29 dicembre 2023

Perché il vecchio ospedale non sia un vuoto a perdere e il nuovo il tentativo di acchiappare il treno dei soldi che passa. Nuovo intervento del Comitato per la riqualificazione dell'ospedale

Nuovo documento del "Comitato per la riqualificazione dell'ospedale" con un intervento sul non senso (non solo econmomico) dell'abbattere e costruire, partendo proprio da alcuni assist che lo stesso progettista del nuovo ospedale, architetto Cucinella ha fornito con alcuni suoi interventi. Purtroppo il treno dei soldi ha scombinato idee e proposte. Ecco il documento del Comitato.

In “Oggi l'ambiente è un viaggio di sola andata” (da “Corriere Innovazione”, 19/05/21) l'architetto Cucinella scrive: “Costruire non è un’azione sostenibile, perché ogni edificio nasce dall’uso di risorse primarie e da processi industriali altamente inquinanti”. Non vox populi, ma di un esperto che attesta che ogni costruzione impatta fortemente sull’ambiente come a dire “edifica se proprio non hai altra scelta”. E aggiunge che ogni intervento sul patrimonio urbano non può prescindere dalla “consapevolezza della scarsità delle risorse”; va fatta pace col pianeta per cui “oggi la città sia una riserva di risorse da recuperare”(“Il futuro è un viaggio nel passato”, 2021). Ci dà così un assist: se costruire non è un’azione sostenibile, è una buona scelta per Cremona demolire un ospedale di soli 50 anni per “osare” l'edificazione di un ambizioso nuovo ospedale-parco della salute?

E' vero che il mood del progetto sposa le ragioni del verde. Se per far posto al nuovo si abbatte il Maggiore insieme al bosco-polmone verde attuale, sono previsti un boschetto “delle farfalle” e aerei percorsi verdi sul tetto della struttura. Ma è lo stesso architetto che ammonisce: “Non è mettendo alberi tra il cemento che si combatte l’inquinamento, queste azioni aiutano a costruire un alibi, lontano da problemi difficili da affrontare, anche politicamente.“ Se è così, allora crolla il castello del suo progetto, il re è nudo e la vera partita è un’altra?

Sì, ma l'obiezione potrebbe essere “c’è la discriminante della sostenibilità che depone a favore della nuova edificazione”. L'architetto ci stupisce ancora: “Sostenibilità ed ecologia sono parole importanti da usarsi con moderazione”; e con “i dati non vengono esposti, solo annunci in cui si presentano edifici a impatto quasi zero” mette in guardia dai bollini blu di sostenibilità che declassa ad “annunci” non suffragati/suffragabili da elementi di riscontro. E crescono così i dubbi: la sostenibilità è un dato, una chimera o una chance con beneficio d'inventario? Ma non è questo il carico da novanta del progetto Cucinella?

C'è poi il passaggio che non ti aspetti: “Troppo debolmente ascoltata la voce di tanti ambientalisti, associazioni... da parte di un mondo che guarda anzitutto agli interessi economici, ahimè di pochi”, parole che oggi supportano il dubbio che il nuovo ospedale nasca non da necessità ma dall’urgenza di abbrancare il treno di soldi che fa tappa una tantum a Cremona e di mettere il “pacco-regalo” in quota al prossimo turno elettorale. Il progetto è solo una pedina (insieme alla cittadinanza tutta) sul tavolo dei giochi d'interesse di politici e di stakeholder, i soli ammessi il 30 novembre scorso alla presentazione del progetto del nuovo ospedale al Museo del Violino?

E c’è di più. Alla domanda (“Recuperare non abbattere” da “Il Giorno”, 30/9/23) sulla compatibilità ambientale degli edifici datati Cucinella attesta: “Si possono dotare di impianti efficienti di condizionamento termico che darebbero buoni risultati” e, quanto agli edifici anni '60/'70, “hanno tante possibilità di miglioramento” inclusa “un'efficiente resa energetica”, in linea con Renzo Piano che per edifici pubblici e non punta su “consolidamenti strutturali e adeguamenti energetici capaci di ridurne i consumi del 70-80%” (“Rammendo e rigenerazione urbana per il nuovo Rinascimento”, 2015). E all'obiezione sui costi l'architetto risponde: “Il recupero energetico non è solo un costo. Ci sono altri metri di giudizio. Col covid si è capito il valore di un balcone”.

Allora anche nel Cucinella pensiero, come nel progetto iniziale ASST, ci sono argomenti di peso per ripensare al Maggiore non come a un vuoto a perdere. E' il treno di soldi che ha scombinato le carte. Si capisce, ma si può riportare la barra al centro, ricalibrare il progetto sui bisogni.                                                                                                                                                  E c’è un corollario disatteso, il diritto all'informazione preventiva sui progetti. Il d.l. 833/78 istituti-vo del SSN impone a comuni e istituzioni di facilitare la partecipazione dei cittadini. C’è pure la storia personale di Cucinella allievo e collaboratore di Renzo Piano che contro la scelta “di buttar giù il costruito e il costruito male e di puntare sulle grandi opere” sposa il recupero gestito con tavoli di progettazione in sinergia con i cittadini.                                                                                                              Noi del “Movimento per la riqualificazione dell’ospedale di Cremona” siamo qui a chiedere insieme a migliaia di Cremonesi questi tavoli di confronto, non quelli fasulli di ratifica del già deliberato ma quelli, dovuti per legge, dove si decide in ragione dei bisogni e delle comparazioni costi-benefici sull’ opzione recupero del Maggiore o nuova edificazione, forti del Cucinella pensiero e della lezione dello stesso luminare Renzo Piano.                                                                                                                                         Col monito (M. Ermentini, “Manifestino rosso dell'architettura timida”, 2002/ “Il restauro timido”, 2015) che l'intervento sul tessuto urbano sia senza retorica, non invasivo e spettacolare, usi con criterio le poche risorse economiche e non disponibili, non produca rifiuti e parta dal basso, dai cittadini.  Attiene al rispetto delle persone e delle risorse. Perchè (id. “Insula Fulcheria”, 2017) “non c'è più tempo e va costruito un futuro in cui la natura non sia più un deposito di materiali per il "mercato", un futuro di riconversione ecologica dell'economia in cui dimenticare ambizioni e superbie”.                                                                       

Se il nuovo ospedale fiorisce nel deserto della sanità territoriale cremonese, con “copertura solo per la quota muri” ma orfano di personale e di “finanziamenti spalmati su almeno 20 anni per dotarsi di attrezzature e pagare gli addetti”- così il dr. Lima Presidente dell’Ordine dei Medici - e pure bollato come azione non sostenibile dal suo stesso progettista e dal gotha dell’architettura non solo nazionale, “che resta di questo amore” se non il treno di soldi e la scommessa elettorale?

E per volare più alto, l'architetto e filosofa cremonese prof. Anna Maramotti Politi ci invita a considerare che “la conservazione è un tema filosofico forte, è ciò che salva dall’annullamento l’esistente, la memoria dell’uomo che si è coagulata sul prodotto del suo fare” e l'architetto e urbanista Michele de Crecchio segnala che il Maggiore fu finanziato con la vendita di numerosi poderi divenuti proprietà pubblica grazie alle donazioni fatte nei secoli dalle famiglie cremonesi per garantire la cu-ra dei malati, e ammonisce “la sua demolizione cancellerà anche il ricordo materiale di tanti generosi atti di beneficienza”. Proprio quello che di Cremona merita di essere ricordato.

 “Movimento per la riqualificazione dell'ospedale di Cremona”

                                                                                                                                               


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