28 giugno 2024

Perché Vialli è ancora tra noi. Emozioni e ricordi nella serata al Ponchielli. E quella promessa coi compagni di gioco a Cristo Re: mai alla Juve

E’ stato il palco del Teatro Pocnhielli ad ospitare ‘la prima’ della presentazione nazionale del libro di Luca Dal Monte "LucaVialli".

Tante le persone intervenute, tutti esauriti i posti a sedere di fronte al piccolo palco con due grandi fotografie di Vialli a fare da cornice alle immagini proiettate alle spalle degli ospiti.

Allo spegnimento delle luci del teatro, la voce dello speaker Mauro Maffezzoni, descrive alcune delle più belle reti realizzate in carriera da Luca, la sua gioia, la sua esultanza.

Sul palco, Luca Del Monte e Ludovica Guerra, dell’evento, hanno accolto il primo ospite, il fratello maggiore di Luca, Nino Vialli, a cui è stata affidata la prefazione del libro. Un compito reso difficile, come lui stesso ha confermato, dall’emozione suscitata dai ricordi riaffiorati in un viaggio a ritroso nel tempo, che gli ha permesso di ripercorrere la sua vita attraverso la storia di Luca: "Luca ha cercato di anteporsi sempre come uomo, prima che a calciatore ed alla fine della sua carriera da commentatore ed è stato chiamato in nazionale, ha cercato di lasciare a tutti un messaggio di speranza e di incoraggiamento".

L’autore Luca Dal Monte ha parlato poi della fase di stesura del testo, della ricostruzione di un viaggio che parte dal quartiere di Cristo Re a Cremona, poco distante dal Po e finisce in un altro quartiere, quello di Chelsea a Londra, poco distante dal Tamigi. “Vivere la nostra gioventù a Cremona negli anni 60/70 è stata la nostra fortuna, ci ha aiutato ad apprezzare la nostra gioventù, poi Gianluca è stato bravo a prendere al volo un treno, e a Cremona ne passano sempre pochi, che lo ha portato ben oltre il capolinea. Nella scrittura del libro la ricerca è stata fondamentale, quando cerchi di fare un lavoro biografico, anche se in questo caso è stato dichiaratamente un libro d’amore, per un nostro amico, dove ha contato più il trasporto che l’ispirazione nella fase di scrittura”.

Dal Monte parla anche della prima intervista fatta a Gianluca della stagione 1981/82, la prima da protagonista, sugli scalini della chiesa di Cristo Re, la prima che gli ha permesso di mettere la firma per intero sul pezzo pubblicato su Avvenire.

I primi capitoli sono dedicati a Cremona, agli amici del cortile di via Toti e al campo della sua parrocchia di Cristo Re. “Da quarant’anni si parla del cortile di via Toti, dove abbiamo capito cosa significa l’amicizia il gruppo, pur mantenendo uno spirito competitivo. Un cortile che formava due perfetti campi di calcio: ‘San Siro e l’Olimpico’ e solo successivamente ‘il nero’, chiamato così perché era di asfalto".

Il passo successivo, dopo una serie infinita di partite ‘cortile contro cortile’ e ‘cortile-resto del mondo’, fu il primo torneo ben più impegnativo di Cristo Re, organizzato dal mitico Don Angelo. Un torneo di oratorio che ricorreva di anno in anno, a testimoniarlo è apparso il ‘quadernetto’ di Renzo Biazzi, che riporta fedelmente nomi e via di provenienza, con formazioni e risultati di ogni gara.

La palla è poi passata a Fabrizio Canesi, che ricorda l’assidua frequentazione dei ragazzi alle lezioni di catechismo, non tanto per un vero interesse, ma quanto per il fatto che il non frequentarle avrebbe avuto la conseguenza di essere escluso dal giocare a pallone.

“Fine anni ’60 inizio ’70, epoca della grande inter e del grande Milan, eravamo quasi tutti interisti Luca compreso. Eravamo così convinti di diventare dei campioni che facemmo un giuramento: mai e poi mai nella Juve!. Passarono gli anni e Vialli passò alla Juve e una sera alla Pizzeria la Pendola entrò Gianluca con la fidanzata. Mi venne incontro, mi abbracciò ed io gli dissi: “Luca io la promessa l’ho mantenuta hai visto che non sono andato alla Juve?”. Lui mi rispose: “Guarda che io sono stato costretto e tu no!”.

Alessandro ‘roccia’ Dossena, responsabile delle giovanili del Corona, parlando del murales che ricorda Luca su un muro confinante il campo da calcio dell’oratorio di Cristo Re, racconta quasi con orgoglio, che nessun ragazzo ha mai più calciato una palla contro quel muro che prima era il fidato compagno dei primi calci appena usciti dallo spogliatoio, una forma di rispetto ed adorazione per un esempio ancor prima che di un campione.

Degli anni del suo esordio ha parlato il giornalista Giorgio Barbieri giornalista, il più longevo dei giornalisti sportivi cremonesi, un percorso iniziato nel 1976. Con Antonio Leoni a Mondo Padano, racconta le prime gesta di quel ragazzino a cui affibbiano il nomignolo di ’Topolino’, e da li nasce la certezza di avere di fronte un campione.

Nella sua prima stagione da titolare, a soli 17 anni, me lo trovai in redazione con il capitano dei grigiorossi di allora Stefano Di Chiara, per parlarmi della situazione critica in cui versava la classifica della Cremonese, che rischiava la retrocessione in serie C e della necessità di cambiare allenatore per poter svoltare. Mi rimase impresso il fatto che invece del capitano fu lui a parlare, con una chiarezza ed un coraggio sorprendenti per la sua età. Gli dissi che avrei ripreso l’argomento sul giornale la settimana successiva e così, dopo l’ennesima sconfitta, Luzzara chiamò l’esordiente ‘Mondo’ Mondonico, che considerava un figlio e salvò la squadra che restò imbattuta nelle ultime 7 giornate”. Lo stesso coraggio e la stessa forza, che Gianluca ebbe quando confidò a Barbieri la sua malattia e di quanto fosse stata importante per lui la chiamata di Mancini in Nazionale, che per lui rappresentava una medicina che gli permetteva di riprendere a vivere, dando tutto, lottando per se stesso e con una forza di spirito incredibile.

Clara Mondonico, la figlia di Emiliano, al tempo era una bambina, ma Gianluca, il ‘bambin’ come lo chiamava suo padre, era di casa e la Cremonese la sua seconda famiglia. Mondonico del resto portava la squadra tutte le settimane a fare l’amichevole a Rivolta d’Adda. Un evento per il paese, una festa per tutti. “La Cremo era la squadra della famiglia e Gianluca era di famiglia, conservo ancora una foto di quando avevo sei anni, con lui che mi tiene in braccio. Per capire il rapporto che li legava, quando mio padre era al Torino e Gianluca alla Juve, si trovarono a cena prima del derby, per loro era normale, non c’era maglia o persona, che li dividesse. Adesso non sarebbe possibile”. Clara ricorda anche quando gli disse scherzosamente (ma non troppo) che dopo aver vestito la maglia bianconera gli erano caduti tutti i capelli, ma anche i messaggi. Di come fosse stato il primo a chiamare a casa dopo la morte di Emiliano "un gesto non dovuto ma sincero e significativo", di quando gli disse “ora che non c’è più papà ti chiamo io bambin”. Toccante la testimonianza che li vede protagonisti nel corso dei campionati europei vinti in Inghilterra, quando dopo ogni partita ci si sentiva tramite messaggi. “Dopo la vittoria nella finale, gli mandai la foto fatta alle televisione dell’abbraccio con Mancini. Dopo la premiazione mi rispose scrivendomi “Il ‘bambin’ stasera è contento”.

Marco Nicoletti, un altro dei ragazzi terribili di Cristo Re, racconta dell’unica stagione condivisa sin maglia grigiorossa, che riportò la Cremonese in serie A dopo 54 anni. “Sono stato fortunato a giocare con lui nella stagione 83/84, quando dopo 54 anni la Cremonese è tornata in serie A. Gianluca era speciale, la dimostrazione fu quando, dopo tanto tempo senza esserci più sentiti, in pieno Covid, venne a sapere della morte dei miei genitori e mi scrisse per farmi forza e coraggio. Conservo ancora i quei messaggi, aveva attenzioni per tutti, aveva un cuore grande a 20 anni come a 50 anni”.

Francesca Mantovani, figlia del Presidente della Sampdoria Paolo Mantovani, esordisce con un “Per noi Luca è solamente nostro. A Cremona lo lasciamo perché è nato qui, poi è arrivato a Genova e da lì per noi non è più andato via. Ricordo come, dopo il mondiale del ’90 torno a Genova ‘incazzato’, chiese a mio padre una settimana in più di ferie promettendo che sarebbe tornato ed avrebbero vinto il campionato”.

Accanto a lei ‘Ciso’ Pezzotti, che arrivò alla Sampdoria con Bersellini e poi vi restò come vice di Boskov. “Con me arriva anche Luca, con una testa di capelli così, calzettoni giù, sempre elegante. E’ un burlone e diventa subito un personaggio nello spogliatoio, questo nonostante sia solo il terzo attaccante della squadra”. Pezzotti si commuove quando definisce Luca un perfezionista, che fa tutto con grande abnegazione, serietà e stile: un gentleman fuori dal campo, ed un trascinatore in campo.

Sul palco è poi salito Antonio Cabrini, un altro campione uscito dal vivaio della Cremonese ‘Pane e salame’. “Luca è stato un continuo contatto e la nostra fortuna è stata aver condiviso i valori delle nostre famiglie, che sebbene benestanti, non ci hanno mai costretto a diventare ‘campioni’, personaggi importanti nello sport. Questo ci ha permesso di fare di crescere con valori sani, a casa e nella nostra seconda famiglia, la Cremonese. Prima di arrivare in nazionale ci siamo visti tante volte. Ricordo quando casa mia ospitò un incontro tra Gianluca, suo padre e Giovanni Agnelli e lui dopo diverse ore di trattative, disse di ‘no’ all’Avvocato per andare alla Samp. Era innamorato del calcio e non permetteva a nessuno di intromettersi in quel rapporto”. il ‘bell’Antonio’ racconta di come sia stato importante crescere a Cremona e nella Cremonese, con personaggi come ‘babo’ Nolli, che trasformo tanti ragazzi in atleti. “La Cremonese è stata una seconda famiglia un punto fondamentale, su 11 della categoria allievi in cui giocavo, 6 sono finiti in serie A. Alla base c’era un lavoro importante ed un ambiente sereno e familiare. Ho sempre sentito più che come un compagno di gioco, un amico, con cui ho diviso momenti bellissimi ed importanti, legati alla nostra amicizia”.

Dopo l’ultima delle letture affidate a Maurizio Amigoni, Luca Dal Monte ha voluto far leggere la poesia di Rudyard Kipling “Se”, affermando che il poeta, con pochi versi, ha descritto l’uomo che lui ha cercato di raccontare in 400 pagine.

Il grande applauso finale e le luci in platea, hanno chiuso l’evento, ma non certo l’amore che lega Cremona al ‘bambin’ Gianluca Vialli.

Daniele Gazzaniga


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