Ponchielli nella terra del culatello: i brani più celebri del compositore cremonese nella chiesa di Pieveottoville per la festa di Santa Cecilia dopo il restauro del prezioso organo
Amilcare Ponchielli “sbarca” nella terra del culatello. Suoi brani sono infatti in programma domenica, 17 novembre, alle 16, in occasione del concerto d’organo che, ad ormai pochi giorni dalla festa di santa Cecilia, patrona della musica e dei musicisti, si terrà nella splendida chiesa collegiata di san Giovanni Battista in Pieveottoville (Parma). Protagonista del concerto sarà il maestro Luca Pollastri, fidentino, che proporrà al pubblico non solo brani di Ponchielli ma anche di Verdi, Rossini e Bellini. Per l’occasione il maestro Pollastri siederà al meraviglioso, settecentesco organo Serassi, uno degli strumenti più prestigiosi della diocesi di Fidenza, commissionato ai fratelli Andrea, Luigi e Giuseppe Serassi nel 1789 dal parroco monsignor Giulio Cesare Bocelli, in sostituzione del precedente organo Tortona. Uno strumento di grande valore tornato al suo antico splendore grazie ai meticolosi lavori di restauro avviati alla fine del 2019 dalla ditta “Giani casa d’organi” di Corte dè Frati e conclusi lo scorso anno.
L’organo, che era in cattive condizioni di conservazione, è stato interamente smontato e l’intervento di restauro e sistemazione ha riguardato ogni più piccola parte. Nel corso dei lavori sono anche state individuate le canne appartenenti al precedente organo Tortona. Un grande lavoro, durato più di quattro anni, che si è inserito nell’ambito di una serie di importanti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria della chiesa collegiata di san Giovanni Battista, avviati dal precedente parroco don Andrea Mazzola (conosciuto anche con l’appellativo di “Carabiniere di Dio” per la sua precedente esperienza di carabiniere a Piadena) con la partecipazione attiva dell’intera comunità, e completati dall’attuale parroco don Benjamin Ayena. Opere che sono state finanziate grazie ai fondi dell’8 per mille, della Parrocchia di Pieveottoville e della Diocesi di Fidenza. In particolare, per quanto riguarda l’organo Serassi di Pieveottoville il restauro è stato finanziato grazie al contributo dell’Otto per mille e alla generosità di Gabriella Corradi, Ida Ferri e Roberto Berzioli, don Andrea Mazzola, Graziella Moroni, degli amici di Dino Amici, della Fondazione Casa di riposo Santa Lucia e di tutte le famiglie che hanno donato.
Entrando nelle pieghe della storia va evidenziato che nel volgere di un anno, tra il 1789 ed il 1790, il nuovo organo fu completato per una spesa di 15.133 lire in moneta di Parma, cifra che comprendeva anche le opere in muratura che si erano rese necessarie per collocare il nuovo organo che venne inaugurato contemporaneamente alla cerimonia di consacrazione della nuova chiesa il 4 luglio 1790 presieduta dal vescovo monsignor Alessandro Garimberti insieme al capitolo della cattedrale fidentina e della collegiata di Pieveottoville ed alla presenza del Marchese Pallavicino di Roma. Per trent’anni furono gli stessi Serassi ad occuparsi delle manutenzioni dell’organo e ci furono, in particolare, tre interventi: nel 1802 condotto da Giuseppe Serassi, nel 1811 ad opera di Carlo Serassi e nel 1820 realizzato da Carlo e Ferdinando Serassi. Ci furono non solo manutenzioni ordinarie ma anche modifiche alla disposizione fonica con ampliamenti e ammodernamenti del prezioso strumento.
Nel 1874 ci fu poi un intervento di particolare importanza condotto da Gualtiero Anelli di Codogno con un radicale restauro ancora oggi testimoniato da una targhetta posta sopra le tastiere. In quell’occasione furono ricostruite la meccanica, le tastiere e la pedaliera e ci fu un ulteriore modifica della disposizione fonica. Il milanese Natale Balbiani, nel 1911, intervenne quindi sui mantici costruendo un meccanismo a pompa: opera, questa, che si era resa forse necessaria a causa delle condizioni di usura dello strumento. Negli anni Trenta dello scorso secolo l’indimenticato parroco monsignor Carlo Azzolini lo dotò invece di elettroventilatore mentre nel 1960 ci fu una ulteriore manutenzione realizzata da Pasta di Cremona che non si limitò alla sola pulizia ma fece anche interventi invasivi modificando la fisionomia dello strumento: un intervento che, probabilmente, si era reso necessario sia per la non buone condizioni di conservazione del materiale fonico sostituito che per i rinnovati gusti musicali dell’epoca. Nuovi lavori di pulizia e manutenzione furono condotti negli anni 1973 e 1975 dalla ditta Tamburini di Crema. Ed eccoci quindi arrivare ai giorni nostri ed esattamente al 2019 con l’avvio dei lavori di restauro e conservazione affidati alla ditta Giani Casa d’organi di Corte dè Frati, la stessa che ha curato anche il restauro dell’organo Serassi/Tamburini (1837/1910) della Cattedrale di Fidenza.
Un concerto, quelli di domenica 17 novembre, che quindi “parla” cremonese e, ai presenti, darà l’occasione anche di poter ammirare la bella chiesa in cui spicca la “mano” di un altro cremonese, l’architetto e scenografo Vincenzo Marchetti di cui proprio quest’anno ricorre il 130esimo anniversario della scomparsa (nacque nel 1811 e morì nel 1894). Una delle opere più rilevanti (e forse meno conosciute) del professor Marchetti si trova sulla sponda opposta del Grande fiume, a Pieveottoville di Polesine Zibello. Nella bella chiesa collegiata dedicata a San Giovanni Battista (per altro recentemente sottoposta a importanti lavori di restauro e conservazione appena conclusi) ha infatti rimodellato le cappelle laterali ed ha progettato l’abside e la cupola sovrastante. Fu il parroco don Giacomo Remondini a promuovere gli importanti lavori del 1859 che portarono alla sistemazione della torre campanaria (la cui cuspide fu ricoperta con lastre di rame) e, quindi, seguendo il progetto dell’architetto Marchetti si procedette alla demolizione della volta del coro e del santuario che fu ricostruita con l’aggiunta della cupola mentre il presbiterio fu provvisto della massiccia balaustra in marmo e si curò anche la sistemazione degli archi delle cappelle e delle colonne.
La chiesa è anche “custode” di importanti opere di un altro cremonese, il pittore Giuseppe Moroni, di cui ricorre invece il 65esimo della morte (nacque a Cremona il 6 ottobre 1888 e morì a Roma il 22 ottobre 1959) e che a Pieveottoville, per molti anni stabilì, per così dire, la sua seconda casa. Del pittore cremonese da evidenziare, soprattutto, due opere realizzate con la tecnica dell’olio su tela: “La Pietà” e “San Carlo Borromeo”. Il primo, “La Pietà”, datato 1949, è la pala dell’altare dedicato ai Caduti di Guerra ed è una copia, con qualche variante, di analoga opera eseguita dallo stesso artista per la chiesa di San Michele Arcangelo in Cremona. Rappresenta la pietà divina e umana in una tonalità mistica di fede, di rassegnazione e di speranza cristiana in cui, dinnanzi alla Madonna che accoglie pietosamente il corpo del Figlio, si trova in primo piano la figura dolente di una madre che prega preso la salma di un soldato mentre, sullo sfondo, una croce irradiante una debole luce si inserisce in un panorama accennato di mestizia profonda. L’opera del Moroni simboleggia il dolore di due maternità schiantate, avvicinate dalla morte e valorizzate dalla fede in un vincolo di divino e di umano. Il dipinto che raffigura invece il Borromeo è, a sua volta, al centro dell’altare laterale dedicato allo stesso patrono del comune e ricorda la visita pastorale compiuta in parrocchia dal santo nel 1575. Tra l’altro, la stessa chiesa ospita, del medesimo pittore cremonese, le pitture che ornano la volta della cappella dedicata alle Anime del Purgatorio. Del Moroni, nella stessa collegiata, anche l’altare della cappella che riproduce fedelmente la grotta di Lourdes.
Eremita del Po
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