Polizia ambientale e Carabinieri forestali smantellano coltivazione illegale di Giacinto d’acqua a Crema, acquirenti multati complessivamente per 14mila euro
In questi giorni, il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Cremona, in collaborazione col Nucleo Carabinieri Forestale di Crema, ha concluso una mirata attività finalizzata ad accertare la coltivazione e il commercio di esemplari di Giacinto d’acqua (Eichhornia crassipes), una specie aliena invasiva di rilevanza unionale, considerata tale in tutto il territorio dell’UE, la quale risulta essere pericolosa per gli ecosistemi acquatici. Gli accertamenti di polizia sono stati attivati dalla segnalazione pervenuta dall’importante rete di monitoraggio pubblica, costituita da esperti ed uffici appartenenti a diversi Enti che svolgono un ruolo nella tutela della fauna, della flora e dell’ambiente. I militari, per mezzo di una specifica azione investigativa, e con i necessari accertamenti presso la sede produttiva dell’azienda coinvolta, hanno ricostruito l’intera attività illecita, deferendo il titolare dell’impresa agricola all’Autorità Giudiziaria, per la violazione delle norme contenute nel D.Lgs. 230/2017. Durante le operazioni di polizia sono stati sequestrati circa 500 esemplari di Giacinto d’acqua presso la sede dell’impresa sottoposta alle indagini. I militari per evitare l’ulteriore diffusione della specie nell’ambiente, anche accidentale, diretti dalla Procura della Repubblica di Cremona, sono stati in grado di rintracciare ed acquisire una parte delle piante poste in commercio, grazie alla capillare azione dei reparti forestali dell’Arma dei Carabinieri, comminando complessivamente 14.000 euro agli incauti acquirenti. Il Giacinto d’acqua, specie originaria del Sud America, risulta essere responsabile, anche nel territorio nazionale, di vere esplosioni di popolazione, con una proliferazione incontrollata all’interno dei bacini idrici interni, delicati ecosistemi, veri e propri “scrigni” di biodiversità, di cui vengono gravemente danneggiate la flora e la fauna. La normativa italiana punisce penalmente chi coltiva, vende e immette nell’ambiente esemplari di specie aliene invasive di rilevanza unionale. Il trasgressore rischia la pena dell’arresto fino a 3 anni, o un’ammenda compresa tra 10.000 e 150.000 euro, e la sospensione della licenza per sei mesi. Si evidenzia che si tratta di fatti in attesa di giudizio definitivo per i quali, nei confronti degli indagati, sussiste la presunzione di innocenza. Le piante, attualmente sottoposte a sequestro, saranno confiscate e gestite a norma di legge dall’Autorità Amministrativa competente, ovvero dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. La diffusione delle specie aliene invasive, si stima siano circa 12000 nell’Unione Europea, è sicuramente favorita dai cambiamenti climatici che incidono negativamente sulla biodiversità degli ecosistemi. Alla luce di questi fatti, le Autorità pubbliche sono corse ai ripari regolandone l’allevamento, la coltivazione, la vendita e la stessa detenzione. I cambiamenti climatici, e i problemi sanitari che ne derivano, obbligano l’UE e i Paesi membri a costanti aggiornamenti normativi. Resta comunque da sottolineare come le imprese, stante il ruolo sociale da loro svolto, oltre che gli stessi cittadini, devono garantire il rispetto delle norme utile a ridurre il loro impatto sull’ambiente e sulla biodiversità.
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