30 giugno 2023

Polizia Penitenziaria, la messa in San Sigismondo presieduta dal Vescovo Antonio Napolioni

Nel giorno della memoria liturgica di san Basilide, si è celebrata a Cremona, la mattina di venerdì 30 marzo, presso il monastero di San Sigismondo, la Messa per il corpo di Polizia penitenziaria, di cui il santo martire Basilide è il patrono. A presiedere l’Eucaristia nella chiesa del monastero domenicano, il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni. Accanto a lui, nella concelebrazione, il cappellano della Casa circondariale di Cremona, don Roberto Musa, il presidente di Caritas Cremonese, don Pierluigi Codazzi, il segretario episcopale don Flavio Meani, e don Patsilver Okah e don Nicolas Diène, che svolgono il loro ministero in carcere accanto ai detenuti di lingua inglese e francese. Nell’assemblea, le autorità civili e militari del territorio, tra cui il comandante della Polizia penitenziaria, Pier Luigi Parentera, la direttrice della Casa circondariale, Rossella Padula, e il prefetto di Cremona, Corrado Conforto Galli.

«Pace nei cuori di chi è detenuto perché possa vivere un tempo di riscatto, di liberazione, di promozione, per tornare alla società positivamente – ha detto il vescovo Napolioni all’inizio della celebrazione –. E una preghiera in particolare per tutti gli agenti della Polizia penitenziaria, che servono questa causa così nobile e difficile».

In un momento di incontro vissuto come una delle «piccole soste nella fatica di un pellegrinaggio popolare», mons. Napolioni ha espresso il suo sentito ringraziamento e un sentimento di vicinanza verso chi, nel proprio lavoro, si affida alla disciplina, nell’accompagnamento di persone magari problematiche, fragili, vulnerabili. Un lavoro che, come sottolineato dal vescovo nell’omelia, «richiede gioco di squadra, richiede forza». «Ma ognuno degli agenti è solo con se stesso, alle prese con persone che in realtà, anche quando si fanno minacciose, sono sole con loro stesse».

La Parola di Gesù, che chiede di rinnegare se stessi per seguirlo, «traccia un percorso tanto per ciascuno dei detenuti, quanto per ciascuno di noi – ha sottolineato il vescovo –: il percorso della verità e della libertà, il percorso della rieducazione e dell’integrazione, dei sentimenti, dei pezzi di vita». E ha proseguito: «E c’è il rischio davvero di rovinare se stessi, ma anche la possibilità di diventare se stessi», perché «ci sono momenti in cui si è tentati di agire d’istinto o scappare d’istinto, di eccedere in un senso o nell’altro; perché non esiste la carta millimetrata per misurare i nostri passi, a meno che non troviamo, in noi stessi, un posto nel nostro cuore in cui zampilli una sorgente di forza, di pace, di capacità di discernere, e quindi di agire non in maniera inconsulta, ma sapiente». Da qui l’augurio a tutto il corpo di Polizia, chiedendo a tutti gli agenti di saper trovare «la saggezza, la pace interiore e la forza, data da coraggio e pazienza che si dosano insieme in una maniera irripetibile perché legata alla stoffa umana e professionale di ciascuno». Ha quindi concluso: «Grazie e avanti con questo spirito e questa energia, che dobbiamo testimoniare umilmente, perché è la dedizione silenziosa e costante che assicura un futuro anche a chi sembra non averlo».

Prima del termine della Messa, è stata recitata dall’assemblea la Preghiera del poliziotto penitenziario, seguita dai saluti del comandante Pier Luigi Parentera e della direttrice del carcere Rossella Padula. Il comandante Parentera ha illustrato i dati della Casa circondariale di Cremona relativi all’ultimo anno, esprimendo poi la propria vicinanza ai poliziotti che ogni giorno si impegnano, anche oltre i loro doveri, per far fronte alla carenza di personale: «Possiamo pensare al nostro ambiente lavorativo come una vera trincea – ha sottolineato –, tra rieducazione e reinserimento e necessità di umanità, con uno sguardo verso la condizione di chi deve scontare una pena e pagare il proprio debito con la società. Le donne e gli uomini della Polizia penitenziaria palesano non solo una competenza normativa, ma anche la capacità di gestire il rapporto che si instaura col detenuto, soprattutto in quei momenti critici in cui le giuste parole e la vera sensibilità umana possono davvero salvare la vita di un uomo».

Dalla direttrice, invece, un ringraziamento agli agenti e a tutto il personale della struttura, al quale si è aggiunto l’augurio per «tempi di lavoro e di vita migliore di quelli che si stanno vivendo nell’ultimo, lungo, periodo».

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