Quel biglietto di Michelangelo conservato a lungo a Cremona (collezione Sommi Picenardi), scritto dopo l'incontro con Papa Clemente VII per concordare di dipingere la Cappella Sistina
Proviene dall’archivio della famiglia cremonese Sommi Picenardi, ed è oggi gelosamente custodita nella Bibliotheca apostolica vaticana di Roma, quella che è l’unica testimonianza diretta dell’intenzione di Michelangelo di affrescare il Giudizio Universale sulla parete della cappella Sistina.
E’ un biglietto montato su carta di pezza recante timbri di autentica della Bibliotheca apostolica vaticana di Roma e dell'Archivio Sommi Picenardi di Cremona, e una didascalia manoscritta, datata 15 marzo 1869, che recita: "Autografo di Michelangelo Buonarroti, come risulta dal confronto eseguito sul codice num 3211 esistente in questa Biblioteca, il quale contiene le poesie ed alcune lettere scritte di mano di quell'illustre personaggio In fede dalla Biblioteca Vaticana li 15 Marzo 1869. Pio Martinucci secondo custode".
E’ il 22 settembre 1533 e per un giorno San Miniato, conosciuta in quei tempi come la fortezza “al tedesco”, diventa il centro della grande storia dell’arte. Il papa Clemente VII, dopo aver subito il sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi, lascia con tutto il suo variopinto seguito la città “caput mundi” diretto a Nizza e decide di sostare a San Miniato, dove la fortezza che aveva già retto l’assalto delle nuove armi da fuoco usate dagli spagnoli, poteva costituire una sicura protezione.
Michelangelo in quei giorni è a Firenze, poco lontano. Viene a sapere che a san Miniato ha fatto sosta il papa, che qualche tempo prima gli ha chiesto di dipingere per la Sistina una Resurrezione. Un tema che a Michelangelo è poco congeniale, e decide quindi di andargli a parlare di persona. Senza dubbio l’incontro deve essere stato determinante per i due, se nello stesso giorno Michelangelo decide di eternare quel momento in un appunto: “Nel mille cinquecento trentatré. Ricordo come oggi a di 22 di settembre andai a San Miniato al Tedesco a parlare a Papa Clemente che andava a Nizza e in tal di mi lasciò frate Sebastiano del Piombo il suo cavallo”.
Su quel cavallo Michelangelo torna a Firenze, distante venti miglia. E torna evidentemente col cuore leggero. Gli storici sono infatti tutti concordi nel ritenere che proprio quel giorno di settembre il grande fiorentino avesse parlato al papa della sua intenzione di dipingere il Giudizio Universale e non una Resurrezione sulla parete d’altare della Cappella Sistina. E quel biglietto è entrato dunque nella storia: un papa e due tra i più grandi artisti del tempo, Michelangelo e Sebastiano del Piombo, che ci ha lasciato, tra le altre cose, alcuni ritratti di papa Clemente, tutti insieme a San Miniato per discutere di arte. La grande arte del nostro Rinascimento. Tre anni dopo Michelangelo inizierà a dipingere il suo Giudizio Universale.
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