viene spedito in Sardegna, c'è "qualcosa" che non va nelle procedure.

Martina

14 maggio 2024 08:59

Mi domando come mai i controlli sono avvenuti dopo che la ditta si é auto segnalata guarda caso solo dopo l'articolo pubblicato dall'Unione Sarda del 13/05, quando il carico in Sardegna è arrivato la settimana scorsa e le autorità locali hanno scoperto già venerdì scorso il problema e mantenuto il riserbo alla stampa.
Non conosco le procedure, ma la citata prefettura di Cagliari a conoscenza dei fatti non avrà subito contattato le autorità a Cremona?
Perché nessuno si è mosso prima della auto-segnalazione?